Istat, a febbraio occupazione stabile al 57,5%, disoccupazione scende all'11,5% - QdS

Istat, a febbraio occupazione stabile al 57,5%, disoccupazione scende all’11,5%

redazione

Istat, a febbraio occupazione stabile al 57,5%, disoccupazione scende all’11,5%

martedì 04 Aprile 2017

I dati provvisori dell’Istituto nazionale di statistica registrano un calo di 1,7 punti della percentuale di giovani disoccupati, ora al 35,2%. Aumenta il numero dei lavoratori a termine e diminuisce contemporanemente quello relativo al tempo indeterminato

ROMA – A febbraio, secondo i dati provvisori dell’Istat, la stima degli occupati è stabile rispetto a gennaio, mantenendosi su livelli prossimi a quelli dei quattro mesi precedenti. Nell’ultimo mese cresce il numero di donne occupate e cala quello degli uomini. L’occupazione aumenta tra gli ultracinquantenni e diminuisce nelle restanti classi di età. Sale invece il numero di lavoratori a termine, mentre calano i lavoratori a tempo indeterminato e restano stabili gli indipendenti.
Il tasso di occupazione resta stabile al 57,5%. Nel periodo dicembre-febbraio si registra una lieve crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,1%, pari a +14 mila), determinata dall’aumento dei dipendenti a termine. L’aumento riguarda le donne ed è particolarmente accentuato tra gli ultracinquantenni. La stima delle persone in cerca di occupazione a febbraio registra un forte calo su base mensile (-2,7%, pari a -83 mila). Il calo interessa uomini e donne ed è piu’ accentuato tra i 15-24enni e gli over 50. Il tasso di disoccupazione scende all’11,5% (-0,3 punti percentuali), quello giovanile cala di 1,7 punti, attestandosi al 35,2%. La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni nell’ultimo mese è in crescita (+0,4%, pari a +51 mila). L’aumento si concentra tra gli uomini, mentre calano leggermente le donne e coinvolge tutte le classi di eta’ ad eccezione degli ultracinquantenni.
Il tasso di inattività è pari al 34,8%, in aumento di 0,1 punti percentuali su gennaio. Nel periodo dicembre-febbraio alla lieve crescita di occupati si accompagna un deciso calo dei disoccupati (-2,0%, pari a -61 mila) e un aumento degli inattivi (+0,2%, pari a +27 mila). Su base annua, a febbraio si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+1,3%, pari a +294 mila). La crescita riguarda sia i lavoratori dipendenti (+280 mila, di cui +178 mila a termine e +102 mila permanenti) sia in misura più’ contenuta gli indipendenti (+14 mila). Aumenta il numero di occupati per entrambe le componenti di genere; la crescita è particolarmente accentuata tra gli ultracinquantenni (+402 mila) e in misura più contenuta tra i giovani 15-24enni (+15 mila). Nello stesso periodo calano sia i disoccupati (-0,6%, pari a -18 mila) sia gli inattivi (-2,7%, pari a -380 mila).
Al netto dell’effetto della componente demografica, su base annua, cresce l’incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età e si conferma il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita occupazionale, anche per effetto dell’aumento dell’eta’ pensionabile.
Scende il tasso di disoccupazione a febbraio, ma il confronto con il passato continua ad essere impietoso. Lo afferma il Codacons, commentando i numeri forniti oggi dall’Istat. “A febbraio la disoccupazione è calata all’11,5%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto a gennaio e di 0,2 punti rispetto a febbraio 2016: numeri da ‘prefisso telefonico’ che non possono in alcun modo rassicurare, specie se si considera l’emorragia di occupati registrata in Italia negli ultimi 10 anni – denuncia il presidente Carlo Rienzi – Il tasso di disoccupazione è passato infatti dal 6,1% del 2007 all’11,5% di febbraio 2017, con il numero di cittadini senza occupazione che è variato da 1.506.000 disoccupati del 2007 ai 2.984.000 di febbraio, ossia 1.478.000 disoccupati in più in 10 anni. Questi numeri dimostrano come negli ultimi dieci anni l’emergenza lavoro non sia stata affrontata nel modo corretto dai governi che si sono succeduti, e tutte le politiche per l’occupazione sono miseramente fallite, al punto che l’Italia registra livelli di disoccupazione tra i più alti d’Europa”, conclude Rienzi.

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