Papa: "Non reddito ma lavoro per tutti" - QdS

Papa: “Non reddito ma lavoro per tutti”

Carlo Alberto Tregua

Papa: “Non reddito ma lavoro per tutti”

giovedì 08 Giugno 2017
È noto che Papa Bergoglio non sia un’economista, però ha espresso con chiarezza un concetto economico fondamentale: “Non reddito a tutti, ma lavoro per tutti”.
Ha usato impropriamente la parola reddito, avrebbe dovuto utilizzare la parola elemosina. Tuttavia, il concetto seguente ha centrato in pieno l’obiettivo: ai cittadini bisogna dare l’opportunità del lavoro, non un assegno mensile assistenziale.
Quest’ultimo, spesso è indispensabile per la sopravvivenza di cittadini poveri, ma altre volte spinge altri cittadini a non cercare lavoro, o a non inventarselo, adagiandosi su quella prebenda che non stimola a fare, ma a non fare.
Francesco ha ragione nell’indicare senza tentennamenti che la vera ricchezza si produce con il lavoro. In questa parola sono condensati tanti altri concetti: intelligenza, innovazione, saperi, voglia di fare, capacità di fissare obiettivi e di raggiungerli, e via enumerando. Ovviamente il lavoro non è il lavorìo: un’inutile attività che consuma senza produrre.

Le piccole e medie imprese impegnano da dieci a trenta giorni lavorativi per anno necessari a tutti gli adempimenti, imposti dalle più svariate leggi. Non è pensabile che un piccolo imprenditore con 5 o 50 dipendenti debba impiegare un mese della propria capacità per un lavoro inutile perché burocratico e perché non produce ricchezza.
La più grande cancrena del nostro Paese è la burocrazia, senza trascurare il groviglio di leggi che consente ai burocrati cattivi di nascondersi dietro di esse per non fare, per dire sempre di no a cittadini e imprese, tanto loro prendono tranquillamente il loro stipendio a fine mese.
Se in tutte le pubbliche amministrazioni fossero inserite dosi massicce di merito e responsabilità, dirigenti, funzionari e dipendenti dovrebbero stare attenti a fare, anziché non fare, e a fare bene perché la loro pagnotta dovrebbe essere commissurata ai risultati raggiunti, non all’inutile trascorrere del tempo.
Il secondo gravame sull’economia è l’enorme pressione fiscale (43,5%, ma effettiva del 60%) che strangola il reddito prodotto e impedisce di girarlo a investimenti e innovazioni.  Quest’ultima è indispensabile per migliorare processi, prodotti e servizi.
 

Il lavoro non si produce con le leggi, ma queste ultime devono essere elaborate in modo da favorirlo in tutte le sue parti, anziché ostacolarlo.
La responsabilità della formulazione delle leggi è ancora una volta dei burocrati, i quali prendono parte al processo di formazione in quanto componenti dei gabinetti dei ministri, dei presidenti di commissione parlamentare, dei parlamentari.
È vero che formalmente le leggi le approvano questi ultimi, ma la verità è che i contenuti sono preparati proprio da coloro che non le modulano in modo tale da semplificare, perché a bocce ferme hanno il vantaggio di mantenere i privilegi a scapito dell’interesse nazionale e di tutti i cittadini.
Per promuovere il lavoro, occorre che vi siano le condizioni del mercato, interno ed estero; condizioni che devono stabilire la parità di tutti i soggetti attivi. Diversamente, chi corre con i pesi nelle tasche non può mai arrivare nelle prime posizioni. L’economia italiana e quella del Sud sono molto zavorrate.

Papa Francesco ha indirettamente disapprovato l’iniziativa politica del M5s, denominata Reddito di cittadinanza. Non si può che essere d’accordo con lui.
Quando si rileva che l’Italia cresce l’1,2 per cento del Pil contro l’1,7 della media europea, bisogna battersi il petto. Solo che i responsabili di questo disastro, cioè la classe politica e burocratica, continuano a guardare avanti facendo promesse che non verranno mai mantenute, ma non individuando i peccati di coloro che li hanno commessi nel passato.
Senza avere il coraggio di fare emergere i propri sbagli – e chiedere scusa – i comportamenti futuri non potranno essere innovativi e inevitabilmente ricalcheranno gli sbagli già commessi. Stranamente, l’ammonimento di Bergoglio ha avuto bassa eco, mentre quotidiani e televisioni avrebbero dovuto approfondire la portata delle sue parole e approfittare per spiegare a lettori, radioascoltatori e telespettatori quanto abbiamo cercato di spiegare in questo articolo.

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