Comuni virtuosi: sei aghi in un pagliaio - QdS

Comuni virtuosi: sei aghi in un pagliaio

Eleonora Fichera

Comuni virtuosi: sei aghi in un pagliaio

sabato 27 Maggio 2017

Soltanto sei Enti locali siciliani su 390 hanno chiesto e ottenuto l’adesione all’Associazione nazionale. Consumo di suolo, gestione dei rifiuti e buone pratiche amministrative: Isola bocciata

PALERMO – “Intervenire in difesa dell’ambiente, migliorare la qualità della vita e tutelare i beni comuni, intesi come beni naturali e relazionali che appartengono all’umanità”. Partendo da questi principi ispiratori, nel maggio 2005 è nata, a Vezzano Ligure (La Spezia), l’Associazione nazionale dei Comuni virtuosi. Un rete composta di Enti locali che si impegnano a sperimentare politiche d’amministrazione improntate su sostenibilità ambientale e rispetto del territorio, e a metterle in circolo secondo l’ottica di condivisione delle buone pratiche. All’interno dell’Associazione, infatti, vengono individuati i modelli da valorizzare e promuovere per far sì che anche altre Amministrazioni possano conoscerli e condividerli.
Al momento della nascita, facevano parte del sodalizio solo quattro Comuni in tutta Italia: Monsano (Ancona), Colorno (Parma), il già citato Vezzano Ligure e Melpignano (Lecce). Oggi, a dodici anni di distanza, ad aderire alla rete sono 98 Enti locali. Novantotto Amministrazioni che hanno deciso di impegnarsi per una gestione sostenibile del proprio territorio, con la volontà di diffondere nuovi stili di vita, attuando progetti all’avanguardia e promuovendo la partecipazione attiva dei cittadini. Alla base, la consapevolezza dei vantaggi derivanti da una corretta amministrazione: dai risparmi in termini economici al potenziamento dei servizi offerti, con conseguente miglioramento generale della qualità della vita.
Cinque le macro aree nelle quali i Comuni virtuosi sono chiamati a intervenire: gestione del territorio (seguendo il principio del “no consumo di suolo” e della rigenerazione urbana, partendo dal recupero delle aree dismesse, dalla messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato e dalla riqualificazione degli edifici), efficienza ecologica (attraverso interventi di risparmio energetico che riducano gli sprechi), rifiuti (promozione della raccolta differenziata, del porta a porta e delle isole ecologiche), mobilità sostenibile (incentivando servizi come car sharing, car pooling e trasporto pubblico integrato), nuovi stili di vita (diffondendo, per esempio, la cultura dell’alimentazione biologica, dell’autoproduzione e del commercio equo solidale).

Ma come si diventa Comuni virtuosi?
Per prima cosa serve la volontà: bisogna infatti separarsi dai metodi “classici” di amministrazione, portando avanti campagne innovative e progetti basati sui principi ispiratori dell’Associazione. Per farne parte occorre dimostrare di essere in grado di raggiungere risultati ottimali negli ambiti di riferimento. Vengono ammessi, infatti, esclusivamente “i Comuni che si impegnano a proteggere il capitale naturale e culturale del proprio territorio, attraverso politiche concrete nel campo della sostenibilità ambientale, urbanistica, sociale e di tutela dei beni comuni”. Solo una volta intrapresa questa strada, l’Ente interessato può inoltrare richiesta d’iscrizione all’Associazione che si occuperà di valutarne la validità. In caso di risposta positiva occorrerà versare ogni anno una piccola quota associativa (150 € per Comuni fino a 3.000 abitanti; 300 fino a 5.000 abitanti; 500  fino a 10.000; 700 fino a 15.000; 1.300 fino a 30.000 abitanti; 2.000 fino a 50.000; 3.000 fino a 100.000 abitanti; 4.000 oltre ai 100.000; 500 per le  Unioni di Comuni).
Una volta iscritto, l’Ente locale dovrà continuare a mettere in atto le buone pratiche ma non sarà più solo: potrà infatti far tesoro di esperienze e iniziative degli altri Comuni che compongono la rete.
Per avere un’idea di quanti benefici possano arrivare dall’iscrizione basta dare una rapida occhiata al sito web, trasformatosi negli anni in un grande contenitore che raccoglie premi e traguardi raggiunti dagli associati. Strategie e modelli d’amministrazione vincenti che dovrebbero far gola a tutti gli Enti locali. Soprattutto a quelli sopraffatti da cattive gestioni e difficoltà economiche che mettono a repentaglio i servizi base. Situazione, questa, che accomuna la maggior parte dei Comuni siciliani.
Ci sarebbe da aspettarsi, quindi, che gli Enti locali isolani facessero a gara per entrare a far parte dell’Associazione, in modo da riuscire a sposare pratiche amministrative più efficienti, capaci di dare un taglio alle spese e di permettere nuovi investimenti. Eppure, i Comuni siciliani sembrano non volerne sapere di diventare “virtuosi”. Dei 390 Enti isolani, solo 6 fanno parte dell’Associazione: Aci Bonaccorsi (Catania), Collesano (Palermo), Ferla (Siracusa), Lampedusa e Linosa (Agrigento), Petrosino (Trapani) e Regalbuto (Enna). Tra questi, nessun capoluogo di provincia.
I “magnifici sei” sono una dimostrazione palese di quanto bene faccia entrare nella rete dei virtuosi. È sufficiente dare un’occhiata ai risultati raggiunti: dagli incrementi nelle percentuali di raccolta differenziata e del porta a porta ad Aci Bonaccorsi e Ferla, al progetto per il nuovo ecocentro di Petrosino, solo per citarne qualcuno. Piccoli passi ma fondamentali per una regione dove la percentuale di differenziata, secondo gli ultimi dati forniti dall’Ufficio speciale per il Monitoraggio della Regione, è ferma al 21% (la media nazionale era del 47,5% nel 2015, ma in attesa di nuovidati ufficiali, e vista la recente crescita del servizio certificata da Legambiente, possiamo ipotizzare percentuali maggiori per il 2016). Nell’Isola solo 23 Comuni su 390 sono riusciti a raggiungere l’agognata quota 65%, ma al di là di qualche mosca bianca la disastrosa gestione rifiuti continua a creare problemi su problemi.
C’è tanto da imparare, poi, anche in tema di mobilità sostenibile: piste ciclabili e servizi di car sharing efficienti sono ancora un’utopia nella maggior parte delle realtà locali. Ce lo ricordano, periodicamente, le classifiche nazionali sul tema, in cui i Comuni isolani si piazzano sempre agli ultimi posti.
Vista la situazione, le opportunità di miglioramento offerte dall’Associazione dei Comuni virtuosi dovrebbero essere colte al volo. Ma aderire alla rete “richiede – ha dichiarato al Qds qualche tempo fa il coordinatore Marco Boschini – un’assunzione di responsabilità e di consapevolezza maggiori dell’ordinario”. Responsabilità che, a quanto pare, gli amministratori siciliani non sono disposti ad assumersi. Davanti alla cecità di chi ci governa, l’Associazione dei Comuni virtuosi rischia rimanere solo un’occasione sprecata.
 

