Gran Bretagna, Theresa May donna sola al comando - QdS

Gran Bretagna, Theresa May donna sola al comando

Carlo Alberto Tregua

Gran Bretagna, Theresa May donna sola al comando

giovedì 11 Maggio 2017

Scioglie la Camera e decide

Il guaio del nostro Paese è l’incapacità di decidere da parte dei vertici delle istituzioni nazionali, regionali e locali perché stanno sempre con l’orecchio teso alla eco che proviene dal popolo. Si comportano come somari che hanno bisogno di essere bastonati per percorrere la strada, anziché come persone dotate di cervello che hanno studiato i valori etici e conoscono il proprio dovere: quello di fare l’interesse generale.
Ed è proprio questo il nodo della questione: fare l’interesse generale, mentre costoro sono sensibili alle richieste  delle categorie di privilegiati,  una stretta minoranza. Queste, per mantenere i privilegi, impediscono una legislazione ed una gestione della Cosa pubblica che venga incontro alle esigenze di una Comunità: fare sviluppo, produrre ricchezza, distribuirla equamente fra le fasce sociali, creare occupazione e sostenere con un vero welfare i bisognosi.
Invece che perseguire quanto descritto, sinistrorsi e destrorsi (il centro non conta più) continuano a blaterare che non ci voglia una sola persona al comando, mentre è noto che una nave funziona bene quando c’è un bravo capitano.

In molti Paesi industriali sviluppati vi è una sola persona al comando, non importa che vi sia arrivata con una legge elettorale selettiva o con altro tipo di legge elettorale.
Negli Stati Uniti, in Francia, in Gran Bretagna, in Svezia, in Austria, in Giappone e in altri Paesi, le leggi elettorali selezionano senza manfrine chi debba governare. Questa è vera democrazia: eleggere la persona che governa con una propria maggioranza, che può cambiare alla seguente legislatura.
La Gran Bretagna è uno dei Paesi ove vi è una sola persona al comando, con la legge maggioritaria fortemente selettiva, per cui partiti con il 15% dei voti, come i liberali, spesso hanno pochi deputati alla Camera.
In quel Paese, i Lords non contano nulla, o quasi, perché sono tutti nominati dalla Regina (o dal Re). Le funzioni legislative e la fiducia appartengono alla sola Camera dei deputati, così come prevedeva la riforma costituzionale italiana improvvidamente bocciata dal popolo ignorante.
 

Colà è il primo ministro che decide quando sciogliere la Camera e indire nuove elezioni, come è stato il caso di Theresa May che le ha indette per il prossimo 8 giugno.
E’ vero che è stata necessaria la convalida dei due terzi dei membri della Camera, ma quando si tratta di interpellare il popolo, quasi tutti i partiti, di governo o di maggioranza, sono d’accordo.
In quel Paese, purtroppo, dopo l’éra di Tony Blair, un moderno liberaldemocratico laburista, che ha fatto progredire fortemente lavoro e occupazione, quel partito è caduto nelle mani dei sinistrorsi, il cui attuale leader è Jeremy Corbyn, e lo ha fatto precipitare ai minimi storici del consenso. Ulteriore batosta riceverà il prossimo 8 giugno.
In Francia, Emmanuel Macron ha vinto a mani basse il ballottaggio, con il 66% dei voti, riportando al vertice il suo non partito, dopo aver cacciato i vecchi partiti di destra (repubblicano) e di sinistra (socialista) e battuto il Front National di estrema destra.

Theresa May non è come l’Iron Lady, cioè Margaret Thatcher, non è d’acciaio ma di ferro. Avrà il compito non facile di contrattare l’uscita di quel Paese dall’Ue entro il 29 marzo 2019, ai sensi dell’articolo 50 del Trattato.
Cuore della trattativa saranno i 100 miliardi dovuti all’Ue. Non si capisce, però, perché l’Europa abbia fatto accumulare questa ingente massa di crediti anziché esigerli anno per anno.
La Thatcher tagliò le Trade Unions (sindacati), fece le riforme strutturali, privatizzò, senza guardare in faccia nessuno: la fortuna della Gran Bretagna. Lo stesso vuol fare la May.
Ecco cosa serve all’Italia: una persona che decida senza compromessi, senza accordi di caminetto, senza continuare a dare mangime ai privilegiati, ma diffondendo equità e giustizia tra le fasce sociali in un clima costruttivo e favorevole allo sviluppo, alla ricchezza e all’occupazione, col taglio dell’enorme evasione ed un modo efficace per riscuotere la morosità di cui nessuno parla.

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