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In 7 anni via dalla Sicilia le banche di maggiori dimensione

Lucia Russo

In 7 anni via dalla Sicilia le banche di maggiori dimensione

venerdì 30 Giugno 2017

Da Bankitalia i dati sulla struttura del sistema bancario in Sicilia e sull’andamento di credito e raccolta. A seguito della crisi, in sette anni hanno chiuso un terzo delle loro dipendenze

Sessantadue le banche presenti in Sicilia con almeno uno sportello alla fine del 2016, di cui 28 con sede amministrativa in regione. Rispetto all’anno precedente – rileva la Banca d’Italia nel rapporto “L’Economia in Sicilia” – il numero di banche attive nel territorio regionale è diminuito di una unità per effetto di un’operazione di concentrazione tra banche di credito cooperativo. Il numero di sportelli bancari si è ridotto, proseguendo il processo di razionalizzazione della rete territoriale in atto dall’avvio della crisi.
Complessivamente, dalla fine del 2009 si è accresciuto il numero di comuni non serviti da banche, in cui viveva il 2,9 per cento della popolazione siciliana, ben l’8 per cento dell’estensione del territorio regionale. La contrazione della rete territoriale è dovuta alle banche di maggiore dimensione, che tra il 2009 e il 2016 hanno chiuso circa un terzo delle loro dipendenze.
Contemporaneamente il numero di contratti di home banking in rapporto alla popolazione è raddoppiato tra il 2009 e il 2016, raggiungendo le 35 unità ogni 100 abitanti, valore in linea con quello del Mezzogiorno ma ampiamente inferiore alla media nazionale. In Sicilia si registra invece una più elevata propensione a effettuare on line le operazioni di bonifico bancario.

Il credito
Nella seconda metà del 2016 si è finalmente arrestata la flessione dei prestiti bancari all’economia regionale, in atto da oltre un triennio, ma nel Mezzogiorno e in Italia il credito è invece tornato a crescere già nei primi mesi dello stesso anno.
All’aumento dei finanziamenti alle famiglie si è contrapposto un calo dei prestiti al settore produttivo. I prestiti erogati dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali hanno continuato a diminuire, mentre quelli concessi dalle altre banche sono cresciuti. Tale dinamica ha determinato un ulteriore calo della quota di mercato detenuta dai primi cinque gruppi a favore, soprattutto, delle banche grandi e medie, in continuità rispetto a quanto si è verificato a partire dal 2007.

Via i prestiti in sofferenza dai bilanci delle banche
Negli ultimi anni si è registrata una ripresa nell’attività di dismissione dei crediti deteriorati, sotto la spinta sia della certificazione della qualità degli attivi bancari operata nell’ambito dell’Asset quality review sia degli interventi normativi in materia di procedure di recupero dei crediti e di trattamento fiscale delle perdite su crediti approvati ad agosto del 2015.
Precisa la Banca d’Italia nel rapporto: “Le banche, oltre a rettificare il valore dei prestiti deteriorati in occasione della redazione del bilancio, ricorrono allo stralcio definitivo della componente di perdita qualora quest’ultima sia comprovata da elementi certi e precisi. L’ammontare complessivo dei prestiti in sofferenza nei confronti della clientela siciliana stralciati per perdite ha raggiunto un picco nel 2014, per effetto di rilevanti operazioni sui prestiti alle famiglie erogati da intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi bancari, e dopo una lieve moderazione è tornato a crescere l’anno scorso. Nel 2016 gli stralci sono stati pari al 4,4 per cento dell’esposizione lorda dei prestiti in sofferenza all’inizio dell’anno: le operazioni hanno riguardato prevalentemente i prestiti alle imprese e quelli erogati dai primi cinque gruppi bancari Il decumulo dei prestiti in sofferenza è stato perseguito anche attraverso operazioni di cessione con cancellazione dal bilancio. L’ammontare delle cessioni dei prestiti in sofferenza è cresciuto significativamente nel tempo e ha interessato nel 2016 il 7,8 per cento delle sofferenze lorde in essere all’inizio dell’anno: l’attività di cessione è stata più intensa per le esposizioni verso le famiglie e ha riguardato prevalentemente le banche non appartenenti ai primi cinque gruppi bancari.

La raccolta
Nel 2016 è proseguita la crescita dei depositi bancari delle famiglie e delle imprese residenti in Sicilia. L’incremento, più marcato per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi bancari, ha riguardato ancora i depositi in conto corrente, mentre è continuata la contrazione dei depositi a risparmio.
Il valore complessivo a prezzi di mercato delle obbligazioni emesse da banche e sottoscritte da famiglie e imprese della regione si è ridotto ancora significativamente, del 27,1 per cento su base annua (-23,9 nel 2015)
Tutto questo è successo perché nel corso del 2016 – come ha sottolineato la Banca d’Italia – è proseguita l’azione di contenimento della remunerazione offerta dalle banche sulle obbligazioni e sui depositi. Questo soprattutto come conseguenza della maggiore disponibilità di liquidità a costi contenuti connessa alle misure espansive di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea.

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