La procedura di azione regionale, pertanto, non sembra cambiare anche se, visto il prologo, la situazione potrebbe diventare ancora più incandescente. Lo scorso anno la Sicilia si è confermata come una delle regine del fuoco, ribadendo una tendenza di lungo periodo: secondo posto per numero di incendi (841), cioè il 17% del totale nazionale, e stessa posizione per superficie boscata percorsa dal fuoco (5.252,4 ettari). Altri 11 mila ettari arrivano, invece, dalla superficie non boscata, cioè un terzo del totale della superficie nazionale (dati del corpo forestale dello Stato, dal primo gennaio scorso assorbito dall’Arma dei Carabinieri).
Sommando questi due valori, che assieme valgono circa 16 mila ettari di terreno, scopriamo che la Sicilia, da sola, copre un terzo delle superfici coperte dal fuoco di tutta Italia.
Numeri impressionanti distribuiti su una superficie veramente minima. La Sicilia, infatti, ha un numero stratosferico di incendi su una superficie boscata che, in rapporto alla superficie totale, è tra le più basse d’Italia. I dati arrivano dalle ultime stime realizzate dall’inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc 2015) – il progetto del ministero delle Politiche agricole e del Corpo forestale dello Stato – che hanno censito 381 mila ettari (senza includere nel calcolo gli impianti di arboricoltura), cioè 3.810 kmq che equivalgono a poco meno del 15% del totale del territorio isolano. Anche in valore assoluto non va meglio: la Sicilia è la quinta, tra le regioni italiane, per superficie boscata complessiva.
La Sicilia brucia i boschi che altrove sono fonte di reddito tramite programmi razionali di tutela (i boschi sono indispensabili nella lotta al dissesto), prelievo e messa a reddito. Nell’Isola il prelievo (conifere e latifoglie) da lavoro è pari a circa 15 mila metri cubi e a 20 mila per uso energetico, un dato lievemente in crescita rispetto all’anno precedente, ma lontanissimo anche dalle altre regioni del sud come Molise (60 mila per uso energetico), Abruzzo (233 mila per uso energetico), Sardegna (110 mila per uso energetico) o del Centro come la Toscana (90 mila da lavoro e 539 mila per uso energetico) e il Lazio (274 mila per uso energetico). Il top è il Trentino con più di un milione da lavoro e 400 mila per uso energetico, ma anche la Lombardia gioca bene le sue carte con 600 mila da lavoro e poco meno per uso energetico.
Una tendenza che conferma come la certificazione sia di fatto uno strumento determinante per aprire i nuovi mercati alle imprese italiane. “I boschi italiani certificati Pefc si estendono su una superficie di 827.139,51 ettari, pari al circa il 9,4% della superficie forestale totale (8.759.200 ettari), in linea con i valori a livello mondiale – ha detto la presidente del Pefc Italia, Maria Cristina D’Orlando –. L’area a maggior certificazione è quella gestita dal Bauernbund – Unione Agricoltori di Bolzano (con 301.066,08 ettari, il 36,7% del totale PEFC italiano)”.
A seguire ci sono quelle gestite dal Consorzio dei Comuni Trentini (con 258.566,72 ettari, il 31,5%), dal Gruppo Pefc Veneto (con 84.528,940 ettari, l`10,2%), quindi da Uncem in Friuli Venezia Giulia (con 81.913 ettari, il 10%).
In fondo alla classifica ci sono le foreste del Piemonte, Lombardia, Toscana, Basilicata, Liguria, Emilia Romagna e Umbria. Ancora distante l’Isola, ma per il 2017 sono attese “nuove foreste certificate per la loro sostenibilità anche in Calabria, Sicilia e Sardegna”.
Grazie ai cittadini e a tre aziende nazionali (Terna, EcoTyre e Naturalmente Organic Cosmetic), la raccolta ha già raggiunto quota 32 mila euro, un ottimo punto di partenza per una campagna che si concluderà nel marzo 2018.
Si tratta di una delle più importanti iniziative di raccolta fondi mai realizzate in Italia a sostegno dell’ambiente, che è stata ideata e realizzata dal Comitato Parchi per Kyoto, in collaborazione con il Comune di Pantelleria, Federparchi-EuroParc Italia, Kyoto Club, Legambiente, Marevivo e il dipartimento Scienze agrarie e forestali (SAF) dell’Università degli Studi di Palermo.
L’isola, che dal 28 luglio è anche Parco Nazionale, il primo in Sicilia e il ventiquattresimo d’Italia, vedrà la prima piantumazione degli alberi a partire dal prossimo autunno e sono state scelte, con la collaborazione del Dipartimento Saf dell’Università degli Studi di Palermo, specie autoctone già presenti a Pantelleria nel rispetto della biodiversità locale.
Sono state privilegiate specie rare o minacciate, come il pino di Aleppo, il pino marittimo, lecci, piante e arbusti caratteristici della macchia mediterranea.