Messina bloccata deve ripartire - QdS

Messina bloccata deve ripartire

Lina Bruno

Messina bloccata deve ripartire

giovedì 29 Giugno 2017

Forum con Asp, Cisl, Confindustria, Giovani imprenditori, Ordine Architetti, Collegio Geometri e Rete civica per le infrastrutture. I protagonisti del territorio riuniti dal QdS per uscire da anni di immobilismo

Una città che non riesce a programmare il suo futuro, con un tessuto imprenditoriale fragile e una disoccupazione in aumento, tagliata fuori dalle principali linee di collegamento e ancora in attesa che le grandi opere già finanziate vengano realizzate. In questo quadro poco confortante, c’è però ancora la voglia di mettersi in gioco, come fanno i giovani che tornano dopo un’esperienza al Nord o all’estero, chi è disposto a mettere a disposizione le proprie competenze affinché i progetti si realizzino.
Per la terza volta il Quotidiano di Sicilia, nell’ambito della Campagna etica Risorgimento Sicilia, è tornato a Messina al fine di riunire attorno a un tavolo i protagonisti del territorio, facendo emergere le fragilità dello stesso ma soprattutto gli elementi da cui ripartire per dare speranza alle nuove generazioni, in una città con grandi potenzialità inespresse. Rappresentanti di istituzioni, ordini professionali, imprenditoria, sindacato e associazionismo si sono confrontati per verificare quanto sia stato effettivamente fatto per quel cambiamento auspicato nei precedenti incontri.
Il dibattito, coordinato dal vice direttore Raffaella Tregua, ha evidenziato per prima cosa come i grandi problemi strutturali della Città dello Stretto siano rimasti gli stessi e di quella rivoluzione promessa dal sindaco Renato Accorinti e dalla sua Amministrazione non vi sia traccia. Proprio il Governo cittadino, nonostante i ripetuti inviti rivolti al sindaco, è stato il grande assente di questo momento di confronto. La mancanza di un rappresentante dell’Amministrazione comunale, sottolineata più volte durante la mattinata di lavori, non ha permesso di dare risposte a molti dei quesiti posti. Tante perplessità, insomma, nei confronti di chi nel programma elettorale aveva promesso un nuovo corso politico-amministrativo con un apparato burocratico snello, una differenziata oltre il 50%, interventi nelle periferie degradate, una diversa gestione dei servizi sociali. A oggi, un libro dei sogni. L’unico effettivo cambio di rotta riconosciuto all’Amministrazione Accorinti è quello relativo ai trasporti pubblici, per il resto tante chiacchiere e pochissimi risultati.
E se l’esecutivo non ha risposto alle aspettative, neanche il Consiglio comunale ha fatto la propria parte, guidato, come evidenziato da Tonino Genovese, segretario della Cisl, dall’attaccamento alla poltrona. Secondo il sindacalista, “la mancata approvazione della mozione di sfiducia è stata la rappresentazione degli interessi di una parte politica ed economica di questa città, che da 50 anni ne condiziona lo sviluppo”.
I messinesi appaiono quindi resistenti al cambiamento, così come evidenziato da Gaetano Sirna, direttore dell’Azienda sanitaria provinciale 5, che non risparmia critiche alle modalità di scelta delle rappresentanze istituzionali, rivelatesi incapaci di esercitare il ruolo assegnatogli. Lo fa da amministratore di una grande Azienda sanitaria con circa un miliardo di euro di budget e 5.500 dipendenti, che nel 2016 ha registrato “un avanzo di bilancio di 29 milioni di euro”. Una realtà del sistema pubblico che ha rapporti con strutture private convenzionate, ma non riesce a stare al passo con l’evoluzione tumultuosa del settore sanitario. Per Sirna occorre quindi investire in tecnologia e ricerca, ma tranne qualche imprenditore coraggioso, l’innovazione non sembra essere di casa.
Resta, poi, il problema personale. Il dg Asp deve fare i conti con il 20% di dipendenti che usufruisce della legge 104/92, ottocento persone che si assentono per tre giorni a settimana alle quali si aggiunge quell’altro 17% che è parzialmente inidoneo all’attività che svolge. Per il vertice dell’Azienda sanitaria, non c’è alcun dato epidemiologico che giustifichi tali percentuali e pertanto ha denunciato questa situazione alla Procura della Repubblica.
Un quadro, quello descritto, che stona con il panorama occupazionale critico. “Dal 2008 al 2016 – dice Genovese – in provincia di Messina abbiamo registrato 30 mila occupati in meno, di cui 3mila nella Pubblica amministrazione”. Occorre dunque rimettere in moto la ruota economico-occupazionale e per farlo occorrono gli investimenti.
“L’Asp – afferma Sirna – ha inserito 20 milioni di euro in un piano di investimenti triennale che prevede la messa in sicurezza, secondo la normativa antisismica, delle nostre strutture”. Segnali di un economia che si rimette in moto, ma che trova troppo spesso un ostacolo insormontabile nei tempi biblici della burocrazia, che rischiano di depotenziare il valore stesso dell’ investimento impegnato.
Un problema che conoscono bene l’imprenditoria messinese e i cinquecento iscritti a Confindustria. Il presidente Sebastiano D’Andrea parla di uno stato di salute mediocre per i suoi associati, la maggior parte piccole imprese. L’edilizia è il settore più in sofferenza e quello che più spera nell’avvio delle grandi opere. Fra esse, anche quelle dei Patti per Messina, ritenuti però carenti dal punto di vista della programmazione.
Anche a causa di un mancato dialogo con l’Amministrazione, la città si sarebbe fatta trovare impreparata per i finanziamenti straordinari ricevuti, che adesso deve utilizzare senza avere però i progetti. Manca una programmazione seria, organica, fatta per tempo, come evidenzia Giovanni Lazzari, presidente dell’Ordine degli Architetti.
Un ritardo che pagano soprattutto le nuove generazioni, come spiegato da Gaetano Panzera, presidente del gruppo Giovani imprenditori di Messina. “I progetti del Masterplan – dice – riguardano in buona parte le infrastrutture e questo significa che con oggi stiamo cercando di sanare il passato, ma senza un ottica di sviluppo futuro”.
Occorre dunque puntare sulla progettualità e per aiutare una Pubblica amministrazione troppo spesso in ritardo porge una mano Carmelo Citraro, direttore del Collegio dei Geometri: “Siamo disposti – afferma – a dare il nostro supporto anche gratuitamente”.
Infrastrutture e soprattutto collegamenti restano dunque il tallone d’Achille di questo territorio e il problema va oltre il Ponte, come chiarito da Giovanni Mollica di Rete civica per le infrastrutture, per il quale occorre puntare su un sistema capace di assegnare un preciso ruolo alla Città dello Stretto. Dunque sì al Ponte, ma insieme a una portualità che guardi a Sud di Napoli, a collegamenti ferroviari e viari che potenzino le reti siciliane e a un aeroporto.
Serve una visione strategica di sviluppo della Città Metropolitana inquadrata in un contesto regionale e nazionale, ma sono necessarie anche misure straordinarie e immediate che possano fare ripartire un meccanismo ancora inceppato.
 

