Anziani, al Sud assistenza di serie B - QdS

Anziani, al Sud assistenza di serie B

redazione

Anziani, al Sud assistenza di serie B

giovedì 16 Febbraio 2017

In dieci milioni vivono soli in case di proprietà che hanno più di 50 anni e non garantiscono sicurezza. La fotografia dell’Auser: nel Mezzogiorno poco più del 10% dei badanti

L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa. L’assistenza agli anziani è sempre più difficoltosa: diminuiscono i servizi, le risorse e i posti letto nelle strutture. A confermarlo l’ultima ricerca condotta da Auser sul tema.
CONDIZIONI ABITATIVE. Il secondo rapporto di Abitare e Anziani del 2015 ha sottolineato che sono circa 10 milioni gli anziani che vivono in  case di proprietà, l’80,3% della popolazione anziana italiana. Aumenta il numero di anziani che vivono soli in case di proprietà, nel 2011 erano il 34,9% del totale e aumenta il numero di abitazioni di grandi dimensioni abitate da anziani soli (65,9%) A fronte non migliora la qualità abitativa delle abitazioni realizzate nel 35,4% dei casi prima del 1961 e il 19,5% prima del 1946. Si tratta quindi di abitazioni che per il 54,9% hanno più di 50 anni. Situazioni in cui l’opzione domiciliare può rivelarsi una trappola perché non sempre è garanzia di qualità e sicurezza.

