Italicum costituzionale al Senato, poi al voto - QdS

Italicum costituzionale al Senato, poi al voto

Carlo Alberto Tregua

Italicum costituzionale al Senato, poi al voto

giovedì 06 Aprile 2017

Governabilità necessaria

Il risultato dei circoli del Partito democratico è stato favorevole a Matteo Renzi che ha ricevuto circa sette decimi dei voti, mentre un quarto è andato al suo sfidante Andrea Orlando e poco più di un ventesimo al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Il prossimo passaggio è quello delle primarie del 30 aprile che chiariranno la situazione politica sia per quanto concerne il Pd, che per quanto concerne la prospettiva di questo ultimo scorcio di legislatura.
Il numero di cittadini, non importa di che colore politico, che andrà a votare alle primarie, sarà significativo perché paragonato a quello della tornata precedente. Il Pd si aspetta circa due milioni di votanti. Se questo dato sarà confermato, bisognerà vedere in che misura andranno le preferenze ai candidati.
Verosimilmente, Matteo Renzi uscirà ancora primo con notevole vantaggio sugli altri, riproducendo di fatto la fotografia della precedente tornata quando egli conseguì il 67,55%, Gianni Cuperlo il 18,21% e Giuseppe Civati il 14,24%.

A questo punto, la sua legittimazione a guidare il Pd verrebbe confermata e si potrà guardare alla legge elettorale, cioè l’Italicum, ormai certificata dalla Corte costituzionale. Peccato che sia stato cassato il ballottaggio che avrebbe consentito al partito vincente al secondo turno, di essere consacrato dalla metà più uno degli elettori.
Pur essendo monco del ballottaggio, l’Italicum è una buona legge e quindi è proponibile il suo modello anche al Senato seppure con opportuni aggiustamenti, perché l’articolo 57 della Costituzione prevede che le elezioni debbano essere su base regionale.
La questione della legge elettorale è primaria perché consente la formazione di maggioranze che possono governare o di maggioranze frazionate che, come quella di Romano Prodi, si sbriciolò fra mille interessi spesso contrapposti.
L’Italia ha bisogno di governabilità. Coloro che continuano a fantasticare sui larghi consensi sono contro gli italiani perché “larghi consensi” vuol dire impossibilità pratica di mantenere la rotta dello sviluppo, in quanto la famelicità e gli interessi privati dei vari “soci” finiscono col prevalere sull’interesse generale.
 

L’alternativa all’Italicum sarebbe il Mattarellum, una legge che ha funzionato prima del Porcellum. Ma essa avrebbe bisogno di alcuni ritocchi verso la governabilità perché così com’è non la assicurerebbe, mentre per uscire dalle secche della recessione (o di un incremento del Pil modesto) è necessario che vi sia una classe politica capace di prendere decisioni impopolari e di attuarle senza tanti cincischiamenti.
Sono proprio i cincischiamenti che hanno rovinato il nostro Paese, uniti ai tentennamenti continui, come quelli del mai rimpanto re d’Italia, Carlo Alberto, soprannominato, appunto “Re Tentenna”.
Le iniziative politiche ed economiche da intraprendere sono tante. le principali riguardano: l’infrastrutturazione del Mezzogiorno, il sostegno alle esportazioni, il rilancio dell’edilizia che produce grande occupazione, investimenti in ricerca ed innovazione ed altre non meno importanti. Ma il cuore di esse si basa sulla profonda riforma di pubblica amministrazione e semplificazione di leggi e procedure.

Fatta in tempi rapidi la legge elettorale, bisogna decidere quando votare. Prima si vota e meglio è. Anche per evitare che scattino i privilegi dei parlamentari, che non si riescono a cancellare nonostante ormai il popolo lo reclami a voce alta .
Settembre o ottobre sarebbero due periodi buoni, anche se sembra che il Presidente della Repubblica non intenda accorciare di qualche mese la corrente legislatura.
In ogni caso, bisogna essere pronti al cambio di marcia, anche perché la legge di Stabilità 2018, che dovrà essere varata entro il 15 ottobre ed inviata a Bruxelles, dovrà eliminare le clausole di salvaguardia da 20 miliardi relative all’Iva nonché immettere risorse per spingere la crescita di Pil e occupazione.
Non potendosi indebitare ulteriormente, i prossimi governo e maggioranza dovranno effettuare tagli impopolari alla spesa corrente, cattiva ed improduttiva, che tradotto significa tagliare privilegi. Però, sono  proprio i privilegiati quelli che hanno cinghie di trasmissione in Parlamento e potere di lobbying che li salvaguarda.

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