Beni primari di consumo dati siciliani in “chiaroscuro” - QdS

Beni primari di consumo dati siciliani in “chiaroscuro”

Rosario Battiato

Beni primari di consumo dati siciliani in “chiaroscuro”

venerdì 11 Dicembre 2009

Indagine di Unioncamere sulla vendita dei prodotti confezionati del mercato alimentare. Crescono i volumi di vendita solo dell’1,5%, ma la media nazionale è del 2,6%

PALERMO – Se la crisi dovesse realmente attenuarsi la riscossa in ogni caso non potrebbe partire dalla Sicilia. Questo è il quadro che risulta dall’ultimo bollettino bimestrale di Unioncamere sulle dinamiche dei prodotti del Largo Consumo Confezionato, che include i reparti di drogheria alimentare, bevande, fresco, freddo, cura degli animali, cura della casa e cura della persona.
L’Isola infatti sembra ancora distante dalle performance delle regioni che hanno da sempre fatto da traino all’economia italiana. “I prezzi di pasta, olio, latte stanno tornando ai livelli precedenti alla crisi – si legge nel comunicato dell’Uniocamere – dopo i forti rincari provocati nel corso del 2008 dalle oscillazioni dei prezzi delle materie prime agricole ed energetiche. In generale, il costo dei prodotti alimentari nel loro complesso venduti negli iper e supermercati italiani sta scendendo, invogliando così le famiglie a riempire di più il carrello della spesa”.
 
Prezzi più bassi e quindi maggior potere d’acquisto alle famiglie avrebbero dovuto far crescere le vendite e compensare quindi i fatturati, ma non è stato così ovunque. Il dato generale però dimostra alcune crepe a livello regionale ed in particolare assume rilievo la posizione della Sicilia, che seppur avvicinandosi lievemente al dato medio nazionale, continua a registrare un ritardo rispetto le altre regioni in termini di volumi e valori a rete corrente. La variazione dei volumi di vendite di LCC, che comprende drogheria alimentare, bevande, freddo, fresco, cura degli animali, cura della casa e cura della persona, tra il quinto bimestre 2008 e il quinto bimestre del 2009 è dell’1,5% a fronte di una media nazionale pari al 2,6%, terz’ultimo posto regionale, e avanti solamente alla Campania (1,1%) e alla macroregione Basilicata-Calabria (-3,3%). Non va meglio sul fronte dei prezzi che nell’isola, sempre facendo il raffronto tra i due bimestri, arrivano a quota -0,7% lontani dalla media nazionale che invece è del -1,0%.
 
Anche i dati sul fatturato mostrano la variazione percentuale della media nazionale pari all’1,6% che doppia il risultato isolano fermo allo 0,8%. La ripresa economica non sembra quindi proprio passare da queste parti visto che la variazione migliore in termini di fatturato si registra nel solito Nord Ovest. “Al Nord-Ovest – si legge nel comunicato diffuso da UnionCamere – tutte le regioni mostrano dinamiche positive, comprese dal +1.3% della Lombardia al +3.2% della Liguria”. Confrontando i dati del primo semestre 2008 con il primo semestre 2009 le vendite di LCC, in supermercati ed ipermercati, avevano avuto in Sicilia una crescita del 2,2%, poi frenata dallo 0,8% del quinto bimestre.
La situazione si profila decisamente migliore per quanto riguarda il comparto non alimentare che ha fatto registrare nell’Isola una crescita di 1,5% tra i due semestri presi in esame, ed in seguito un ulteriore incremento di 6,4% tra i due bimestri valutati. Nel complesso la grande produzione italiana ha subito un rallentamento del giro d’affari, +1,6% invece di +1,8% del bimestre precedente, determinato da un ulteriore abbassamento dei prezzi, -1,0% contro il –0,5% di luglio e agosto scorsi, che solo in parte sono stati bilanciati da un parallelo incremento dei volumi di vendita.
 


I consumi del Sud rappresentano il 27% della quota nazionale
 
PALERMO – I dati aggregati pubblicati dal Bollettino Vendite Flash del quinto bimestre del 2009 testimoniano un deficit importante in termini di consumo per il Meridione d’Italia. Il blocco Sud ed Isole, che comprende Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna, Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, da solo ingloba oltre 20 milioni di persone, quindi il 35% della quota nazionale. I consumi delle famiglie in quest’area sono però bassi in rapporto alla popolazione ed infatti arrivano a 255.891 milioni di euro pari al 27% della quota nazionale. Il consumo procapite dell’area sono invece pari a 12.3 migliaia di euro, il valore in assoluto più basso tra le altre macroaree.
Anche a proposito delle vendite per macroarea della grande distribuzione il fatturato nel Meridione d’Italia registra una crescita bassa, pari allo 0,3% complessivo tra LCC e altro non alimentare, a differenza dello 0,4% calcolato tra i due semestri. Ben più positivi i risultati riscontrati invece nel Nord-Ovest (1,7%), nel Nord Est (1,6%) e nel Centro (2,0%), mentre la media nazionale si è attestata sull’1,6%. In generale tuttavia si può registrare una crescita delle vendite dovute all’abbassamento dei prezzi e quindi al maggior potere di acquisto delle famiglie.

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