Smog, Regione siciliana col naso chiuso - QdS

Smog, Regione siciliana col naso chiuso

Rosario Battiato

Smog, Regione siciliana col naso chiuso

giovedì 04 Maggio 2017

Unione europea, ultimatum alla Sicilia. Senza soluzioni, la Commissione ricorrerà alla Corte di giustizia. Piano di tutela in ritardo di otto anni, intanto nell’Isola si continua a morire

PALERMO – La Sicilia è prigioniera della sua aria. A ispessire la matassa delle criticità relative alle emissioni degli inquinanti ci sono due procedure di infrazione (una a un passo dalla Corte di Giustizia Ue e dalle possibili sanzioni), il costante superamento dei limiti di legge e l’assenza di un piano di qualità in ritardo di almeno 8 anni e che soltanto nei prossimi mesi sarà operativo. A pagarne le conseguenze, come sempre, sono i siciliani che dall’aria ricevono malattie respiratorie, cardiocircolatorie e tumore del polmone.
La qualità dell’aria siciliana è da anni sotto la lente di ingrandimento della Commissione Ue. E non poteva essere altrimenti, considerando che proprio le misure per contrastarla – cioè il famoso piano regionale per la tutela della qualità dell’aria – sono state assenti per anni e soltanto recentemente si sta tentando di metterle in campo. In particolare, il piano regionale è stato recentemente definito dall’Arpa – il direttore Francesco Licata di Baucina nominato commissario ad acta per la definizione del piano con nota assessoriale del 12 febbraio 2015 – ed è stato apprezzato dalla giunta regionale un paio di mesi fa (delibera n.77 del 23 febbraio).
La definitiva applicazione dello strumento, che l’assessore Croce ha affidato all’Arpa per “la perdurante inerzia – si legge in una nota – del dipartimento regionale dell’Ambiente”, dovrebbe permettere di migliorare la qualità dell’aria nei prossimi anni e “poiché il Piano persegue l’obiettivo di predisporre il quadro conoscitivo e di intervento che riguarderà le politiche per la qualità dell’aria dei prossimi anni – si legge nella nota –, con la sua adozione ed approvazione sarà possibile per la Regione siciliana superare le censure mosse dall’Ue”.
E di tempo a disposizione ce ne sarebbe stato veramente tanto dal momento che la direttiva europea in materia, attuata in Italia con il decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155, risale a quasi un decennio fa. Si tratta della 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e prevede, all’articolo 9, piani e misure “per il raggiungimento dei valori limite e dei livelli critici, per il perseguimento dei valori obiettivo e per il mantenimento del relativo rispetto”. Inoltre, individua nelle Regioni le “autorità competenti – è riportato nella delibera  – per effettuare la valutazione della qualità dell’aria e per la redazione del Piano di risanamento della qualità dell’aria” nelle aree che hanno visto superamenti dei valori limite. Attualmente il piano, come confermato al QdS dall’assessore Croce, è sottoposto alla procedura di Vas (valutazione impatto ambientale) e dovrà poi essere adottato dalla giunta per diventare lo strumento di riferimento per la qualità dell’aria nei prossimi dieci anni.
La Regione, intanto, continua a rischiare. La scorsa settimana la Commissione europea ha inviato all’Italia un “parere motivato” per il superamento dei limiti giornalieri delle emissioni nocive di particolato in ben 30 zone di rilevamento con il coinvolgimento di diverse regioni tra cui anche la Sicilia.
Si tratta del secondo atto della procedura di infrazione e se entro due mesi l’Italia non convincerà l’Ue di essere attiva sul fronte del contenimento delle emissioni tramite i piani di miglioramento della qualità dell’aria, allora Bruxelles potrebbe passare all’atto successivo, quindi ricorrere alla Corte di Giustizia Ue, atto che potrebbe far scattare le temute sanzioni anche in questo settore.
La procedura di infrazione in questione fa riferimento alla “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente” in relazione al superamento dei valori limite di pm10, ma per l’Isola ce n’è anche un’altra che riguarda, sempre nell’ambito della stessa direttiva 2008/50/CE, l’obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2). Guarda caso questi due inquinanti, particolato e biossido di azoto, ai quali si aggiunge anche l’ozono, sono quelli che, nell’ultimo annuario Arpa, hanno fatto registrare i maggiori superamenti dei limiti di legge nel triennio in considerazione (2012-2015).
A confermare questa tendenza a livello locale, c’è stata una recente segnalazione di Legambiente che, tramite il direttore generale nazionale Stefano Ciafani, il vicepresidente regionale Enzo Parisi e il presidente del circolo di Siracusa Paolo Tuttoilmondo, ha richiesto “nuove norme contro le emissioni industriali, il Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria e prescrizioni più stingenti per le industrie”. L’associazione del Cigno, a fronte del complesso quadro di norme a tutela della qualità dell’aria, ha richiamato l’attenzione sugli episodi di emissioni inquinanti a forte impatto odorigeno che “anziché diminuire si verificano con sempre maggiore frequenza”. In tal senso “ne sono un recente esempio – ha sottolineato Enzo Parisi – le elevatissime emissioni di idrogeno solforato ed idrocarburi, che sono state segnalate in questi giorni (fine di aprile, ndr) nel quadrilatero industriale di Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta”.