 
Gaetano Sirna – direttore generale Asp 5
 
“A Messina città c’è la più alta concentrazione di posti letto privati, in relazione agli abitanti, di tutta la Sicilia. Sono 750 e di questi la metà sono di una sola disciplina: l’Ortopedia. Una percentuale quattro volte superiore al resto d’Italia, difficile da spiegare quando si vedono Drg di fuga proprio in questo campo. Ciò avviene perché diamo un’assistenza di medio livello e per un intervento impegnativo si preferisce andare fuori. Rispetto alla sanità catanese, dove si investe in tecnologie e professionalità, Messina è indietro. Adesso c’è qualche segnale di cambiamento, con professionisti messinesi che si sono formati all’estero e stanno rientrando per contrastare questo tipo di tendenza. Ma è anche il sistema che non aiuta, perché basato sulla storicizzazione, per cui le Case di cura hanno un certo budget riconosciuto a prescindere da quello che fanno. Se avessi la possibilità di contrattare sia i volumi che la qualità delle prestazioni, sarebbe diverso”.
 

 
Tonino Genovese – segretario generale Cisl
 
“Scontiamo la mancanza di professionalizzazione e formazione, in tutti i settori. Dove ci sono eccellenze ci sono maggiori tutele, ma dobbiamo rendere il territorio capace di attrarre nuova imprenditoria, soprattutto con le infrastrutture. L’Area industriale di Giammoro dovrebbe essere elevata a Zona economica speciale per dare la possibilità di utilizzare insediamenti con incentivi. Come sindacato possiamo indicare strategie e, se serve, anche flessibilità contrattuali qualora servano a creare maggiore occupazione e contrastare lo sfruttamento del lavoro. Siamo disponibili, ma dall’altra parte non c’è apertura, neanche dalle imprese. Otto miliardi e mezzo di euro in provincia di Messina sono immobilizzati nelle banche e alle Poste. Chi ha la capacità e la voglia di investire in un territorio come il nostro, nel quale la burocrazia impantana e le Amministrazioni, invece di essere regolatori e controllori, si ergono a livello di gestori?”.
 

