Edilizia, le opportunità del riciclo: strade costruite con pneumatici - QdS

Edilizia, le opportunità del riciclo: strade costruite con pneumatici

Rosario Battiato

Edilizia, le opportunità del riciclo: strade costruite con pneumatici

venerdì 24 Febbraio 2017

Aumentano le iniziative per recuperare i rifiuti da costruzione e demolizione, ma la Sicilia sta a guardare. Legambiente: solo a Trento sono prodotti 800 mila m3 annui di aggregati riciclati

PALERMO – L’edilizia è sempre più vicina all’ambiente. Sono ormai molteplici le iniziative che riguardano il riciclo di materiale per costruzioni e strade: dai rifiuti da costruzione e demolizione (i cosiddetti C&D) fino agli pneumatici fuori uso. Il panorama è ampio e suggestivo, ma l’Italia e la Sicilia sono ancora indietro.
Il riciclo degli inerti è stato al centro dell’ultimo rapporto cave di Legambiente. All’interno del documento, un intero capitolo è stato dedicato alle buone pratiche di riciclo dei rifiuti da demolizione in sostituzione dei materiali da cava. Il più noto è certamente lo Stadio della Juventus che è stato costruito con il recupero dei materiali dismessi del vecchio stadio “Delle Alpi” per un risparmio complessivo di circa 2 milioni di euro. Altri esempi notevoli: il Passante di Mestre con recupero di rifiuti di lavorazioni industriali e materiali da demolizione e costruzione, la Tangenziale di Limena per l’utilizzo di materiale ricavato dalla demolizione dell’ex mangimificio “Sole” di Cittadella (Pd), la piattaforma logistica dell’Interporto di Fiumicino, l’ampliamento del molo nel Porto di La Spezia. Esistono ancora altri casi, ma nessuno, all’interno del rapporto, è segnalato nell’Isola.
Da Legambiente spiegano che non esistono ancora dei dati ufficiali in quanto “le informazioni sul numero di frantoi presenti e sulla quantità di materiale recuperato risultano insufficienti per poter fornire un quadro della situazione italiana”. Le prime stime fanno riferimento a un numero compreso tra 2 mila e i 3 mila impianti autorizzati, tra fissi e mobili e le “Regioni con maggiore presenza di questi impianti sono situate nel Centro-Nord: Marche, Toscana, Emilia- Romagna, Veneto e Lombardia”. Soltanto in quest’ultima regione se ne trovano 1.182 per il riciclo di materiali provenienti per la maggior parte da rifiuti C&D.
“In due casi in particolare – si legge nello studio dell’associazione del Cigno –, non a caso territori che hanno legiferato da tempo su questo argomento, i numeri sono molto chiari: nella sola Provincia autonoma di Trento si producono ogni anno oltre 800 mila m3 annui di aggregati riciclati, mentre in Veneto si arriva addirittura a 1 milione e 300 mila m3 annui”.
Il settore è in crescita, merito delle iniziative regionali (su tutte Puglia, Veneto e Toscana) e della normative nazionali (collegato ambientale e nuovo codice degli appalti), anche se l’Italia, secondo Legambiente, complessivamente non supera il 10% del riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione. Molte imprese, secondo l’associazione, non rientrano nella statistica ufficiale e così si spiega il dato distante da quello comunicato dall’Ispra che, invece, ha piazzato l’Italia al di sopra del 90%. Intanto si avvicina il limite di scadenza importo dall’Unione europea, che, secondo la direttiva 2008/98/Ce, ha stabilito per il 2020 l’obiettivo del 70% del riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione.
Eppure, a fronte di scadenze comunitarie e di un grande patrimonio da riciclare, spesso si preferisce inspiegabilmente la discarica abusiva, lo smaltimento illegale. È sufficiente ricordare che la Sicilia ha prodotto il 5,9% del totale degli inerti nazionali (53 mln di tonnellate) nel 2012.
Ma la panoramica del riciclo in edilizia abbraccia campi inediti fino a qualche anno fa. Una nota di Ecopneus ha fatto riferimento alle 27 province in tutta Italia “dove sono stati realizzati tratti di strada utilizzando bitumi modificati con aggiunta di gomma da riciclo dei pneumatici fuori uso”. Un’operazione che consente vantaggi economici e ambientali notevoli, ma che vede la maggior parte dei 335 km/corsia di strade in Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Trentino Alto Adige.

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