Formazione, tramonta l'Anfe uno dei grandi del settore - QdS

Formazione, tramonta l’Anfe uno dei grandi del settore

Michele Giuliano

Formazione, tramonta l’Anfe uno dei grandi del settore

mercoledì 26 Aprile 2017

Licenziamento per gli oltre 600 lavoratori dopo l’inchiesta su truffa e corsi di formazione d’oro. È solo l’ultimo tassello di un comparto falcidiato nell’ultimo anno da sprechi e ruberie

PALERMO – Il dramma continua. Mentre la politica tergiversa, facendo proclami che mai sono stati seguiti da fatti concreti, e l’Avviso 8 continua ad essere in bilico, in mano al responso del Tar, a cui sono giunti decine di ricorsi, adesso arriva la revoca definitiva dell’accreditamento all’Anfe, uno dei più grandi enti storici del sistema, che conta al proprio interno oltre 600 lavoratori, i quali rimarranno in mezzo ad una strada, con una lettera di licenziamento in mano e un futuro incerto verso cui guardare.
Un caso topico, in mezzo a decine di enti che sono rimasti fuori, al momento, dai finanziamenti, che potrebbero presto seguirne le orme e decidere di abbandonare le attività, dopo anni di incertezza. Il commissario straordinario dell’ente di formazione professionale Anfe, Costantino Garraffa, già a febbraio aveva avviato le procedure di licenziamento collettivo, anche a causa della mancanza di strumenti di sostegno al reddito alternativi.
Infatti, nessun riscontro ha ricevuto l’istanza di concessione di Cassa integrazione in deroga dal 3 settembre 2016 al 31 dicembre 2017, che avrebbe dato respiro a lavoratori e famiglie senza stipendio da troppo tempo.
A marzo i dipendenti dell’Anfe Sicilia, hanno quindi proclamato uno sciopero “perché – si legge in una nota – vivono in continue incertezze sia economiche che giuridiche. Nonostante infatti sono in corso di svolgimento i percorsi formativi Iefp, i lavoratori non percepiscono da diverso tempo gli stipendi”.
E il governo regionale sembrava essere orientato a salvare dipendenti e corsi dell’Anfe, nonostante l’indagine penale sull’ex presidente Paolo Genco, che ha lasciato la guida dell’ente. “Bisogna salvaguardare i lavoratori dell’Anfe e i corsisti” – avrebbe detto il presidente della Regione Rosario Crocetta in un incontro con Garraffa, mostrando piena disponibilità da parte del governo siciliano ad interloquire con costanza sia con l’ente che con i sindacati affinché si trovino delle soluzioni che non facciano del male a nessuno.
“Riscontriamo una buona sinergia nell’amministrazione e nel presidente Crocetta – commenta il commissario Costantino Garrafa –, andiamo avanti con trasparenza e fiducia”.
E invece, tutto sembra essere finito, e l’ente è stato abbandonato a se stesso, e con lui i lavoratori. Il ciclone che ha colpito i dirigenti dell’ente, pochi mesi fa, all’inizio dell’anno in corso, ha travolto tutto lasciando solo “morti”. Appena lo scorso gennaio, infatti, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare applicativa degli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il tribunale di Trapani, nei confronti del legale rappresentante Paolo Genco. Con lui le manette sono scattate anche per Baldassare Di Giovanni, ritenuti responsabili dell’indebita percezione dal 2010 al 2013 di contributi pubblici a carico della Regione Siciliana e dell’Unione Europea per oltre 53 milioni di euro.
Dalle indagini svolte dai finanzieri è emerso, secondo l’accusa, che il responsabile dell’ente di formazione siciliano, in accordo insieme a Di Giovanni, titolare della “General Informatic Center” e della “Coreplast”, apparenti fornitori dell’Anfe aveva rendicontato all’ente erogatore (mediante la produzione di false fatture di acquisto) costi per beni e servizi mai effettivamente forniti. Tali cifre venivano poi reinvestite da Genco nell’acquisto di numerosi immobili, formalmente intestati in parte ad una società immobiliare, denominata “La Fortezza” di cui risulta amministratore lo stesso Di Giovanni e in parte ad una dipendente dell’Anfe, anch’essa coinvolta nella frode.

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