Rifiuti speciali: gli obiettivi della Regione siciliana - QdS

Rifiuti speciali: gli obiettivi della Regione siciliana

Rosario Battiato

Rifiuti speciali: gli obiettivi della Regione siciliana

martedì 06 Giugno 2017

In Gurs il piano di gestione approvato ad aprile: priorità al recupero e a un sistema impiantistico moderno ed ecologico. In Sicilia se ne producono 5,3 mln di t/anno tra pericolosi e non. Previste competenze per i Liberi Consorzi

PALERMO – Arriva sulla Gurs il decreto presidenziale firmato lo scorso aprile relativo al “Regolamento di attuazione dell’articolo 9 della legge regionale 8 aprile 2010, n. 9. Approvazione dell’aggiornamento del Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali in Sicilia”. Sono circa 150 pagine che fissano gli obiettivi del prossimo futuro: riduzione della produzione, diminuzione della pericolosità, massimizzazione dell’invio a recupero e reimmissione nel ciclo economico, sistema impiantistico che favorisca il principio di prossimità.
Un aggiornamento atteso dal 2004, quando la pianificazione regionale per la gestione dei rifiuti speciali era stata approvata dal Commissario delegato per l’emergenza rifiuti e per la tutela delle acque in Sicilia. La definizione del documento risale al febbraio del 2016, anche se l’adeguamento alle indicazioni dell’Ufficio legislativo e legale l’ha fatto slittare al 22 febbraio scorso. L’aggiornamento è suddiviso in nove parti che affrontano tutti gli aspetti più delicati del settore: dagli obiettivi del piano agli indicatori per la valutazione del sistema gestionale alla valutazione della produzione, del recupero e dello smaltimento, senza dimenticare le linee guida relative alla localizzazione impiantistica.
Il piano di gestione è una delle richieste della direttiva comunitaria 2006/12/CE ed è “finalizzato alla tutela della salute e dell’ambiente – si legge nel documento – dagli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell’ammasso e del deposito di rifiuti, nonché a preservare le risorse naturali”. L’Aggiornamento, in questo senso, serve appunto a individuare quelle misure organizzative e programmatiche per far svolgere in sicurezza lo smaltimento e per mantenere i principi di prevenzione e responsabilità.
Tra le misure attivate col piano ci sono anche le azioni per favorire l’impiego di tecnologie pulite e la produzione di prodotti riciclabili e riutilizzabili e per limitare la formazione e per promuovere il recupero dei rifiuti. Si prevede, inoltre, anche una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento e recupero con le “tecnologie più perfezionate che non comportino costi eccessivi” e anche impianti specializzati per tipo di rifiuti – in Sicilia, ad esempio, non esistono impianti di inertizzazione dell’amianto – così da conseguire “l’autosufficienza impiantistica nello smaltimento e nel recupero”.
Delicata la ripartizione dei ruoli, che vede in primo piano l’azione delle province, ora Liberi Consorzi dei comuni, che potranno avvalersi, previa convenzione, della collaborazione dell’Arpa e di altri organismi pubblici, per effettuare un controllo periodico su attività di gestione, intermediazione e commercio dei rifiuti, verifica e controllo dei requisiti previsti per l’applicazione delle procedure semplificate di recupero e di autosmaltimento di rifiuti e individuazione delle “zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti”. Il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti resta comunque una competenza della Regione.
In Sicilia la produzione di rifiuti speciali, secondo i dati Ispra del 2016 (aggiornati al 2014), è pari a 5,3 milioni di tonnellate (tra pericolosi e non) e vede una gestione distribuita tra recupero di materiale (2,2 mln di tonnellate) e smaltimento che comprende circa 786 mila tonnellate (in discarica circa la metà e altre forme come trattamento biologico, fisico-chimico, etc.). L’incenerimento senza recupero di energia ha coinvolto 33 mila tonnellate di rifiuti speciali (28 mila pericolosi).
 

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