Tutti i fallimenti della XVI legislatura - QdS

Tutti i fallimenti della XVI legislatura

Raffaella Pessina

Tutti i fallimenti della XVI legislatura

martedì 18 Aprile 2017

Liberi consorzi, società partecipate, servizio idrico, appalti, turismo e formazione. Ma la politica siciliana è già in campagna elettorale

PALERMO – Dopo che sarà trascorso anche questo mese di aprile e saranno stati approvati gli ultimi documenti finanziari, la Sicilia si troverà di fronte a un periodo pre-elettorale durante il quale i deputati dell’Ars saranno impegnati a trovare consensi per farsi rieleggere. Le consultazioni si terranno il prossimo 5 novembre: vi saranno quindi sei mesi di tempo per raggiungere il numero congruo di voti per occupare uno scranno a Palazzo dei Normanni. Questa consultazione per i candidati sarà più difficile delle altre poiché i posti per far parte del Parlamento siciliano si sono ridotti di venti unità, 70 al posto di 90.

E’ già lungo l’elenco di coloro che si candidano
alla prima poltrona dell’Isola, quella di presidente della Regione. Il Partito democratico aspetta le primarie, anche se il sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, sembra essere uno dei nomi più accreditati. Il presidente uscente, Rosario Crocetta, ha già manifestato l’intenzione di ricandidarsi, così come il leader della destra Nello Musumeci. Si attende di conoscere quelli che saranno i candidati dei partiti autonomisti, realtà molto presente in Sicilia. Insomma di tutto si parlerà all’Ars tranne che di fare buone leggi per la Sicilia.
Questa appena trascorsa è stata una legislatura caratterizzata dalla mancata approvazione delle riforme, a cominciare da quella delle Province, prima cancellate per essere sostituite dai Consorzi e dalle aree metropolitane e poi, sulla via per essere ripristinate, sulla scia delle intenzioni a livello azionale. Sul fallimento dei Liberi Consorzi si è espressa anche la Corte dei Conti, che ha redatto un dossier in cui i magistrati contabili hanno sottolineato il paradosso legato a questa riforma mancata: “Le difficoltà istituzionali nel portare a termine il disegno istituzionale di riforma regionale – si legge infatti – determinano un indebito procrastinarsi della fase transitoria, in cui i liberi Consorzi, ancora retti da commissari straordinari, continuano ad esercitare le funzioni attribuite alle ex Province regionali”. La riforma di Crocetta si è tradotta in un commissariamento-fiume, assai dannoso. “Il percorso di progressivo avvicinamento alla cosiddetta “riforma Delrio”, – scrive la Corte dei conti – attuato a più fasi, ha comportato uno slittamento dell’insediamento degli organi istituzionali e, soprattutto per i Liberi Consorzi comunali, una proroga delle gestioni dei commissari straordinari. La protratta operatività dei predetti organi straordinari attraverso reiterati rinvii costituisce un eloquente indice rivelatore della situazione di stallo politico-amministrativo venutasi a creare”.
Uno stallo politico che ha messo in difficoltà gli enti. Ma questa non è l’unica riforma mancata in Sicilia; che dire, per esempio, della riforma delle società partecipate che, secondo Crocetta, dovevano rimanerne un paio. Ma così non è stato e soprattutto si sono sprecati fiumi di parole sulla ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia, con la guerra tra l’amministratore unico della partecipata, Antonio Fiumefreddo, e tutto il Parlamento regionale. E ancora, la tanto sbandierata riforma della Formazione, che non è mai arrivata in porto. La stessa riforma del sistema dei rifiuti è stata praticamente dettata da Roma che ha pesantemente bocciato la prima riforma voluta da governo e Parlamento regionale. Stesso discorso vale per la legge sugli appalti: si recepirà quella nazionale. E anche la riforma del settore idrico. In più la abolizione del commissario dello Stato e gli accordi firmati con Roma dal presidente Crocetta hanno messo la Sicilia in una condizione di sottomissione, rinunciando ai soldi provenienti dai contenziosi con Stato e con l’obbligo di recepire in “toto” le leggi nazionali con la legge Delrio sulle province o la legge Madia (riforma della Pubblica amministrazione). E
 
E’ abbastanza improbabile che il Parlamento riesca ad approvare qualche riforma in questi pochi mesi che rimangono alla fine della legislatura, se in quattro anni di legislatura non è stato in grado di approvare anche con accordi trasversali riforme utili alla Sicilia. Poche sedute, molto spesso una alla settimana e ancora più spesso della durata di una sola ora, vuoi per assenza del governo, a volte invece per assenza dei componenti della maggioranza. Condizione che ha allontanato ancora di più la politica dal cittadino che, secondo i sondaggi, ha deciso di riporre la propria fiducia nell’unico movimento di rottura di questa consuetudine, il Movimento cinquestelle. Gli ultimi sondaggi  infatti dimostrano che il Movimento di Beppe Grillo è in continua ascesa.

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