Statuto speciale, non c'è niente da festeggiare - QdS

Statuto speciale, non c’è niente da festeggiare

Raffaella Pessina

Statuto speciale, non c’è niente da festeggiare

martedì 16 Maggio 2017

Crisi nera per la Sicilia dei privilegi: nel 2016 entrate tributarie -50 mln. Autonomia utile solo a pochi, fallimento morale e materiale

PALERMO – Autonomia siciliana: croce e delizia. Lo Statuto della Sicilia compie 70 anni e ieri in occasione della Festa dell’Autonomia siciliana, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha conferito la medaglia d’oro al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci e ai poliziotti che lo salvarono da un agguato; al giornalista Paolo Borrometi; al direttore dell’Asp di Palermo Antonio Candela; al missionario laico Biagio Conte e all’imprenditrice Elena Ferraro.
La cerimonia si è svolta ieri pomeriggio a Palermo al Teatro Politeama. La festa è stata più che altro l’occasione per riflettere sullo Statuto della Sicilia, uno strumento che sarebbe per molti da rivedere e soprattutto aggiornare. Il perché è abbastanza chiaro: nonostante le prerogative concesse con il regio decreto del 1946, prima ancora che venisse proclamata la Repubblica, la Sicilia non è stata in grado di recuperare il gap di arretratezza rispetto alle altre regioni italiane, soprattutto quelle ad autonomia speciale, che avevano ottenuto la specialità proprio perché arretrate come la Sicilia. In tutti questi anni Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, si sono riprese, mentre al Sicilia è rimasta al palo al punto che ci si chiedere che senso abbia l’autonomia. È la prima volta che vengono premiati i siciliani che hanno tenuto alto il nome della propria regione, negli anni passati non è mai accaduto. E la prossima settimana anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parteciperà alla seduta solenne che si terrà all’assemblea regionale siciliana fissata per il prossimo 26 maggio. Il movimento “Noi siciliani liberi” in un comunicato ha dichiarato che non festeggerà questa ricorrenza.
 
“Noi aspettiamo la Festa dell’Indipendenza. Lasciamo questa commemorazione agli unitaristi ossessionati. La lasciamo volentieri agli autonomisti più o meno intruppati negli schieramenti italiani di centro-destra e centro-sinistra”. Nella nota sono riuniti tutti i motivi per cui essere scontenti di questa specialità siciliana: “La Sicilia è al collasso, il 70% di disoccupazione giovanile e le 12 ore per andare in treno da Palermo a Trapani rappresentano il fallimento ormai definitivo di ogni forma di appartenenza della Sicilia all’Italia. Basta, non ne parliamo più. Per anni abbiamo chiesto l’attuazione dello Statuto e – chissà – come tappa intermedia, verso l’indipendenza, qualche articolo potrebbe ancora esserci utile. Ma non si celebra un fantasma o un cadavere. Lo Statuto è morto, nel 1956, con la soppressione dell’Alta Corte. L’Autonomia si è persa poi piano piano per strada. Il fallimento della Sicilia non è solo materiale, ma soprattutto morale, con gran parte della sua classe dirigente, anche tra i giuristi, che si parlano addosso come parrucconi per riformare un’autonomia che non c’è più. La Sicilia è una colonia, solo un cieco non se ne accorgerebbe”.
 
Critica anche Lucia Pinsone di Vox Populi: “Un compleanno tra i peggiori, questo dell’Autonomia siciliana. Disoccupazione alle stelle, economia bloccata, sanità che funziona per isole felici, formazione che non funziona affatto, disabili costretti a ricorrere al mondo dello spettacolo per vedere soddisfatte, almeno in parte, le proprie esigenze – è amaro l’elenco di Lucia Pinsone, presidente del movimento etico-politico Vox Populi – Però il presidente Crocetta pensa bene di abbandonare i palcoscenici televisivi per quello di un teatro per venirci a raccontare di una Sicilia che cresce e va nella direzione migliore possibile”.
Intanto, ieri, l’ennesima cattiva notizia per i conti dell’Isola. Nel 2016, le entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa sono diminuite di 49,8 milioni di euro per un totale di 11,29 miliardi di accertamenti a fronte degli 11,34 miliardi di previsioni definitive di competenza.
L’analisi è contenuta nel rendiconto per il 2016 al vaglio della Corte dei conti e parte dalla verifica della gestione delle entrate.il governo Crocetta ipotizza per il futuro indica “interventi di politica economica straordinari”, con l’obiettivo di “neutralizzare gli effetti esiziali” determinati dalla crisi economico-finanziaria degli ultimi anni.
Nuove imposte per i siciliani?
Et voilà!

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