Lo stato del settore farmaceutico in Italia tra innovazione digitale, sviluppo e ricerca - QdS

Lo stato del settore farmaceutico in Italia tra innovazione digitale, sviluppo e ricerca

redazione

Lo stato del settore farmaceutico in Italia tra innovazione digitale, sviluppo e ricerca

mercoledì 28 Giugno 2017

Un settore ad alta tecnologia che conta su 64.000 addetti in tutto il Paese, con maggiore concentrazione in Lombardia e Lazio

in collaborazione con ITALPRESS
 
ROMA – Pillole intelligenti che liberano il principio attivo quando serve, come nel caso di farmaci che assunti solo una volta al mese rilasciano ogni giorno la dose necessaria; lenti a contatto dotate di biosensori connesse a un’app per misurare i livelli di glucosio; nanostrutture con la funzione di “postini” per indirizzare il farmaco verso tessuti specifici. Di questi scenari hanno discusso i vertici dell’industria farmaceutica italiana durante l’assemblea pubblica di Farmindustria.
In una logica sempre meno orientata al solo prodotto e sempre più human centred, il farmaco diviene un processo, si fonde con i dispositivi e i servizi digitali, mentre la genomica sposa i Big data per puntare veloce alla medicina personalizzata.
Nei prossimi tre anni, come evidenziato in un’indagine congiunta Farmindustria-Bain & Company, le imprese del farmaco in Italia imboccheranno con decisione la strada dell’innovazione digitale. L’88% pensa di portarla nella produzione e il 71% nella ricerca.
Un settore, quindi, ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto che nel prossimo futuro si troverà ad affrontare grandi sfide. “Per vincerle – ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – l’industria farmaceutica chiede un nuovo Patto con le istituzioni per rafforzare quello siglato quattro anni fa e che ha portato nel nostro Paese investimenti, ricerca e occupazione. Un accordo vincente, da rivedere alla luce della velocissima rivoluzione digitale e della medicina personalizzata”.
“Le imprese del farmaco – ha aggiunto – hanno vissuto quattro anni con ottimismo e passione, ma anche con responsabilità e rigore, mantenendo le promesse fatte. E oggi l’industria farmaceutica è, a detta di tutti, un asset strategico del Paese. La fiducia c’è ancora, perché tanti sono gli elementi positivi del sistema Italia anche se c’è ancora da fare”.
“Manca l’ultimo miglio – ha concluso Scaccabarozzi – per arrivare a una nuova governance. Da percorrere insieme, seguendo il modello che il mondo ci invidia, con la collaborazione di Istituzioni, pazienti e medici. Una governance che abbia come fondamento un finanziamento adeguato alla domanda di salute, con risorse ad hoc per i farmaci innovativi; il superamento dei tetti di spesa, a partire da quella per acquisti diretti; l’uniformità delle politiche sanitarie su tutto il territorio con un migliore accesso alle cure, senza differenze regionali”.
Secondo l’indagine congiunta Farmindustria-Bain & Company gli addetti nell’industria farmaceutica sono aumentati arrivando a 64.000. I nuovi assunti sono stati 6.000, di cui la metà under 30. La produzione è cresciuta del 2,3%, arrivando a 30 miliardi, grazie alla forza trainante dell’export (21 miliardi, pari al 71%). Esportazioni che dal 2010 hanno avuto un’impennata del 52% rispetto a una media dei Paesi Ue del 32%. Gli investimenti sono stati di 2,7 miliardi (1,5 in R&S e 1,2 in produzione), con un aumento del 20% in tre anni, pari a 450 milioni.
La Lombardia è la prima regione farmaceutica e biotech in Italia, con metà circa di addetti. Conta 28.000 occupati diretti, ai quali si aggiungono i 18.000 dell’indotto. Il Lazio è la seconda regione per numero di occupati e prima per export. Gli addetti sono 16.000 e 6.000 nell’indotto. Il settore esporta il 40% del totale della Regione.
Sempre secondo l’indagine Farmindustria-Bain & Company, la spesa dello Stato per l’assistenza farmaceutica ammonta a 288 euro pro capite all’anno, 80 centesimi al giorno. Rispetto alla media dei big Ue (405 euro) è più bassa del 29%. I prezzi dei medicinali, negoziati a livello centrale con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sono inferiori in genere del 15% rispetto a quelli dei grandi Paesi europei.

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