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Palermo – Tecnis, proteste dei lavoratori. I sindacati: “Rischio chiusura”

Gaspare Ingargiola

Palermo – Tecnis, proteste dei lavoratori. I sindacati: “Rischio chiusura”

giovedì 25 Maggio 2017

L’azienda è in gravi difficoltà economiche e i lavori nei cantieri del capoluogo procedono a rilento. Dopo il sit-in per chiedere gli stipendi arretrati, oggi gli operai sciopereranno ancora

PALERMO – Anello ferroviario, avanti piano. Molto piano. Continua a essere convulsa la situazione dei cantieri palermitani gestiti dalla Tecnis, di recente sgravata dal peso dell’amministrazione giudiziaria ma sempre in grande ambascia economica non solo sul fronte del capoluogo ma anche negli altri cantieri della Penisola.
 
Giorno 11 c’è già stato un primo sciopero nazionale di 8 ore indetto da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, ieri altro sit-in di protesta davanti la Prefettura di Palermo: i lavoratori hanno chiesto gli stipendi arretrati “che vantano da più di un anno”. Secondo i sindacati “la società catanese, che ha 500 dipendenti, rischia di chiudere i battenti, nonostante vanti crediti per 40 milioni da varie amministrazioni, tra le quali il Comune di Roma, l’Anas, l’Autorità portuale di Genova e Rfi-Comune di Palermo. La situazione dell’azienda rischia di avere ripercussioni anche sulle opere attualmente in esecuzione, lavori strategici come la realizzazione della metropolitana di Catania, del nuovo ospedale della città etnea e la realizzazione dell’anello di Palermo”.
 
Secondo quanto riferito dalle parti sociali, di recente Ferrovie ha avviato il pagamento alla Tecnis degli Stati di Avanzamento Lavori (Sal) 23 e 24 maturati negli ultimi mesi: “Il primo – hanno spiegato Piero Ceraulo e Francesco Piastra per la Fillea Cgil Palermo e Ignazio Baudo e Salvatore Puleo per la Feneal Uil -, da 1 milione 300 mila euro, andrà quasi interamente ai subappaltori. Il secondo, da 1 milione, resterà in azienda. I lavoratori hanno stabilito, pertanto, insieme alle organizzazioni sindacali, di chiedere che i soldi degli incassi delle fatture vadano oltre che ai fornitori anche alle maestranze impegnate. Aspetteremo un primo saldo degli stipendi”. Con il sit-in di ieri “al prefetto chiediamo – ha detto Ceraulo – che gli introiti dei lavori eseguiti a Palermo siano vincolati al pagamento delle maestranze palermitane”.

Stamattina gli operai parteciperanno allo sciopero nazionale dell’edilizia con un corteo di protesta alle 10 che si terrà a Palermo su base regionale. Intanto i cantieri vanno avanti a singhiozzo. A causa di un refuso dell’Ufficio Traffico momentanea doccia fredda, martedì, per gli esercenti e i residenti di via Emerico Amari, la zona forse più colpita dai disagi e dal crollo dei fatturati delle attività commerciali. Gli uffici, infatti, avevano emesso un’ordinanza che prorogava l’area di cantiere lungo la cosiddetta “area 4” di via Amari, nel tratto tra via Principe di Scordia e via Crispi, fino al 30 settembre e non più fino al 31 luglio come previsto inizialmente. Un brutto colpo per chi già è stato costretto a sopportare lavori che viaggiano con tre anni di ritardo. Ieri, per fortuna, l’ufficio Traffico con una nuova ordinanza ha corretto l’errore ripristinando la data del 31 luglio.
 
Pressato anche dal clima elettorale, il sindaco Leoluca Orlando, nel frattempo, prova a recuperare un po’ di consenso nei quartieri in trincea. In questi anni, infatti, l’Amministrazione comunale, nonostante le grandi opere come il passante e l’anello non siano sotto la diretta responsabilità di Palazzo delle Aquile, ha fatto comprensibilmente da parafulmine alla rabbia dei cittadini. Dopo aver ottenuto come uno degli ultimi atti del Consiglio comunale l’approvazione degli sconti sulle tasse per i negozianti intrappolati dalle transenne, Orlando ha scritto e distribuito una lettera aperta ai commercianti e ai residenti di via Sicilia per spiegare la sua posizione su cantieri e azienda.
 
Lettera che nei prossimi giorni sarà distribuita anche nelle altre zone. “Il contratto per la realizzazione dell’anello ferroviario, che abbiamo trovato già sottoscritto nel 2012 con l’avallo dell’amministrazione Cammarata – ha scritto il primo cittadino – sembra essere stato scritto per ottenere il minimo risultato, causando il massimo disagio ai cittadini. Un contratto adatto a lavori da realizzare in aperta campagna e non in un centro urbano. Il contratto, infatti, è stato sottoscritto quando il sindaco Cammarata era commissario straordinario per la mobilità (da ottobre 2002, ndr), con poteri e fondi straordinari. È un contratto folle che prevedeva l’occupazione simultanea di tutte le aree, senza garantire velocità dei lavori e soprattutto impedendo forme di controllo da parte del Comune e dei cittadini”.
 
Una situazione “aggravata dalla crisi finanziaria dell’azienda che ha ulteriormente rallentato i lavori fino sostanzialmente a fermarli”. Orlando ha ricordato che “già per cinque volte il Comune ha chiesto a Rfi di procedere alla rescissione del contratto”. In questi ultimi mesi inoltre “abbiamo finalmente ottenuto la liberazione di alcune aree come piazza Castelnuovo e viale Campania”.
 
Pertanto, “mentre torniamo a chiedere per l’ennesima volta che sia rescisso il contratto con un’azienda che evidentemente ha gravissime difficoltà a portare avanti i lavori, il Comune valuterà come intervenire per sostenere legalmente quei cittadini, soprattutto commercianti, che hanno subito un evidente danno economico in questi anni”.

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