Caporalato, legge in stand-by. In Sicilia è ancora emergenza - QdS

Caporalato, legge in stand-by. In Sicilia è ancora emergenza

Stefania Zaccaria

Caporalato, legge in stand-by. In Sicilia è ancora emergenza

martedì 20 Giugno 2017

Nessun avvio dell’iter conseguente al protocollo firmato dai ministeri delle Politiche agricole e del Lavoro. Grave la situazione nel ragusano. I sindacati etnei chiedono incontro in Prefettura

PALERMO – È passato già un anno dalla proposta sulla legge del caporalato e nonostante gli entusiasmi iniziali, tutto è rimasto fermo all’avvio. La relativa legge doveva infatti rappresentare un elemento di forte lotta al  contrasto del fenomeno ma, fino ad oggi, tutto è rimasto bloccato. Nessun avvio dell’iter conseguente al protocollo firmato un anno fa dai ministri delle Politiche agricole, alimentari e forestali, del lavoro e delle Politiche sociali e dell’interno, contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, quindi, intesa che aveva fatto sperare a un risvolto positivo per tutte le situazioni paradossali che insistono attorno al settore dell’agricoltura.
L’intesa era stata sottoscritta anche dalla Regione Sicilia, dall’Ispettorato nazionale del lavoro, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni di categoria per sostenere e rafforzare gli interventi di contrasto al caporalato e allo sfruttamento su tutto il territorio nazionale in particolare in alcune province come quella di Ragusa dove il fenomeno è molto sentito. “Il citato Protocollo – ha sottolineato il deputato nazionale Nino Minardo (Fi) che aveva premuto in prima persona per tale proposta di legge – non ha ancora attuato le azioni concrete auspicate. Alcune delle istituzioni che hanno sottoscritto il documento aspettano invano di essere convocate per costituire il gruppo di coordinamento e controllo che avrebbe dovuto avere il compito di vigilare sull’attuazione del protocollo stesso e ad oggi non c’ è stata alcuna convocazione sebbene manchino ormai pochi mesi al termine della sua validità. Tra l’altro in molte realtà, come la provincia di Ragusa,  dove esiste un tavolo di confronto ancora attivo – ha aggiunto Minardo – non si riescono a definire gli interventi”.
Minardo ha quindi chiesto di chiarire urgentemente le ragioni della mancata attuazione del Protocollo e nel contempo di attivarsi per darne esecuzione al fine di assicurare il rispetto della legge in modo uniforme su tutto il territorio nazionale ed evitare che un’altra lodevole iniziativa resti solo un annuncio.
Intanto anche nel resto della Sicilia, dove il tema del caporalato è abbastanza ricorrente, si auspica a un celere avvio dell’iter: a Catania, ad esempio, tutte le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro in Prefettura al fine di analizzare le criticità che interessano il mondo del lavoro agricolo – nonostante la legge 199 del 2016 – e il permanente sfruttamento da caporalato. È proprio grazie all’esperienza del ‘sindacato di strada’, portato avanti in quest’ultimi mesi in diverse province della nostra Isola, che sono emersi “episodi e prove inconfutabili sulle partenze mattutine di centinaia di braccianti che prestano il loro servizio per intere giornate guadagnando appena 20 euro. Ma sono stati messi sul tappeto – hanno sottolineato i rappresentanti delle sigle sindacali etnee – anche i problemi relativi al mancato rispetto dei contratti, allo sfruttamento che può arrivare anche a forme di schiavitù vere e proprie ed anche ai temi della sicurezza e della prevenzione degli incidenti sul lavoro”. A Catania come in altre parti della Sicilia è emersa quindi la necessità di applicare la legge 199 e di accelerare la costituzione della cabina di regia che vede tutti i soggetti interessati ad interagire al fine di affrontare celermente i temi dell’irregolarità del lavoro agricolo.

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