Datemi una leva e solleverò... l'Economia - QdS

Datemi una leva e solleverò… l’Economia

Carlo Alberto Tregua

Datemi una leva e solleverò… l’Economia

mercoledì 17 Maggio 2017

Dimenticato il principio di Archimede

Ricordate Archimede di Siracusa (287–212 a.C)? Era un matematico, fisico e inventore e fu un grande del suo tempo, tanto che i suoi insegnamenti l’Umanità li ha sempre utilizzati e li continua a utilizzare. “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, oppure, “Ho trovato”, riferito al principio fisico secondo cui un oggetto immerso nell’acqua riceve una spinta dal basso verso l’alto pari alla massa spostata.
In economia, il principio della leva è molto diffuso: si intende la capacità di moltiplicare l’effetto di un’azione. Questo principio è ignorato (forse perché non lo conoscono) dai politici, in quanto essi hanno la vista corta, non lavorano per il futuro e le generazioni che verranno, bensì per mantenere il consenso, e quindi il potere, oggi per oggi.
Per cui, prendono decisioni per accontentare la gente, dandole il biscotto piuttosto che indurla a una moderazione dei bisogni effimeri in modo da investire seriamente sul futuro.

Così fanno molti Governi, compreso quello italiano. Quando si propina alla gente il falso principio relativo alla cosiddetta flessibilità, la menzogna è spudorata perché essa si dovrebbe denominare con il suo vero nome: si tratta, infatti, di indebitarsi di più, firmando altre cambiali che dovranno poi pagare figli e nipoti.
Il nostro Paese ha un enorme debito (2.260 mld, marzo 2017), secondo solo a quello della disastrata Grecia, che ancora costa relativamente poco (circa 65 miliardi di interessi) perché i tassi sono bassi. Ma quando essi torneranno al loro livello normale, in parallelo con l’inflazione al 2 e più per cento, il costo del debito sovrano salirà al suo standard normale: ottanta miliardi.
Ora, se la spesa pubblica fosse indirizzata al sostegno di investimenti nel settore privato, anche mediante il credito d’imposta, e alla costruzione di infrastrutture, nonché alla riparazione idrogeologica del territorio, la relativa decisione sarebbe più che giusta, anche in osservanza del principio keynesiano. Invece, la spesa pubblica è orientata verso la distribuzione ai privilegiati di risorse che non hanno ritorno in termini di sviluppo.
E l’incapacità del Governo di allontanare i privilegiati è la colpa più grave che esso ha.
 

Luigi Enaudi (1874–1961) sosteneva che il denaro del contribuente è sacro. Ma di questa sacralità né il Governo centrale e neppure le Giunte regionali e comunali rendono conto, perché anziché valorizzare al massimo ogni euro incassato per tributi, lo disperdono a valle in spesa corrente. Quest’ultima è la nemica dello sviluppo, perché gli sottrae cospicue risorse.
Che c’entra questo ragionamento con la leva di Archimede? Lo avevamo già accennato: la leva economica è il cardine dello sviluppo. Ogni euro investito in attività produttive o in infrastrutture muove 5 euro. Ogni euro investito nella spesa corrente muove a malapena un euro. Dunque, risulta evidente come Governo, Regioni e Comuni dovrebbero destinare alla prima delle due spese le massime risorse. Ma così facendo potrebbero perdere consensi, perciò non lo fanno.
Insomma, nel confronto fra l’oggi e il domani vince il primo, perché porta a partitocrati ottusi un vantaggio immediato. Siccome però a ogni vantaggio corrisponde uno svantaggio, quest’ultimo viene addossato sulle spalle dei giovani che verranno.

Ecco spiegato, in soldoni, perché l’Italia quest’anno crescerà dello 0,9% mentre la media europea è attestata all’1,7% e la stella risulta la Spagna con il suo 2,8%. Una Spagna dove il lavoro è totalmente libero, dove il Governo presieduto da Mariano Rajoy investe tutte le risorse possibili in infrastrutture, ove il turismo è una cosa seria in tutto il Paese, soprattutto nei due gruppi di isole (Baleari e Canarie) ove addirittura è stata ottenuta una fiscalità di vantaggio che, per esempio, la Sicilia non ha mai chiesto né per sé stessa, né per le 14 isole che la circondano.
Sul Welfare un’osservazione: è giusto e doveroso assistere i poveri e i bisognosi. E l’ultima legge sul reddito d’inclusione è positiva. Tuttavia, al suo interno vi sono abusi di ogni genere, perché i furbetti in Italia abbondano. Cosicché vengono assistiti tanti cittadini che non avrebbero il diritto alla medesima assistenza.
La leva economica viene usata poco. Per cui i cittadini dovrebbero darne una vera in testa ai politici sordi.

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