Alternanza scuola lavoro come risposta alla disoccupazione - QdS

Alternanza scuola lavoro come risposta alla disoccupazione

redazione

Alternanza scuola lavoro come risposta alla disoccupazione

venerdì 31 Marzo 2017

Il sito del Miur utilizza l’aggettivo “Unica” per fare riferimento a questa esperienza. Metodologia didattica innovativa istituita dalla Legge n. 53 del 2003

“L’unica risposta strutturale alla disoccupazione è una scuola collegata con il mondo del lavoro”.
Il sito del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (http://www.istruzione.it/alternanza/), utilizza proprio l’aggettivo qualificativo femminile Unica per far riferimento all’importanza dell’alternanza scuola lavoro. Dal latino unus- unĭcus, «uno, uno solo», che è il solo esistente, che non ha uguali nel suo genere o nella sua specie.
Tutto ciò che è unico, acquisisce una valenza importantissima, cercheremo quindi di capire cos’è nello specifico l’alternanza scuola lavoro e quali sono le cause che la rendono così unica.
Dobbiamo prima di tutto sapere che l’Alternanza scuola-lavoro è una metodologia didattica innovativa, istituita dalla Legge n. 53/2003 e disciplinata dal Decreto Legislativo n. 77/2005. Si rivolge agli studenti delle scuole secondarie di 2° grado, ai quali permette di “alternare” appunto, momenti di formazione in classe con momenti di formazione in collaborazione con imprese, con associazioni di rappresentanza, con Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. 
In tale ambito, l’Istituzione Scolastica esegue la programmazione triennale dell’offerta formativa per il potenziamento dei saperi e delle competenze degli studenti che abbiano compiuto i 15 anni di età.
Il 13 Luglio del 2015 la Legge n. 107, la Riforma della scuola “La Buona scuola”, ha rafforzato l’interesse ad affiancare al sapere il saper fare, intensificando i rapporti della scuola con il territorio, con il mondo produttivo e dei servizi.
Le radici di tale innovazione nel mondo della scuola vanno rintracciate nelle indicazioni Europee in materia di istruzione e formazione diventate uno dei pilastri della strategia “Europa 2020” tradotta nel programma “Istruzione e Formazione 2020” (2009/C119/02).
Nelle Conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 (Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione «ET 2020») si indicano in particolare, i seguenti quattro obiettivi strategici:
1. Fare in modo che l’apprendimento permanente e la mobilità divengano realtà;
2. Migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione;
3. Promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; 
4. Incoraggiare la creatività e l’innovazione, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione (http://eur-lex.europa.eu).
Gli Stati membri dell’Unione Europea cominciano così ad organizzare la relazione tra scuola e mercato del lavoro in maniera più o meno autonoma.
I numeri del monitoraggio dell’alternanza scuola lavoro nell’anno scolastico 2015/2016 sono chiari: con l’introduzione della “Buona Scuola” e quindi l’obbligo di alternanza si è prodotto uno scarto quantitativo di rilievo rispetto al passato. Nell’anno scolastico 2014/2015, prima dell’obbligatorietà, gli studenti coinvolti erano 273.000 e il 54% delle scuole faceva alternanza. Nell’anno scolastico 2015/2016 hanno partecipato 652.641 ragazzi, con un incremento del 139% (Presentati al Miur il 18 ottobre 2016 il monitoraggio nazionale e il programma ‘I Campioni dell’Alternanza’: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs181016). 
E così In Italia, nell’anno scolastico 2015/2016 ben 652.641 studenti (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/) abituati al metodo didattico tradizionale con lezioni frontali per l’acquisizione di conoscenze teoriche, cominciano a periodi alterni, ad abbandonare la classe per sperimentare momenti applicativi (in azienda), secondo la logica del learning by doing, cioè imparare facendo, e quindi sapere “come fare a”, piuttosto che “conoscere che”, dove imparare non è solo memorizzare ma anche e soprattutto comprendere attraverso l’esperienza.
Obiettivo di questa metodologia didattica è quello di avvicinare i giovani al mondo del lavoro, offrendo loro l’opportunità di ampliare conoscenze ed esperienze e quindi rispondere meglio alle esigenze della società contemporanea per sostenere la competitività del nostro Paese.
Oltre ad arricchire la formazione e la capacità di orientamento, l’esperienza dell’alternanza riduce può ridurre notevolmente l’abbandono scolastico e, soprattutto, può creare un ponte di collegamento tra la formazione e lavoro riducendo quindi la disoccupazione giovanile.
L’esperienza dell’alternanza Scuola Lavoro non va quindi pensata come esperienza personale ed individuale di ogni singolo studente ma come strumento che favorisce la vita sociale ed economica del Paese, un modo per ridurre il mismatch tra domanda ed offerta, offrire alle aziende le figure professionali di cui hanno bisogno e contribuire a renderle sempre più competitive all’interno del mercato del lavoro.
E’ forse questa l’unicità di questa nuova metodologia didattica, creare una nuova generazione abituata a confrontarsi con il sistema produttivo del Paese fin dai primi anni dell’adolescenza e che attraverso competenze trasversali apporti condizione di benessere.

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