 
Sebastiano D’Andrea – presidente Confindustria
 
“Abbiamo un economia che non decolla e un’ipertrofia delle aziende legata alla storia di demolizioni e costruzioni, con massicce iniezioni di capitale pubblico poi finito. Confindustria può mettere in campo speranze di politica, fare proposte per potere ripartire. Ci sono opportunità uniche ma in stallo, come la Città Metropolitana bloccata da una riforma confusa. Poi ci sono i finanziamenti con i Patti per Messina, il Porto di Tremestieri, la Piastra logistica e il pontile di Giammoro. Un’opera, quest’ultima, che si aspetta da 20 anni, strategica per sbloccare il porto di Milazzo e favorire lo sviluppo di aziende destinate a chiudere. Siamo d’accordo con l’impostazione della Cisl sulla flessibilità, ma la dobbiamo contestualizzare perché per le piccole imprese è improponibile. Siamo in ritardo sulla produttività e flessibilità, mentre nel resto d’Italia se ne parla già da 15 anni, perché la nostra struttura imprenditoriale non è attrezzata”.
 


Gaetano Panzera – presidente Giovani imprenditori
 
“Cerchiamo di promuovere la cultura d’impresa in scuole e Università, con modelli positivi basati su legalità e principi etici. La new economy a Messina è possibile e non si contrappone all’economia tradizionale, perché l’innovazione deve essere culturale. Superare l’immobilismo significa poter fare delle imprese tradizionali su nuovi mercati, essere europei. Abbiamo cercato anche con l’Amministrazione comunale di portare avanti delle idee progettuali su economia circolare, green economy e mobilità sostenibile. Il nostro investimento da giovani è sul futuro, per formare le persone e gettare le fondamenta per un cambio culturale. Abbiamo creato lo sportello ImprendiMessina, gratuito, fatto da imprenditori che mettono a disposizione la loro conoscenza e la loro rete. Ci sono nuove opportunità da cogliere, il problema è il blocco decisionale. Facciamo o non facciamo? Bisogna decidere e fare scelte chiare”.
 

 
Giovanni Lazzari – presidente Ordine degli Architetti
 
“Messina è una terrazza sul mare che dovrebbe proiettarsi nel terzo millennio, ma ci sono ampie sacche, nelle periferie, dove troviamo il terzo mondo. Per noi tutto ciò potrebbe rappresentare la possibilità di riqualificare, rigenerare, mettere in sicurezza dal punto di vista sismico. Manca però la programmazione: la variante al Prg è un esempio. Uno strumento che avrebbe dovuto contenere non solo elementi di salvaguardia, ma anche di sviluppo, ma invece blinda la crescita urbana e sociale. Gli architetti non possono fare più di quello che stanno facendo. Purtroppo abbiamo un tessuto imprenditoriale modesto, che non può supportare un meccanismo economico che da noi è tutto da costruire. Se non riusciamo a fare sistema non andiamo da nessuna parte: il sindaco Accorinti ha fallito nell’incapacità non solo di ascoltare, ma di fare tesoro di una serie di sollecitazioni che gli provenivano dal mondo delle professioni”.
 

 
Carmelo Citraro – direttore Collegio dei Geometri
 
“Dobbiamo riuscire a porre le basi per ricominciare a programmare. Messina è una città che allo stato attuale non esiste per il mondo delle professioni: ci sono 400 geometri iscritti all’albo, percepiamo ciò che accade nel territorio, sentiamo le imprese e le difficoltà sono enormi. Lo dico anche come vice sindaco di Fondachelli Fantina. Abbiamo un patrimonio, che è il Masterplan, fatto dai Comuni ma che è diventato terreno di scontro tra i sindaci: ci sono opere importanti, come la strada che collega Jonio e Tirreno, da Taormina a Barcellona, ma anche opere messe lì per accontentare richieste particolaristiche. È importante confrontarsi, ma bisogna farlo uscendo dalla logica del piccolo Comune. Si deve ricreare l’idea di infrastruttura, perché mettersi in rete in un territorio composto da 108 Comuni è difficile, ognuno guarda al proprio orticello, invece bisogna imparare a fare programmazione comprensoriale”.
 

 
Giovanni Mollica – Rete civica per le infrastrutture
 
“Servono soluzioni immediate per tamponare e soluzioni a lungo termine. Il Patto per Messina contiene provvedimenti che possono migliorare la situazione immediata, ma manca un disegno organico: cos’è Messina nel panorama regionale e nazionale?  Manca questa visione e crediamo che ci sia una politica nazionale che ostacola lo sviluppo del Sud scientemente. Rete civica parte da un concetto generale: non c’è sviluppo senza coesione, non c’è coesione senza mobilità, non c’è mobilità senza infrastrutture e la prima infrastruttura è la conoscenza. Vogliamo smuovere le coscienze e dare strumenti di conoscenza. La piastra logistica può essere costruita e da sola darà lavoro per qualche anno, ma non serve a nulla se il porto di Messina, nel piano strategico per la portualità e la logistica, non viene inserito dentro i grandi flussi commerciali. Non serve potenziare le reti autostradali e ferroviarie se poi non vanno oltre alcune regioni”.

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