Appalti pubblici ancora sensibili alla criminalità organizzata - QdS

Appalti pubblici ancora sensibili alla criminalità organizzata

Oriana Sipala

Appalti pubblici ancora sensibili alla criminalità organizzata

giovedì 16 Marzo 2017

I settori più sensibili alle infiltrazioni sono quelli dell’edilizia, dello smaltimento dei rifiuti e della gestione delle attività commerciali

PALERMO – Senza l’instancabile lavoro delle forze dell’ordine di certo non potremmo dormire sonni tranquilli. Ogni anno il corpo di polizia esegue operazioni e controlli che si concludono con arresti, confische o sequestri, dando grosse batoste alla criminalità organizzata.
A questo proposito, lo scorso 9 febbraio è stata pubblicata sul sito del ministero dell’Interno la “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata”, che si riferisce alle attività e ai risultati conseguiti dalle squadre di polizia nell’anno 2015.
Tra questi risalta l’arresto di 56 latitanti appartenenti a diverse organizzazioni mafiose, di cui 48 considerati “di rilievo” per la loro pericolosità. Nello specifico, 7 di questi soggetti fanno parte del sodalizio criminale di Cosa nostra, che purtroppo resta ancora una realtà fortemente radicata sul territorio. In particolare, si legge nella Relazione che “la città di Palermo è, e rimane, il luogo in cui l’organizzazione criminale esprime al massimo la propria vitalità sul piano decisionale e quello operativo”.
I settori più sensibili alle infiltrazioni di Cosa nostra sono quelli dell’edilizia, dello smaltimento dei rifiuti e della gestione delle attività commerciali, ma anche i settori dei giochi, dell’agroalimentare e delle grandi opere infrastrutturali.
“Diffusi e radicati meccanismi di corruttela – si legge nel rapporto – sono stati individuati nel settore degli appalti pubblici”. Ciò diventa possibile soprattutto a causa del sodalizio che si viene a creare con il mondo della politica e dell’imprenditoria. La Relazione del ministero parla, infatti, di un “posizionamento strategico di alcuni soggetti che, grazie a un network relazionale di grande influenza politico-amministrativa, appaiono in grado di veicolare e favorire gli interessi economici di propaggini della criminalità mafiosa”.
E purtroppo c’è anche da dire che i tentacoli della mafia siciliana si estendono al di là dei confini regionali. Le operazioni di polizia hanno infatti rilevato la presenza di Cosa nostra anche in Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Veneto, nonché, a livello internazionale, in Canada, Belgio Germania, Indonesia, Inghilterra, Malta, Romania, Spagna, Stati Uniti, Thailandia e Venezuela.
Ma l’azione di contrasto della polizia non si ferma e, nel 2015, oltre all’arresto di 7 latitanti pericolosi, ha portato anche alla cattura di ben 237 persone nell’ambito di 23 diverse operazioni. Inoltre, 3.485 sono stati i beni sequestrati, per un valore di 2.821.579.702 euro, mentre quelli confiscati ammontano a 1.167, per un valore di 285.962.860 euro.
Tristemente risaputo, infine, è il sodalizio esistente tra Cosa nostra e la Camorra napoletana per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, con particolare riferimento all’approvigionamento di hashish e cocaina. Dalla Relazione del ministero si evince che, nel 2015, numerose sono state le operazioni antidroga portate a termine dalla polizia (oltre 19 mila). Di queste, il 43,4% hanno riguardato i territori del Nord, il 32,75% il Sud e le Isole, mentre al Centro la percentuale è stata del 25,82%. In termini di quantità sequestrate, però, è il Mezzogiorno a detenere il primato. Nel Sud e nelle Isole, infatti, i sequestri di sostanze stupefacenti ammontano al 74,7% del totale, mentre al Nord si parla del 17,9% e al Centro del 7,4%. Nel frattempo, durante l’anno in questione ben 305 persone sono decedute proprio per abuso di droghe.

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