Formazione, controlli operativi. Carabinieri in azione sugli enti - QdS

Formazione, controlli operativi. Carabinieri in azione sugli enti

Michele Giuliano

Formazione, controlli operativi. Carabinieri in azione sugli enti

martedì 06 Giugno 2017

Ratificato il protocollo d'intesa con i militari dell’Arma: verifiche a tappeto sui requisiti. Piano d'azione avviato dalla Regione dopo gli scandali su sprechi e corsi fantasma

PALERMO – Vita difficile per quegli enti che vogliono fare i furbi. Il mondo della formazione professionale sarà investito da una ondata di controlli, per verificare che ciò che è stato dichiarato per ottenere i finanziamenti, preziosissimi, legati all’Avviso 8, sia la verità. 136 milioni di euro, in buona parte accaparrati da enti nuovi, appena accreditati, senza esperienza pregressa, mentre numerosi enti che hanno lavorato nel campo per decenni si sono ritrovati a bocca asciutta.
È stato ratificato a Palermo il protocollo d’intesa con l’Arma dei Carabinieri, che consentirà a quest’ultima di agire e di controllare documento per documento la congruità delle dichiarazioni fatte in fase di progettazione relativamente alle sedi, al numero di corsi, ai dipendenti, alle strutture a propria disposizione.
I fondi resi disponibili sono una buona cifra, un milione e 800 mila euro in bilancio, “somma che è il triplo rispetto al passato e che ormai abbiamo reso voce obbligatoria” dice Bruno Marziano, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione Professionale.
Saranno una cinquantina i carabinieri specializzati che lavoreranno di concerto con gli uffici provinciali del lavoro, a partire dalle aree interne, ben 41 Comuni considerati penalizzati e per i quali, in fase di attribuzione dei punteggi, sono stati assegnati sette punti aggiuntivi, una scelta che ha significato per molti enti essere dentro o fuori la graduatoria utile all’ammissione a finanziamento.
Saranno controllati i contratti dei dipendenti, la disponibilità di strutture e attrezzature, le procedure di reclutamento degli allievi e del personale esterno, come e quando saranno svolti i corsi. Controlli capillari, richiesti a gran voce da chi non è riuscito a entrare nei posti utili della graduatoria, per verificare che chi godrà del finanziamento ne abbia effettivamente diritto.
Una nuova politica, quella dell’assessorato regionale, che vuole cambiare rotta a seguito dei tanti scandali venuti alla luce nei mesi precedenti, proponendosi come garante, sia per chi è dentro il sistema che per chi ne è rimasto fuori. Terremoti che si sono susseguiti, a carico di enti storici, con decine e decine di dipendenti, che vedono il proprio futuro andare in pezzi a causa di presidenti e legali rappresentanti spietati e senza scrupoli.
Dall’Anfe, al Ciapi o allo Ial Cisl, tutti casi di appropriazioni di finanziamenti accomunati dall’assenza di controlli in itinere.
“Ben venga ogni indagine che punti a fare piena luce – afferma Marziano – su un settore nel quale abbiamo con determinazione cercato di affermare principi di legalità, imparzialità e trasparenza”. L’ultimo scandalo per l’appunto è quello che riguarda l’Anfe e il suo deus ex machina, il presidente Paolo Genco. Si parla di una colossale truffa da 53 milioni di euro incassati per corsi mai realizzati, spesi in diversi immobili.
“Questa inchiesta – afferma Mimmo Cosentino, segretario regionale di Rifondazione Comunista – è l’ennesima dimostrazione dello sperpero e delle ruberie del danaro pubblico sottratto alla collettività. Auspicando che vadano individuate e perseguite tutte le responsabilità, da quelle del governo e della dirigenza amministrativa siciliani, rilanciamo la proposta di regionalizzare il settore, con la creazione di un albo dei formatori sottratto al mercato delle clientele e alle frodi che hanno visto finora sempre coinvolti ambienti politici e manageriali legati sia al centrosinistra che al centrodestra”.

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