 
Il riutilizzo degli immobili contro la cementificazione
 
REGALBUTO (EN) – Entrare a far parte della rete, dicevamo, potrebbe essere un modo per risollevare le sorti degli Enti locali siciliani. I sei Comuni che hanno aderito, sono dimostrazioni evidenti di come, seguendo le linee guida dell’Associazione, si possano raggiungere risultati positivi in poco tempo. Con i suoi 7.277 abitanti, Regalbuto, per esempio, ha saputo incarnare alla perfezione uno dei principi base della rete: una gestione del suolo pubblico basata sul recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio già esistente.
Seguendo quest’ottica, è stato il primo Comune della provincia ennese che ha deciso di sfruttare le nuove norme sull’urbanistica della Regione Sicilia per il rilancio edilizio del suo centro storico. L’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Francesco Bivona, ha messo in atto un Piano di recupero che punta sul riutilizzo degli immobili già esistenti in centro per bloccare l’allargamento verso le zone periferiche, evitando così un eccessivo consumo di suolo (oltre a un inutile dispendio di risorse pubbliche).
“È un obiettivo prioritario – ha dichiarato Bivona – che la nostra Amministrazione riesce a portare a compimento con un notevole sforzo. Il lavoro concluso egregiamente dall’ufficio Urbanistica del Comune ha permesso innanzitutto di schedare tutti gli immobili del centro con fotografie e documenti di supporto e classificarli secondo le condizioni reali, diversificandoli in monumentali, qualificati e non qualificati. In quest’ultimi, che sono la maggior parte degli immobili in centro storico, sarà possibile intervenire con demolizioni e ricostruzioni che permetteranno il graduale riutilizzo di molte abitazioni abbandonate”.
“Questo strumento – ha aggiunto – rappresenta la possibilità di recupero di manufatti fatiscenti che, al di là del riuso, determineranno anche un maggiore patrimonio sia privato, sia in termini di gettito pubblico. Con questo piano abbiamo posto le basi per il riavvio dell’edilizia locale”.
Un progetto, quindi, che parte da un principio che molti amministratori spesso dimenticano: “riqualificare è meglio che cementificare”.
 


I risultati di Ferla (Sr) per la gestione dei rifiuti
 
FERLA (SR) – Il sesto e ultimo (almeno per il momento) Comune siciliano che è entrato a far parte del circolo dei virtuosi, è Ferla. “L’ingresso di Ferla nell’Associazione – ha dichiarato in occasione dell’iscrizione il sindaco Michelangelo Giansiracusa – è stato possibile grazie al circuito di buone pratiche attivato negli scorsi anni dall’Amministrazione, ma soprattutto grazie alla comunità che, giorno dopo giorno, ha reso tale circuito proprio, in un dialogo costante con le istituzioni comunali”.
“Aderire a un network di comunità virtuose selezionate in tutta Italia – ha aggiunto – ci permetterà di migliorare la qualità della vita dei cittadini ferlesi, invitandoci alla condivisione e al confronto costruttivo con gli altri Comuni della rete, in un dibattito positivo verso una gestione sempre più sostenibile e partecipata dei nostri territori”.
I risultati, non sono tardati ad arrivare. Il mese scorso, Ferla è rientrato tra gli Enti siciliani che si sono distinti per le buone pratiche in tema di rifiuti e raccolta differenziata. In pochi mesi, grazie alle misure decise dall’Amministrazione comunale e alla collaborazione dei cittadini, le percentuali di differenziata hanno raggiunto il 50%.
L’impegno è valso al Comune un premio, ritirato alle Ciminiere di Catania durante il 9° Salone internazionale del “Progetto Comfort” dallo stesso sindaco.
“Un altro importante riconoscimento – ha dichiarato Giansiracusa in occasione della premiazione – che, nonostante tutti gli ostacoli e le criticità incontrate, ci suggerisce che la via intrapresa è quella giusta e occorre percorrerla con tenacia, passione e condivisione così come fatto finora”.
Le vie per mettere in atto politiche efficienti e lungimiranti, insomma, ci sono. A mancare, troppo spesso, sembrano essere consapevolezza e senso di responsabilità degli amministratori.

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