I furbetti dello "straordinario". Sospesi sei funzionari del Cas - QdS

I furbetti dello “straordinario”. Sospesi sei funzionari del Cas

redazione

I furbetti dello “straordinario”. Sospesi sei funzionari del Cas

giovedì 13 Aprile 2017

Incentivi non dovuti: sottratto al Consorzio autostrade oltre un milione

MESSINA – Terremoto al Cas. Alcuni funzionari avrebbero indebitamente sottratto, nel biennio 2012/2013, circa 1,3 milioni di euro dalle casse del Consorzio autostrade siciliane usufruendo di incentivi per dei progetti che rientravano nel loro ambito di lavoro o alcune volte inesistenti. Con queste accuse il Gip di Messina, accogliendo la richiesta dalla Procura, ha sospeso sei dipendenti del Cas. Si tratta di Antonio Lanteri, 64 anni, Stefano Magnisi, 64, Angelo Puccia, 57, Gaspare Sceusa, 62 anni, Alfonso Schepisi, 65, e Anna Sidoti, 45. A loro e altri sei è stato sequestrato circa un milione di euro dopo un’indagine della Dia. Complessivamente 57 i dipendenti e funzionari indagati. I reati ipotizzati dal Gip, a vario titolo, sono peculato e falsità ideologica: i funzionari avrebbero incassato degli incentivi non dovuti da un minimo di 30 mila a circa 160 mila ciascuno. Sidoti, tra i dipendenti sospesi, è anche sindaco di Montagnareale, comune di 1.600 abitanti nella fascia costiera tirrenica. Il provvedimento riguarda però la professione e non il suo ruolo di amministratore pubblico, estraneo all’indagine.
Al centro dell’inchiesta “Tekno” della Dia di Catania, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, ci sarebbe la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori. In pratica alcuni indagati, svolgendo le funzioni di Rup (Responsabile unico del procedimento) per il ripristino delle cabine di Sos nelle autostrade, si facevano pagare come straordinario un lavoro nei fatti ordinario, incassando così proprio il surplus previsto dalla legge. Una prestazione che veniva svolta nell’orario d’ufficio e per compiti previsti dalla proprio contratto di lavoro. In totale settanta i decreti di pagamento nel mirino, riferiti a 60 opere da realizzare. Di questi, secondo l’accusa, tutti erano viziati di forma e alcuni erano completamente inesistenti perché mancavano i progetti. Lo stesso Gip nel provvedimento parla “di fatti sconcertanti”.
Al Cas, si legge nel provvedimento della Procura, è stato messo in piedi “un collaudato sistema di elargizione degli incentivi progettuali a una ristretta cerchia di dipendenti al fine di garantirsi, nel tempo, lauti guadagni ed altre utilità personali, il tutto attraverso la predisposizione di decreti dirigenziali palesemente falsi”.
A fornire una ricostruzione del sistema è stato un dipendente, sentito da Dia e Procura: “Lavoravo all’assistenza delle colonnine ‘Sos’ dell’autostrada, non sapevo che l’attività facesse parte di un progetto”. Per questo sostiene di “non avere ricevuto incarico formale per questa attività che era di routine, ma quando è andato in pensione ha avuto accreditato nel Trattamento di fine rapporto una somma in più, circa 2.000 euro, frutto di un decreto dirigenziale, che, rileva, “presumo possa essere l’incentivo dell’attività svolta”. Incassato, sostiene, a sua insaputa. “La mia attività – spiega nella dichiarazione agli atti dell’inchiesta – consisteva nel compilare tabelle, un’attività che avevo reso per dovere d’ufficio”. Il lavoro, precisa il dipendente, “è stato da me espletato in ufficio, trasmesso a un geometra e discusso col Rup, e comunque normalmente nelle ore ordinarie: è capitato anche fuori dal normale orario di lavoro”. La dichiarazione, secondo l’accusa, “evidenzia come le attività svolte e ricondotte nell’alveo degli incentivi progettuali rientravano nell’ordinaria attività del dipendente, svolta principalmente nelle ore d’ufficio”.
Il presidente del Cas Rosario Faraci in una nota si dice “profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria su fatti risalenti al 2012 e 2013 e manifesta, anche a nome della amministrazione e della direzione generale, la totale fiducia nell’operato della Magistratura’’. “Il Cas procederà – conclude Faraci – secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal magistrato”.

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