Il bue disse all'asino: "Sei un cornuto" - QdS

Il bue disse all’asino: “Sei un cornuto”

Carlo Alberto Tregua

Il bue disse all’asino: “Sei un cornuto”

venerdì 03 Marzo 2017
La saga delle falsità mediatiche continua senza sosta. Le balle che vengono scritte e dette sono sempre più grandi perché l’obiettivo non è quello di informare in base a dati certi e documentati, bensì quello di sorprendere e meravigliare.
Gli imbonitori da circo, che continuano a propalare notizie false, trovano una casa non solo nei giornali di gossip, editati apposta per raccontare pettegolezzi, ma anche purtroppo nelle radio, nelle televisioni e nei quotidiani.
Questo accade perché l’attenzione dei cittadini verso l’informazione è sempre calante, in quanto esse non fanno capire bene le situazioni, sono di parte, tendono a favorire questo o quello e non l’interesse generale,secondo cui si dovrebbero usare i due requisiti fondamentali: completezza e obiettività. D’altro canto, i fruitori dell’informazione, cioè i lettori, diminuiscono la loro capacità di valutazione perché retrocedono sul piano culturale e quindi sulla capacità di comprendere bene ciò che sentono, odono o vedono.

La notizia ferale è che le informazioni sono sempre declinanti, perché non si vede un’inversione a U che consenta di riprendere la salita verso un minimo di qualità, oggi sempre meno diffusa.
La distorsione dell’informazione ha effetto sul buon andamento della Comunità, perché indirizza il consenso politico, ma anche lo scontento per numerose questioni che non funzionano nel nostro Paese. C’è di più. Essa è detenuta e controllata da gruppi di potere economici, finanziari e imprenditoriali, nonché, nel caso della Rai, dai governi e dalle maggioranze che si susseguono e che, di volta in volta, in base a uno spoil system non previsto, cambiano la dirigenza in modo da contare su un supporto mediatico rispetto alla propria attività.
è vero che esiste la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ma è anche vero che non ha poteri di indirizzo, con la conseguenza che può intervenire su limitate questioni che influenzano poco l’informazione.
Vi è anche l’Autorità per le garanzie nella comunicazioni (Agcom), ma anch’essa può intervenire solo su questioni formali e non di sostanza.
 

Il bue disse all’asino: “Sei un cornuto”. La metafora è chiara. Ognuno non vede le proprie corna e pensa di vederle sulla testa di chi non ce l’ha. Tradotto: si guardano i comportamenti altrui senza partire dall’autoanalisi dei propri, il che equivale a dire che si cerca la pagliuzza negli occhi degli altri e non nei propri, mentre ognuno dovrebbe portare occhiali per vedere con chiarezza.
Si tratta di una forma di egoismo, ma anche il rifiuto dell’autocritica, la quale dovrebbe precedere qualunque nostro comportamento altrui. La cosiddetta opinione pubblica è fortemente influenzata da coloro che dovrebbero dare l’esempio, chi occupa i più alti livelli di responsabilità istituzionale e burocratica. Non solo loro, ma anche tutti gli altri che occupano alti livelli nel mondo bancario, imprenditoriale, sindacale, professionale.
La vicenda del Monte dei Paschi di Siena, che si è autodistrutto per l’insipienza dei propri dirigenti, è lampante. 

Le falsità mediatiche fanno un danno incredibile, proprio perché, come si scriveva, non rendono intelligibili le circostanze in tutti i loro aspetti, secondo principi di verità e di giustizia. Ed è proprio contando sull’ignoranza generale, in continuo progresso che viene alimentato questo perverso meccanismo a pro di chi lo attiva e lo attua.
C’è un modo per contrastare il peggioramento della qualità e della verità dell’informazione? Sicuramente. Non tanto per una revisione critica di chi abbia interesse a diffondere informazioni tendenziose o false, quanto per chi si presta a comunicarle all’opinione pubblica.
Non sono solo alcuni giornalisti che fanno falsa informazione. Ora vi è una novella schiera di intrattenitori radio-televisivi, di gente che parla e straparla, spesso senza sapere ciò che dice, ma peggio, sapendo di dire cose che non corrispondono al vero.  
Tutto questo non è rettificabile con l’intervento repressivo della magistratura, ma sono gli stessi cittadini che, quando sentono odore di zolfo, devono sforzarsi di capire meglio ciò che sentono indipendentemente da chi invia messaggi. Così si è veri cittadini!

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