RESIDENZE PER ANZIANI.
Al 31 dicembre 2013 risultano attivi nel nostro Paese 12.261 presidi residenziali pubblici o privati. Per il 75,3% sono distribuiti nel Centro Nord, nel Sud e nelle Isole i presidi sono rispettivamente il 13,4% e l’11,5%. Dal 2009 al 2013 i presidi sono diminuiti del 7,2%.
I presidi dispongono complessivamente, per tutte le tipologie di ospiti, di 384.450 posti letto, nel 2009 erano più di 429.000 (meno 10,4%). Agli anziani ne sono riservati il 62,6% con un indice di 22,5 posti letto ogni mille anziani, cifre ben lontane dai principali paesi Ocse per raggiungere i quali bisognerebbe incrementare i posti letto fino a 500mila unità. Ma i posti letto per gli anziani dal 2009 al 2013 si sono ridotti del 23,6%.
Nelle aree del Nord si concentra il 66% delle disponibilità dei posti letto (9,1 posti letto ogni mille residenti), il 15,1% nel Centro, il rimanente 18,8 nel Sud e nelle Isole dove i posti letto in rapporto alla popolazione sono 3 ogni mille abitanti. Le regioni del Nord presentano inoltre la più alta disponibilità di posti letto a carattere socio sanitario con 7,4 posti letto ogni mille abitanti contro un valore inferiore a due nelle regioni del Sud. Sempre al Nord si registra la maggiore concentrazione di posti letto destinata agli anziani con tassi di circa 29 ogni mille residenti di pari età. 
Gli anziani ospiti dei presidi nel 2013 sono 278.652, per il 75,7% non autosufficienti. Un anziano autosufficiente ogni 3 non autosufficienti.
Nel periodo 2009-2013 si registra una contrazione di anziani nei presidi del 7,4%, l’area geografica che registra un calo medio di presenze maggiore è il Nord Ovest con l’8,8%.
La maggior parte degli anziani ospiti dei presidi è donna, quasi 208.000 contro poco più di 70mila uomini (74,6% contro il 25.4%).
Il 76,7% degli anziani non autosufficienti e il 48,3% degli anziani autosufficienti sono ospiti dei presidi delle aree del Nord, i rimanenti si distribuiscono nelle aree del Centro, del Meridione  delle Isole.
Nel 36% dei casi le strutture sono di enti non profit, di enti pubblici nel 25% dei casi, di enti privati in circa il 22% dei casi e nel 15% fanno riferimento a enti religiosi. Nell’88% delle residenze sono gli stessi titolari a gestire direttamente il presidio, mentre nei restanti casi le strutture vengono date in gestione. Nel 2013 risultava che il 75,1% dei gestori dei presidi fossero dei privati. Le cooperative sono il 17,9%, società private  il 16,1%, fondazioni il 15,2% ed enti ecclesiastici il 13,7%. La gestione pubblica interessa il 23,5% dei presidi. Il 66,7% beneficia di finanziamenti pubblici, nel 2009 la quota era ben più alta: il 78,8%.
Nel 2013 il personale impegnato nei presidi ammonta a 362.499 lavoratori di cui 308.125 retribuiti e 54.374 volontari, rispettivamente 85 e 15%. Nel 2009 il totale era di 363.607 di cui 321.194 retribuito e 42.413 volontario: rispettivamente 88,3 e 11,7%. Tra il 2009 e il 2013 il totale del personale è diminuito dello 0,3%, quello retribuito è diminuito del 4,1%, mente il volontario è aumentato del 28,2%. Il rapporto tra personale retribuito e assistiti è praticamente 1 a 1.
LISTE D’ATTESA, RETTE E CARTE DEI SERVIZI. Circa il 45% dei responsabili di Rsa dichiara l’esistenza di liste di attesa. I tempi di attesa per l’accesso, in particolare per quelle rivolte a strutture in grado di ospitare utenti non autosufficienti, possono raggiungere in media dai 90 ai 180 giorni.
I dati sulle rette sono scarsi, non omogenei e non particolarmente aggiornati: la tariffa complessiva “media” nazionale giornaliera delle strutture residenziali sanitarie si collocava nel 2011 a 106,31 euro, ovviamente con ampio range di variabilità fra gli 80 e i 143 euro per i casi a maggiore intensità assistenziale.
L’88%, sono dotate di Carta dei servizi e il 70% di esse dispone di un regolamento interno. Solo il 18% delle RSA riporta informazioni in merito agli organismi rappresentativi, al ruolo degli stessi all’interno della struttura sanitaria, o comunque più in generale in merito alla struttura aziendale.
COMPORTAMENTI ILLECITI. Nel periodo 2014 -2016 sono stai effettuati dai Nas 6187 controlli da cui sono risultate: 1.877 non conformità (pari al 28% su 6.187 controlli eseguiti), 1.622 persone segnalate all’Autorità Amministrativa, 68 arresti, 1.397 persone segnalate all’Autorità Giudiziaria, 3.177 sanzioni penali, 2.167 sanzioni amministrative per oltre 1 milione e 200 mila euro, 176 strutture sottoposte a sequestro/chiusura.
LE BADANTI. A oggi  non si sa quanti siano le lavoratrici o i lavoratori che svolgono la professione di assistenti familiari. Gli unici dati attendibili sono desumibili dall’Osservatorio dell’Inps sul lavoro domestico. Da questo ricaviamo che nel 2015 i lavoratori domestici erano 886.125, di questi 375.560 (il 42,4%) sono badanti. Dal 2009 al 2015 il loro numero è in progressiva crescita, assoluta e percentuale, passando dal 26% dei lavoratori domestici nel 2009 al 42,4%, con un incremento del 46,1%.
Il 53,1 % delle badanti svolge la sua attività nel Nord, nel Centro sono 25,1% nel Sud l’11,5% e il 10.4% nelle Isole. Tra il 2009 e il 2015 c’è stato un rilevante incremento delle badanti di età compresa fra i 55 e i 65 anni.
Le badanti sono soprattutto donne per il 92,9% e straniere, nel 2015 rappresentavano l’80,9%.
Provengono soprattutto dai paese dell’Est Europa (60,7%), seguono i lavoratori dell’America del Sud con il 6,6%, l’Africa del Nord con il 3,3%. Ma dal 2009 al 2015 sono aumentate in modo esponenziale, del 239%, le assistenti famigliari italiane rappresentate oggi dal 19,1%.
La cifra media che gli italiano dichiarano di pagare alle badanti è di 920 euro. Varie fonti stimano che le risorse economiche mobilitate siano non meno di 9 miliardi di euro per circa 1,5 milioni di anziani.

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