Istat, Pil 2016 +0,9% ai massimi dal 2010 - QdS

Istat, Pil 2016 +0,9% ai massimi dal 2010

redazione

Istat, Pil 2016 +0,9% ai massimi dal 2010

giovedì 02 Marzo 2017

È stata rivista al rialzo la ricchezza prodotta nel 2015: +0,8%

ROMA – Nel 2016 il Pil italiano è cresciuto dello 0,9%. Si tratta della crescita più alta da sei anni: bisogna tornare al 2010, infatti, per trovare un dato più elevato (+1,7%). Lo ha reso noto l’Istat che ha diffuso i dati su Pil e indebitamento.
Per il 2016 il governo, nelle ultime previsioni ufficiali, aveva stimato una crescita pari allo 0,8%.
Nel 2016 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.672.438 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil – ha spiegato l’Istituto – è cresciuto dello 0,9%.
I dati disponibili per i maggiori paesi sviluppati indicano un aumento del Pil in volume in Germania (1,9%), nel Regno Unito (1,8%), negli Stati Uniti (1,6%) e in Francia (1,1%).
Dal lato della domanda interna nel 2016 si registra, in termini di volume, una crescita dell’1,2% dei consumi finali nazionali e del 2,9% negli investimenti fissi lordi. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,4% e le importazioni del 2,9%.
La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 1,4 punti percentuali (0,9 al lordo della variazione delle scorte) mentre la domanda estera netta ha fornito un apporto negativo (-0,1 punti).
A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume nell’industria in senso stretto (1,3%) e nelle attività dei servizi (0,6%). Il valore aggiunto ha invece segnato dei cali nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,7%) e nelle costruzioni (-0,1%).
In calo, sempre con riferimento al 2016, il rapporto deficit-Pil in Italia. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è stato pari al -2,4%, a fronte del -2,7% del 2015. Il deficit-Pil del 2016 è in linea con le ultime previsioni ufficiali del governo.
L’avanzo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari all’1,5% (1,4% nel 2015).
Nel 2016 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dello 0,4% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è pari al 47,2%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita dello 0,1%, risultando pari al 46,7% del Pil.
L’Istituto nazionale di Statistica ha comunicato che la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,9%, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015.
In particolare, afferma l’Istat, le imposte indirette sono diminuite del 3,1%; tale riduzione riflette prevalentemente la riduzione dell’Irap e della Tasi. Diversamente, le imposte dirette sono risultate in aumento del 2,3%, per effetto della crescita dell’Irpef e dell’andamento positivo dell’Ires, in parte compensate dalla riduzione delle imposte sostitutive.
I contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento (1,1%) rispetto al 2015.
Il deciso aumento delle entrate in conto capitale (36,6%) è da attribuire principalmente all’emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero (voluntary disclosures).
L’Istat rivede al rialzo la crescita del 2015. Il Pil sale a +0,8% dal +0,7% precedentemente calcolato.
Per l’anno 2015 – ha spiegato l’Istat – si registra una revisione verso l’alto di quasi 3 miliardi del Pil a prezzi correnti rispetto ai dati pubblicati a settembre 2016.
Il tasso di variazione del Pil risulta lievemente in rialzo (+0,1 punti percentuali) sia nella valutazione a prezzi correnti, sia in quella in volume (0,1), segnando ora un incremento dello 0,8%.
Dal lato della domanda, la nuova stima in volume implica revisioni al rialzo della dinamica di investimenti (1,6% rispetto a 1,3%), esportazioni (a 4,4% da 4,3%) e spesa delle Amministrazioni pubbliche (-0,7%, a fronte di -0,6%) mentre l’incremento dei consumi delle famiglie è rimasto invariato all’1,5%.

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