La Sicilia terra di senzalavoro, ad aumentare è solo il nero - QdS

La Sicilia terra di senzalavoro, ad aumentare è solo il nero

Michele Giuliano

La Sicilia terra di senzalavoro, ad aumentare è solo il nero

martedì 18 Aprile 2017

Bilancio dei 9 comandi provinciali della GdF: si viaggia al ritmo di 3,5 irregolari al giorno scoperti nell’Isola. Numeri impressionanti: nel 2016 scoperti quasi 1.300 lavoratori irregolari

PALERMO – Lavorare in nero è sempre di moda in Sicilia. La cosiddetta crisi non sembra, infatti, aver avuto nessuna influenza su chi defrauda del dovuto lo Stato e la Comunità. I numeri forniti dalla Guardia di Finanza per l’anno 2016 parlano chiaro: quasi 1.300 i lavoratori del tutto irregolari o in parte scoperti, persone che gestiscono la propria attività in nero (evasori totali, la cui attività è sconosciuta all’agenzia delle entrate) o in forma irregolare (lavoratori che svolgono la propria attività solo in parte evadendo il fisco).
La distribuzione sul territorio siciliano è uniforme su tutte le provincie, in proporzione alla popolazione. Circa la metà dei denunciati tra le provincie di Messina e Catania, 200 a Trapani, 150 a Palermo, 100 a Siracusa. Numeri più ridotti tra Caltanissetta, Agrigento, Enna e Ragusa, circa 180 denunce in tutto. Una condizione aggravata anche dalla impossibilità, da parte degli ispettorati del lavoro competenti per territorio, di controllare in maniera efficace le imprese, perché dotati di pochissimi ispettori, che non possono materialmente tenere sotto controllo l’intera regione.
Sarebbero infatti 285 mila gli irregolari in Sicilia, e 4 i miliardi evasi, secondo gli ultimi dati forniti dalla Cgia di Mestre. In termini percentuali, il sommerso incide per l’11,2 per cento sul Pil regionale, una percentuale che nulla ha di fisiologico, ma testimonia come si tenda a trattenere per sé il più possibile, quando possibile, senza scrupolo verso la società civile, che vede sfumare cifre enormi che potrebbero fare molto per sostenere servizi per chi più ne ha bisogno.
Si tratta di guadagni che sfuggono ai radar previdenziali e fiscali, per cifre che ammontano a quasi 10 miliardi di euro l’anno. Solo nel capoluogo palermitano si stima siano impiegati irregolarmente tra gli 85 e i 100mila lavoratori, per un miliardo e mezzo di gettito fiscale evaso. Una situazione che va avanti da troppo, una condizione allarmante a livello sociale, che è stata posta al centro dell’iniziativa della Cgil “Viaggio della legalità”, un furgone itinerante che a Palermo è giunto all’ultima tappa del viaggio, cominciato all’Expo di Milano il 27 ottobre scorso, che in Sicilia ha toccato Catania, Ragusa e Trapani.
Se, infatti, l’evasione fiscale è sicuramente una piaga e un fenomeno da combattere, non è da dimenticare ciò a cui si accompagna: caporalato, voucher, agromafie: “Il lavoro nero è una piaga – dicono i rappresentanti dei sindacati confederati, Cgil, Cisl e Uil –  anzi “la” piaga del settore agroalimentare siciliano. Un nostro studio evidenzia come siano in calo gli occupati regolarmente iscritti negli elenchi anagrafici, mentre aumenta il fatturato di settore. Qualcosa non funziona”.
 
E anche i dati messi a disposizione dalla Corte d’Appello all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel 2013/2014 nel distretto di Palermo (che comprende anche Termini Imerese, Marsala, Sciacca Agrigento e Trapani) sono eloquenti e mostrano come il fenomeno del lavoro sommerso sia onnipresente e non subisce flessioni. Sono state, infatti, iscritte 5.376 nuove cause civili che riguardano il lavoro mentre 5.885 sono i procedimenti civili definiti e 11.056 quelli pendenti. Nel settore della previdenza i procedimenti aperti nel corso dell’anno sono stati 20.428, 18.514 sono quelli definiti e 25.149 quelli pendenti. Sempre la Corte d’Appello ha reso noto che nel distretto di Palermo sono in significativa crescita dal 2013 al 2014 i reati di indebita percezione di contributi pubblici, reati che si sono triplicati, da 42 a 156.

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