Interessi (-), Entrate (+) ma il Debito cresce - QdS

Interessi (-), Entrate (+) ma il Debito cresce

Carlo Alberto Tregua

Interessi (-), Entrate (+) ma il Debito cresce

giovedì 16 Febbraio 2017

Colpa della voracità della spesa corrente

Il Mef ha comunicato che nel 2016 vi è stato un risparmio di interessi sul debito sovrano (Bond) di ben 17 miliardi, fattore positivo. Altro fattore positivo: le entrate fiscali sono aumentate di 19 miliardi. E allora come si spiega che nonostante i due fattori positivi (17+9 mld) il debito dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 sia aumentato di 50 miliardi, secondo l’Istat, arrivando all’astronomica percentuale del 135 per cento nel rapporto tra Pil e debito?
La spiegazione è una sola: nonostante i risparmi e le maggiori entrate, la spesa è aumentata. Ma quando si va a vedere all’interno di questa voce ci si accorge che quella per investimenti è diminuita, mentre l’altra, relativa alla spesa corrente è aumentata.
Se fosse aumentata la prima, secondo la teoria keynesiana, sarebbero aumentati gli investimenti e con essi lo sviluppo e l’occupazione. Invece, è aumentata la spesa corrente, all’interno della quale vi sono enormi sperperi ed estesa corruzione. è proprio questo il vulnus della politica economica di Governo e maggioranza: non riuscire a comprimere la spesa corrente mediante il taglio della sua parte negativa prima indicata, per recuperare risorse utili agli investimenti, cioè la parte positiva.

Equitalia spa, che dal 1° luglio prossimo sarà inglobata nell’Agenzia delle Entrate, ha comunicato che nel 2016 ha incassato 8,7 miliardi cioè il 6 per cento in più dell’anno precedente.
A nessun giornalista è passato per la testa di chiedere all’ad di Equitalia l’ammontare dei ruoli che erano entrati nella società nello stesso anno per fare un bilancio fra: ruoli entrati, incassi e ruoli non incassati. Un giornalista competente avrebbe chiesto un secondo dato: quale fosse il saldo dei ruoli non incassati al 31 dicembre 2015 e quale fosse stato il saldo dei ruoli non incassati al 31 dicembre 2016. Noi chiederemo ad Equitalia tutto quanto precede e pubblicheremo i dati non appena ci arriveranno le risposte, oppure pubblicheremo che Equitalia non vuole darci le risposte per non scoprirsi.
Ricordiamo che in Sicilia le imposte da incassare sono affidate a Riscossione Sicilia spa, gestita da un amministratore unico. Anche alla società interamente controllata dalla Regione chiederemo le stesse cose.
 

Si capisce che si cerca di gettare fumo sull’opinione pubblica approfittando della sua ignoranza di macroeconomia e di finanza pubblica. Proprio per svelare i retroscena di comportamenti che non informano  l’opinione pubblica servono i mass media e i giornalisti che vi lavorano: scoprire la verità, disboscarla, farla venir fuori anche da quelle parti dello Stato che continuano a tenerla segreta per non disvelare le loro carenze e incapacità.
In un mondo dominato dai mass media, secondo molti scorretti informatori, non importa che una notizia sia basata sulla verità, importa che essa faccia il più clamore possibile: più si sparano le minchiate e più costoro ritengono di avere successo.
Non sanno l’enorme danno che fanno ai cittadini intossicandoli con informazioni non vere e cercando di carpire la loro buona fede sviandoli su terreni incivili. Invece, bisognerebbe dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità. Così si fa etico giornalismo. 

Un debito pubblico di 2.217 mld è una montagna che graverà sulle spalle delle prossime generazioni. La diatriba con l’Unione europea sullo 0,2 o 0,1 di sforamento del deficit annuale è una cosa ridicola: ha più il sapore di una disputa politica ad uso interno – anche in vista delle prossime elezioni – che di una realmente concreta.
La Commissione europea fa la voce grossa sapendo che non è in condizioni di adottare provvedimenti pesanti come l’apertura di una procedura di infrazione. La stessa Commissione è quest’anno indebolita per le tre elezioni politiche, nell’ordine  Francia, Olanda, Germania e forse per la quarta che possibilmente si svolgerà in ottobre in Italia. Vedremo nelle prossime settimane come si concluderà questo teatrino sullo 0,2 o 0,1 per cento.
L’indice fra Pil e debito pubblico può diminuire se diminuisce il debito, se aumenta il Pil o se si verifica la concomitanza dei due movimenti.  Perciò occorre tagliare la spesa corrente, girare il risparmio agli investimenti, con cui aumenta l’occupazione, ed eliminare sul serio le spese superflue e clientelari.

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