Il piano infrastrutturale ricorda la legge Obiettivo - QdS

Il piano infrastrutturale ricorda la legge Obiettivo

Carlo Alberto Tregua

Il piano infrastrutturale ricorda la legge Obiettivo

venerdì 02 Giugno 2017

Nel 2016 investimenti a -1,6 mld

È la solita manfrina. Il governo Gentiloni lancia una campagna mediatica con la quale inonda le orecchie dei cittadini annunciando un piano di infrastrutture dal 2018 al 2032 di ben 47 mld.
Ma intanto si registra un calo d’investimenti nel 2016 di 1,6 mld, perché la spesa corrente si è mangiata le risorse incassate ed ha assorbito il maggior indebitamento dello Stato chiamato in modo subdolo flessibilità.
Non è la prima volta che un presidente del Consiglio lancia roboanti proposte. In questi 70 anni tromboni ne abbiamo sentiti tanti e fra questi citiamo Silvio Berlusconi che per illusionismo non è stato secondo a nessuno.
Ricordate la Legge Obiettivo (L. 443/01) con la quale bisognava realizzare 735 interventi di interesse nazionale? Allora l’ex cavaliere giurò davanti al popolo italiano nel salotto di Vespa che avrebbe finanziato tali opere da realizzare nel seguente decennio.
Risultato: dei 735 interventi programmati, dopo 16 anni, ne risultano aggiudicati solo 378. 

Il conte Paolo Gentiloni Silveri, presidente del Consiglio, un galantuomo, ma pur sempre un politico, non ha resistito al piacere di lanciare una proposta analoga, tanto, avrà pensato, non sarà lui a dovere rispondere della mancata realizzazione di questo faraonico progetto, anche perché la dotazione di 47 miliardi comporterà l’inserimento di risorse nelle leggi di stabilità di ogni anno.
In quella che dovrà essere redatta entro il 15 ottobre prossimo, data entro  cui dovrà essere inviata all’Ue, vi è la grossa tagliola dell’Iva che vale 17 miliardi. Nella predetta Legge di stabilità dovrà essere trovato tale importo per evitare lo scatto dell’aliquota dal 22 al 25%. Se questo avvenisse, vi sarebbe un ulteriore depressione dei consumi e di riflesso dell’economia. 
Questo Governo vuole accontentare tutti senza eliminare i privilegi, con la conseguenza che non riesce a comprimere la spesa corrente (quella cattiva). Più insegnanti, piu dipendenti pubblici, piu personale per la Sanità, più contratti esterni, mantenimento delle 8.000 partecipate pubbliche, contributi assistenziali, aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici e via enumerando.
 

Insomma, il Governo sta operando in senso contrario all’azione, ormai inutile, di tutti i commissari alla spending review.
La discriminante tra spesa pubblica cattiva (corrente) e buona (investimenti) è nota a tutti e anche all’opinione pubblica. I governi non dovrebbero avere dubbi nel destinare le risorse: massimamente alle infrastrutture e ai crediti d’imposta per gli investimenti delle imprese, il minimo possibile al pagamento di stipendi, alle pensioni, al falso Welfare, all’acquisto di servizi e beni ed altre spese spesso fonte di vasta corruttela.
La spesa corrente alimenta il clientelismo e il consenso delle lobby perché i politici deboli e con gli scheletri negli armadi accontentano quelli che spingono per ottenere favori, anche pagando mazzette.
L’interesse generale, invece, non ha voce, per cui solo politici intemerati e onesti, capaci e senza scheletri negli armadi, potrebbero essere dalla parte dei cittadini piuttosto che da quella delle fameliche orde di “mangiapane a tradimento”.
Ma siccome la classe politica è debole e fragile, ecco che l’Italia rimane paralizzata fra mance e mancette, favori piccoli e grandi, ed altri comportamenti avulsi dalle regole etiche di equità e giustizia.  

È il popolo, nella sua più alta espressione, che dovrebbe scegliere i politici con le caratteristiche positive prima indicate. Ma esso è dotato di un alto tasso di ignoranza che non gli consente di vedere con chiarezza lo scenario del Paese: chi opera bene, chi opera male, chi fa gli interessi propri o quelli della Comunità.
La Classe politica ha l’interesse di mantenere il popolo nell’ignoranza, offrendogli mancette per accontentarlo, ma operando in modo da guidarlo e fargli esprimere consenso nelle urne secondo gli interessi della propria fazione.
L’unica via di uscita è il miglioramento del funzionamento di Scuola e Università che rimangono il vero ascensore sociale per tanti ragazzi di famiglie poco abbienti, ma una Scuola e Università di alto profilo con professori capaci, intelligenti e volenterosi.
Purtroppo, docenti con queste caratteristiche non ve ne sono tanti. Ma anche quelli bravi non si distinguono da quelli cattivi per paura e sappiamo quanto danno fa la miscela del grano col loglio: opacità dentro cui tanti pescano nel torbido!

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