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Catania – Vampolieri, il rischio sotto i piedi e nessun quadro della situazione

Antonio Gallitto

Catania – Vampolieri, il rischio sotto i piedi e nessun quadro della situazione

giovedì 17 Dicembre 2009

Il sindaco di Acicastello, Drago: “Case e torrenti, dobbiamo sapere cosa c’è sotto”. Vertice dei geologi. Convenzione in vista per avviare una fase di studio

Catania – Seriamente in pericolo la collina di Vampolieri, tra Aci Castello e Aci Catena, per quanto concerne i rischi geologici di tipo sismico e idrogeologico. Ne hanno parlato i geologi di Sicilia nel seminario sulla Ntc –nuova normativa tecnica sulle costruzioni-, cioè il Dm 14 gennaio 2008, tenuto dal prof. Eros Aiello dell’Università di Siena, alla presenza del sindaco Filippo Drago il quale ha così sintetizzato sui rischi di Vampolieri:  «Costruzioni sul cocuzzolo della collina, 10 torrenti diventati 10 condotte e dulcis in fundo, stiamo su una faglia profonda 30 km che ultimamente si è allargata di 10 cm fino all’isola Lachea. Dobbiamo sapere cosa c’è sotto le nostre case e proprio per questo, dobbiamo fare al più presto il protocollo d’intesa tra i comuni e le associazioni che si occupano delle problematiche tecnico-ambientali». 
Proprio il futuro protocollo d’intesa annunciato lo scorso mese di ottobre è, secondo il vicepresidente dei geologi di Sicilia Carlo Cassaniti, il cardine per affrontare i rischi incombenti sulla popolazione di Vampolieri, un protocollo che coinvolge, tra gli enti,  il Genio civile, l’Università di Catania, l’Ingv e la Protezione civile «al fine di avviare la fase di studio di tutti i dati in possesso tra i vari enti, ad oggi, purtroppo, ancora slegati tra loro. Solo avendo un quadro completo della situazione – ci ha detto Cassaniti- e grazie all’impiego del Sit (Sistema informativo territoriale) – potremo definire e programmare gli interventi di consolidamento della collina Vampolieri,  inserita come R4, zona ad alto rischio, nel Piano di assetto idrogeologico regionale».
Il vice presidente dei geologi isolani ha voluto specificare però che la situazione della collina, seppur  preoccupante, non deve creare allarmismo anche se si deve intervenire al più presto: «Occorre sottoscrivere al più presto il protocollo d’intesa, così da potere già in sei mesi operare con nuove tecniche sulla base delle normative appena emesse, ma  soprattutto – ha concluso il geologo – si potranno sfruttare le poche risorse economiche a disposizione nel modo migliore e non come fatto oggi, con interventi costosi a volte limitati a poche zone come i lavori del Genio civile ai torrenti che non risolveranno del tutto il problema».  Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente degli ingegneri etnei, Carmelo Grasso.

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