Ddl manovra, sì alla tassa Airbnb. Cedolare secca e aliquota al 21% - QdS

Ddl manovra, sì alla tassa Airbnb. Cedolare secca e aliquota al 21%

redazione

Ddl manovra, sì alla tassa Airbnb. Cedolare secca e aliquota al 21%

martedì 30 Maggio 2017

Approvato nei giorni scorsi in commissione Bilancio alla Camera l’emendamento proposto dal Pd. Viene stabilito che anche i portali online internazionali diventeranno esattori

ROMA – Via libera alla cosiddetta tassa Airbnb, la tassazione per gli affitti brevi. Chi offre per un periodo limitato di tempo una casa, un appartamento o una stanza in locazione, come tipicamente avviene sul noto sito Airbnb, verrà obbligato al versamento della cedolare secca con aliquota al 21%. Con un emendamento del Pd (Fregolent) al Dl manovra, approvato dalla commissione Bilancio della Camera, viene stabilito che anche i portali online internazionali diventeranno esattori. Infatti, anche le piattaforme online prive di stabile organizzazione in Italia dovranno agire come sostituti d’imposta e nominare un rappresentante fiscale per la riscossione.
In sostanza, i portali stranieri che dichiarano di non avere una stabile organizzazione in Italia certificano questa situazione nominando un rappresentante che si occuperà di trattenere la cedolare secca del 21% ogni volta che verrà prenotato un appartamento o una stanza sul loro portale. La cifra dovrà poi essere versata all’Agenzia delle Entrate.
Ma Airbnb si dice pronta a fare ricorso contro le nuove norme sulla cedolare secca. “Vogliamo pagare le tasse e semplificare le operazioni al Fisco, ma non possiamo operare come sostituti d’imposta – dice Matteo Stifanelli, Country manager di Airbnb Italia – Se la legge rimane questa siamo pronti a fare ricorso”.
Secondo i dati diffusi dall’azienda, Airbnb avrebbe prodotto in Italia 4,1 miliardi di euro totali per il Pil nel corso dell’ultimo anno in totale, così distribuiti: 621 milioni di euro di guadagni degli host e 3,5 miliardi di spese dei viaggiatori presso realtà economiche locali durante il loro soggiorno.
L’Agenzia delle Entrate ha sottolineato, dal canto suo, che i locatori che non si adegueranno alla tassa rischieranno una sanzione di oltre 2.000 euro, mentre per gli intermediari ci sarà una multa pari al 20% dell’ammontare non trattenuto a titolo di ritenuta operando come sostituto d’imposta.
Airbnb non si è opposto del tutto alla tassa, ma ha rilanciato con una proposta specifica per le piattaforme online. Stifanelli ricorda che ul “modello che ha dimostrato di funzionare molto bene, di semplificare la vita sia per chi affitta, sia per le amministrazioni, è quello della tassa di soggiorno. Airbnb in circa 250 giurisdizioni del mondo la raccoglie e la versa automaticamente per conto dei suoi ospiti”.
 

 
Federalberghi: “Al via bonifica di un mercato inquinato”
 
ROMA – “La definizione di una norma che mette ordine nella disciplina fiscale delle locazioni brevi costituisce un positivo passo avanti verso la bonifica di un mercato che è inquinato dagli abusivi e dalla concorrenza sleale”. Così il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, in merito dell’approvazione dell’art.4 della manovrina, che impone ai portali di prenotazione di riscuotere alla fonte una trattenuta del 21% su ogni contratto stipulato da soggetti non imprenditori. Entro novanta giorni, un decreto ministeriale dovrà definire criteri oggettivi per distinguere le attività imprenditoriali da quelle non imprenditoriali. “Anche questo aspetto è positivo, dice Bocca, e ci auguriamo che il decreto tragga spunto dalle buone prassi adottate all’estero, evitando che chi svolge l’attività in via continuativa possa continuare a nascondersi dietro un dito. L’unica nota critica – aggiunge Bocca -, è costituita dalla formulazione inerente l’imposta di soggiorno, che – nel prevedere giustamente l’applicazione dell’imposta anche per i turisti che alloggiano presso gli immobili in affitto – rischia di penalizzare le strutture ufficiali già tartassate dal fisco. Da domani – conclude Bocca – dovremo continuare a lavorare su altri aspetti, per garantire la tutela degli ospiti, dei vicini di casa, dei lavoratori e soprattutto della sicurezza pubblica, per evitare che le locazioni brevi offrano un comodo rifugio a chi vuole sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine”.

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