Il vergognoso scempio dell'Autonomia siciliana - QdS

Il vergognoso scempio dell’Autonomia siciliana

Valeria Arena

Il vergognoso scempio dell’Autonomia siciliana

martedì 18 Aprile 2017

Si allunga la lista dei “pentiti della specialità”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso: “Meravigliosa solo se la sai governare e amministrare”. Elefantiasi della Pa regionale, sprechi, tutele clientelari: i cittadini onesti sono stufi

PALERMO – Nel corso degli anni la folta schiera di sostenitori dell’Autonomia siciliana e dello Statuto speciale si è ridotta drasticamente, complice l’impennata di privilegi e tutele clientelari a discapito della collettività. Ultimo “pentito”, in ordine temporale, è proprio un siciliano “doc”, il presidente del Senato, Pietro Grasso: “L’Autonomia è una cosa meravigliosa se la sai governare e amministrare. Ma non se diventa un’elefantiaca spartizione di clientele e stipendi”.
Proprio ieri l’Istat ha fatto sapere che in Sicilia supera il milione l’ammontare di individui che nel 2015 vivono in famiglie in condizione di grave deprivazione: l’Autonomia, da strumento di sviluppo si è trasformata per l’Isola in una condanna ed ha prodotto solo storture”: la Regione siciliana è l’unica in Italia ad aver scelto di farsi carico del trattamento pensionisto dei suoi dipendenti. Una moltitudine di lavoratori che al 31 dicembre 2015, secondo i dati forniti dalla Corte dei Conti, si attestava intorno alle 20 mila unità. un dato complessivo che, nonostante la contrazione registrata negli ultimi anni, resta comunque molto elevato sia in termini assoluti sia in rapporto al numero dei cittadini: 5,13 dipendenti ogni 1.000 abitanti in età lavorativa a fronte di una media di 1,86 per le regioni italiane.
A ciò si aggiunge un’attività legislativa che nella maggior parte dei casi ha prodotto norme puntamente impugnate dal governo nazionale; tra le più recenti, quelle riguardanti i Liberi Consorzi, il Codice appalti e riforma Urega e la riforma del servizio idrico.
L’assemblea siciliana, inoltre, in attesa della decisione della Corte dei Conti sui dubbi di legittimità costituzionale sollevati in merito all’eleggibilità di candidati condannati per danno erariale, permette ancora ai suoi candidati di presentarsi alle elezioni nonostante condanne di questo tipo, mentre il Parlamento italiano ha già posto un vincolo. Senza contare che il Parlamento regionale, per altro, secondo il preventivo 2016, è costata 155 milioni di euro contro gli 81,4 del Consiglio regionale della Lombardia: praticamente il doppio.
I danni provocati dall’uso distorto dello Statuto, naturalmente, toccano anche altri fronti. La questione dei fondi destinati all’assistenza dei disabili gravi, per esempio, è diventata una vergogna nazionale e ha spinto numerosi esponenti del mondo dello spettacolo, tra cui Pif e Jovanotti, a criticare durantemente il governo regionale. Soldi promessi e ripromessi non ancora tanziati a causa delll’estrema lentezza di un Parlamento, giunto al quarto mese di esercizio provvisorio, ancora in attesa di approvare i documenti finanziari.
La Sicilia arranca anche sul fronte dei fondi Ue, che potrebbero rappresentare un volano di sviluppo ma che invece costituiscono l’ennesima occasione mancata.  Secondo quanto riferito dal Centro Pio La Torre, “la Regione siciliana non è riuscita a certificare la spesa di tutte le risorse europee, perdendo definitivamente 117 milioni di euro su 3,27 miliardi di risorse assegnate al Por-Fesr. Le altre regioni meridionali, invece, hanno documentato il 100% del programmato e in qualche caso l’hanno anche superato”. La Sicilia, quindi, avrebbe chiuso l’Agenda 2013 spendendo 4,2 miliardi (96%). Quadro che non convince il Movimento cinquestelle, che ha infatti chiesto la pubblicazione della prova di certificazione: “Che si sia speso il 96% delle somme dei fondi Ue 2007-13 è possibile, poco credibile è che questa spesa sia stata certificata. Per questo faremo le pulci ad ogni progetto, abbiamo già predisposto un accesso agli atti per acquisire le carte”. “Il rischio – dicono Cancelleri e Corrao – è che la Sicilia venga messa sotto infrazione dalla Comunità europea per parecchi milioni di euro, per una cifra che potrebbe essere compresa – ma questo lo deciderà la commissione europea in proporzione agli errori commessi dal governo siciliano – fra i 200 milioni e il miliardo di euro”.
Altra nota dolens la sanità che, come certifica il rapporto Osservasalute 2016, continua ad arraccancare rispetto al Nord. La nostra Isola, infatti, è tra le cinque regioni che nel 2015 hanno peggiorato le proprie performance pur avendo contratto la spesa.
La Sicilia dei privilegi riservati a pochi, la Sicilia senza sviluppo e senza occupazione grava come un fardello sui cittadini che, per il quinto anno consecutivo pagheranno il massimo di addizionali Irpef e Irap.
Criticità che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, tra i più fervidi sostenitori dell’Autonomia siciliana, non sembra vedere: “L’autonomia, quale uno dei principi fondamentali della Costituzione, non è negoziabile e la specialità rappresenta un’applicazione avanzata di quelle motivazioni, secondo standard europei”. Standard che in Sicilia sono ancora un miraggio.

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