Sciopero selvaggio, violata la Costituzione - QdS

Sciopero selvaggio, violata la Costituzione

Carlo Alberto Tregua

Sciopero selvaggio, violata la Costituzione

martedì 20 Giugno 2017

I diritti dei cittadini prima dei cespugli

“Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano” (art. 40 Costituzione). Negli anni, il Parlamento non ha avuto la capacità di formulare tali norme, con la conseguenza che gli scioperi sono affidati all’arbitrio di chi li proclama.
È vero che il Parlamento ha approvato la legge n. 146 del 1990, con la quale vi è una larvata regolazione degli scioperi, ma essa è largamente inefficace, tanto è vero che gli arbitrii in materia, da parte degli scioperanti e delle organizzazioni che li rappresentano, sono continui.
La Costituzione tutela il diritto di sciopero, che è astratto fino a quando non vengono formulate le relative leggi, rinviate sine die. Ma sicomme esse fino ad oggi non hanno visto la luce, ecco che un diritto astratto diventa concreto ed esorbitante perché travalica il limite dei lavoratori scioperanti, pochi o tanti che siano, ed esonda nel territorio più generale dei diritti dei cittadini.
Il danno maggiore è quando gli scioperi colpiscono i servizi pubblici, ed in particolare i trasporti, come nel caso del nerissimo venerdì 16 giugno.

Luigi Gubitosi, uno dei tre commissari straordinari di Alitalia, ha detto che quello sciopero è stato un regalo ai concorrenti. Ma, di più, è stato un danno grave per tutti i passeggeri della Compagnia nazionale, anche se i loro viaggi sono stati riprotetti con altri voli.
Lo sciopero è stato condannato da Cisl e Uil, ma non dalla Cgil. La parte politica di Governo ha cominciato a recitare il solito motivo: “È arrivato il momento di regolare il diritto di sciopero”.

 
In secondo luogo, la legge dovrebbe regolare i rapporti fra i sindacati, in modo da risultare evidente, attraverso opportune certificazioni, quanti iscritti ciascuno abbia.
Peraltro, la certificazione potrebbe essere rilasciata dai datori di lavoro, cui i dipendenti hanno comunicato l’autorizzazione alla trattenuta sullo stipendio della quota associativa e, per quanto riguarda il pubblico impiego, attraverso l’Inps cui, anche in questo caso, le pubbliche amministrazioni hanno trasmesso l’autorizzazione alla trattenuta della quota associativa.
Vi è una terza questione che la legge dovrebbe regolare e cioè la relazione fra l’andamento delle trattative e l’estrema ratio che è lo sciopero stesso. In altri termini, bisognerebbe evitare che l’arma dello sciopero venga brandita come minaccia per ottenere vantaggi e non come penalizzazione, quando la stessa trattativa non va avanti, sempre lungo i binari di ragionevolezza e proporzionalità.
Tutto ciò si potrebbe conseguire qualora fosse tenuto presente, prima di tutto, l’interesse nazionale.

Vi è una quarta questione che la legge dovrebbe regolare: riguarda l’indispensabilità della proclamazione dello sciopero, appunto considerandolo come estrema ratio. Vi sono poi altre questioni che andranno regolate.
Non sarà facile mettere mano a una legge che tolga l’arbitrio a sindacati piccoli e grandi, nella materia, perché nessuno vuole rinunziare ai privilegi che una democrazia malata come quella italiana non è capace di estirpare alla radice, chiunque ne goda.
Tuttavia, ora i tempi sono veramente maturi, anche per non intralciare la debole crescita che andrebbe invece rinvigorita, eliminando i cavalli di frisia dei privilegiati, i quali non vogliono perdere neanche un centimetro dei loro vantaggi.
Tutti parlano di riforme. Qualcuna si riesce a fare, ma è sempre debole e poco efficace perché le parti politiche che le approvano tengono sempre l’orecchio sensibile al vento popolare, vento che viene soffiato dai gestori delle potenti lobby, cui appartengono anche i sindacati del pubblico impiego, perchè quelli del settore privato sono moderati.
Ma questa litania viene udita dai cittadini da trenta o quarant’anni e non si trasforma in quelle leggi regolatrici previste dalla Costituzione.
Cosa dovrebbero regolare le leggi? In primo luogo certificare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, stabilendo, secondo i principi costituzionali di proporzionalità e ragionevolezza, quali possano essere quelli rappresentantivi, determinando lo sbarramento attraverso una soglia.
In tal modo si eviterebbe che anche quattro gatti possano proclamare lo sciopero, creando danni ai cittadini e alle società dei servizi, le quali subiscono perdite notevoli non potendoli effettuare.
 

 

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