A soffrire, tuttavia, è l’intera Sicilia
. Gli ultimi dati relativi alla qualità dell’aria e mortalità nelle province italiane sono stati studiati dal progetto Viias (valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario), patrocinato dal ministero della Salute del 2015, che ha stimato nel 2010 un tasso di mortalità compreso tra 3 e 7 per 100 mila abitanti nelle province isolane (dato più alto a Siracusa), ma con previsioni sul 2020 che possono arrivare fino a 60 nella provincia aretusea in uno degli scenari di rischio analizzati. Anche per il biossido di azoto i pericoli maggiori si concentrano nella provincia che ospita il più grande polo petrolchimico d’Europa con un tasso di mortalità ipotizzato in 16 per 100 mila abitanti. Più diffuso il rischio ozono che nel 2010 ha visto un tasso di mortalità compreso tra 4 e 6 in tutte province isolane e che per il 2020 si assesta intorno a 3. 
 


Dall’Enea nuovo strumento per controllare l’atmosfera
 
PALERMO – Arriva dall’Enea una grande mano per il monitoraggio delle emissioni. Si tratta di “un nuovo sistema di previsione oraria dell’inquinamento atmosferico – si legge in una nota dell’Agenzia – a 3-5 giorni su aree grandi come un piccolo comune italiano, un livello di dettaglio mai raggiunto prima su scala nazionale”. Uno strumento utilissimo per supportare le politiche e le azioni in materia di qualità dell’aria dei ministeri dell’Ambiente e della Salute e delle amministrazioni locali.
“Questo strumento – ha spiegato Gabriele Zanini, responsabile della divisione Enea Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali – permette di elaborare previsioni dell’inquinamento a breve termine con un dettaglio territoriale di 4×4 km. In questo modo, anche il piccolo comune può conoscere la qualità della sua aria e affrontare in modo efficace e tempestivo l’emergenza smog”.
L’Agenzia ha inoltre attivato una mappa degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, specificando che gli studi dell’Agenzia hanno “rilevato che l’inquinamento – ha sottolineato Carmela Marino, responsabile della divisione Enea Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute dell’uomo – accorcia la vita di ciascun italiano di 10 mesi in media: 14 per chi vive al nord, 6,6 al centro e 5,7 al sud e nelle isole. Ma i valori di mortalità più elevati al settentrione vanno letti alla luce della maggiore disponibilità di dati rispetto al resto d’Italia”.
L’inquinamento, in altri termini, resta il fattore ambientale di maggiore rischio per la salute umana con 85 mila morti premature stimate in Italia, il record in Europa con un danno economico complessivo di circa 97 miliardi di euro, una perdita della ricchezza del 4,7%.
 

 
Il ministro Galletti: “Sanzioni? No, preoccupa di più la salute dei cittadini”
 
PALERMO – Il ministro dell’Ambiente Galletti anticipa i contenuti che costituiranno la lettera di risposta dell’Italia alla Commissione Ue in seguito al parere motivato, secondo stadio della procedura di infrazione sul superamento da Pm10.
In primo luogo “stiamo affrontando dal primo giorno – ha osservato il ministro – la questione dei superamenti nei livelli di inquinanti nelle nostre città del bacino padano, ma anche di altre aree italiane”.
Per Galletti in cima alle preoccupazioni del governo non ci sono i rischi di una sanzione europea, ma il rischio per “la salute dei cittadini e la qualità dell’ambiente”.
Al Nord si è già al lavoro. “Abbiamo già definito con le Regioni padane un accordo che sarà implementato con nuovi interventi concordati e coordinati e siglato in giugno in occasione del G7 Ambiente a Bologna”.
Si opera anche a livello nazionale con “interventi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici privati e pubblici e quindi per ridurre le emissioni civili, interventi per la mobilità sostenibile pubblica e privata con particolare riferimento a quella elettrica e ciclabile”.
Si tratta di azioni mirate perché “sappiamo tutti che lo smog non si combatte da un giorno all’altro, ma solo con misure strutturali e coordinate sul territorio che a lungo purtroppo sono mancate”.

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