Lavoro per i giovani e le donne specie se flessibile o part time - QdS

Lavoro per i giovani e le donne specie se flessibile o part time

Lucia Russo

Lavoro per i giovani e le donne specie se flessibile o part time

martedì 27 Giugno 2017

Rapporto “L’Economia in Sicilia” della Banca d’Italia: il calo dell’occupazione interessa gli uomini. Impiego a mezza giornata per il 20% degli occupati, nel resto d’Italia per il 18,7

Più lavoro per le donne e i giovani soprattutto se flessibile o part-time. Queste, in sintesi, le caratteristiche del mercato del lavoro in Sicilia emerse dal rapporto della Banca d’Italia “L’Economia in Sicilia” relativo al 2016, pubblicato a giugno 2017.
Complessivamente, dopo cinque trimestri positivi la ripresa del mercato del lavoro siciliano ha subito un arresto a partire dal terzo trimestre del 2016, ovvero la variazione sui dodici mesi del numero di occupati è tornata negativa. In media d’anno l’occupazione è leggermente diminuita, mentre è cresciuta nel Mezzogiorno e nel complesso del Paese.
Le ore lavorate per addetto sono aumentate dell’1,3 per cento, perché è aumentata la componente occupazionale a tempo pieno, mentre il ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG) rispetto all’anno precedente è ancora diminuito. Ciò vale per la componente ordinaria e quella in deroga e non per la parte di CIG straordinaria, che continua a rappresentare oltre la metà del totale delle ore autorizzate in regione.

Occupazione per settore

È continuata la riduzione del numero degli occupati nell’industria in senso stretto e, dopo la ripresa dell’anno precedente, nell’agricoltura e nelle costruzioni. Solo per i servizi è proseguita la crescita del numero degli addetti, ma sono emersi segnali di debolezza nella parte finale dell’anno, anche per il contributo negativo del commercio.

Il calo dell’occupazione ha interessato nuovamente gli uomini, che sono stati maggiormente colpiti dagli effetti della crisi, mentre, dal 2014, le donne continuano a fornire un contributo positivo all’andamento del mercato del lavoro regionale.
Per i dipendenti del settore privato non agricolo i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, che sino alla fine del 2015 avevano beneficiato di significativi sgravi contributivi, sono diminuiti del 33,9 per cento, a fronte di una crescita dei nuovi rapporti con contratti a termine e dell’apprendistato. Oltre un terzo delle nuove assunzioni a tempo indeterminato ha comunque beneficiato dell’esonero contributivo (pari al 40 per cento) previsto dalla legge di stabilità per il 2016.
Dunque, nel mercato del lavoro siciliano, rispetto alla media nazionale, sono presenti percentuali più alte di contratti a tempo (soprattutto per le donne e per i giovani) nei rapporti di impiego, mentre si è mantenuto più contenuto l’utilizzo di buoni lavoro per i quali, però, negli ultimi anni si sono registrati tassi di crescita più elevati.
Rispetto alla media nazionale emerge una differente distribuzione nelle altre classi d’età, con un uso maggiore di questa tipologia di contratti per i lavoratori tra i 35 e i 54 anni. La flessibilità dei rapporti di lavoro si concretizza anche nell’utilizzo di contratti che prevedono orari ridotti. In media nell’ultimo biennio la quota di lavoro part-time in Sicilia è stata pari a quasi il 20 per cento dell’occupazione complessiva (13,6 nel 2009-2010), un valore lievemente superiore alla media italiana (18,7).
Per chi ha perso un lavoro dipendente, poi, la probabilità di trovare un nuovo impiego diminuisce all’aumentare del periodo di inoccupazione e riflette le caratteristiche del lavoratore. I laureati, infatti, negli ultimi anni, hanno avuto meno difficoltà a ottenere un nuovo impiego.
Infine, quando i tempi di rientro nell’occupazione si allungano, la qualità del nuovo posto di lavoro si deteriora sotto vari profili. A parità di caratteristiche del lavoratore (quali l’età, il sesso, il titolo di studio, il settore e la qualifica nell’impiego precedente), chi ha impiegato almeno un anno a trovare una nuova occupazione ha ottenuto un salario mensile di ingresso più basso del 3 per cento rispetto a quello percepito da chi ha trovato il nuovo impiego entro un anno.

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