Sud prioritario soltanto a parole viene cancellato dal Def - QdS

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sabato 22 Aprile 2017

Il Pd prende in giro i siciliani: Ponte e Autorità portuale non sono un’elemosina

Per molti giorni i messinesi si sono illusi che la visita del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio alla loro città portasse belle notizie.
I più ottimisti sognavano l’annuncio della ripresa dell’iter di costruzione del Ponte sullo Stretto o, quantomeno, le scadenze del percorso tecnico-burocratico dell’opera. Tutti – meno un paio di vecchi politici e i loro portaborse – contavano sull’annullamento dello sciagurato trasferimento a Gioia Tauro della sede dell’Autorità portuale di Messina e Milazzo.
Non per un campanilismo fuori tempo, bensì perché chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che l’accorpamento equivale a un’appropriazione indebita ai danni di milazzesi e messinesi. Il Ministro ha risposto picche su tutto e il Partito Democratico pagherà pesantemente l’umiliazione inflitta ai cittadini peloritani.
E’ impossibile non capire che i No dell’alto esponente del Governo Gentiloni condannano Messina e la Sicilia a proseguire nel suo percorso di decadenza. Non esiste al mondo un Paese civile che marginalizzi pervicacemente milioni di suoi cittadini, come hanno fatto e continuano a fare i Governi italiani con l’estremo Sud.
La necessità di ulteriori approfondimenti tecnici e l’avvio dell’ennesima analisi costi-benefici sono offensivi e ingiustificabili. Il progetto c’è, è stato approvato, pagato ed è quanto di meglio si possa sperare. Ogni altra soluzione è un ripiego che peggiora la qualità e ritarda l’esecuzione dell’opera.
L’ipotesi Tunnel implica 10 anni tra progettazione e autorizzazioni; con esso, l’Area dello Stretto perderebbe ogni attrattiva turistica e svanirebbe il sogno dell’integrazione delle due città. Gentiloni e Delrio non possono continuare a baloccarsi sulla pelle di milioni di meridionali, considerando la SA-PA/CT (Ponte compreso) un fastidioso argomento, irrilevante per il futuro del Paese.
L’unicità dello Stretto nel panorama euromediterraneo pone Messina e Reggio Calabria sullo stesso piano di Istanbul- che ha già in cantiere il 4° ponte e il 2° tunnel – e della Manica.  Per non parlare delle isole danesi e della Svezia, dove separazioni geografiche superiori ai 10 km sono state annullate da molti anni, con risultati sociali ed economici straordinari.
Altrettanto irragionevole appare l’affermazione del Ministro sull’irrevocabilità della decisione di creare un’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno meridionale, dello Ionio e dello Stretto – disomogenea già nella denominazione – nella quale inserire in modo forzato e innaturale porti di dimensioni, tipologie e problematiche totalmente diverse. Alcuni con gestione attiva, altri tenuti in vita esclusivamente mediante aiuti pubblici, altri ancora vere e proprie polveriere.
Totalmente inverosimili, poi, suonano le assicurazioni sul mantenimento dell’autonomia amministrativa, che richiederebbe immediate modifiche alla Legge. A Messina, Delrio e Faraone hanno annunciato che decine di milioni di euro e i “gioielli di famiglia” – zona falacata, fiera, passeggiata a mare, risanamento di Maregrosso, pontile di Milazzo, collegamenti con la eventuale ZES, etc. – saranno tolti a messinesi e milazzesi per essere gestiti altrove. Ed era solo l’inizio. Poi è arrivato un Allegato Infrastrutture al Def indegno di chi dovrebbe occuparsi dell’intero Paese.

Fernando Rizzo

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