Mafia: Niscemi comprata con cento euro ogni voto - QdS

Mafia: Niscemi comprata con cento euro ogni voto

redazione

Mafia: Niscemi comprata con cento euro ogni voto

venerdì 30 Giugno 2017

Elezioni 2012 inquinate dalla criminalità. Arrestato l’ex sindaco La Rosa

NISCEMI (CL) – “Un quadro allarmante del rapporto esistente fra mafia e politica. Uno scenario che bisogna approfondire per verificare il tipo di incidenza su appalti e sui vantaggi illeciti che Cosa nostra ha conseguito”. Con queste parole il procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone, ha fatto il punto sull’operazione della Polizia di Stato in merito ai presunti rapporti tra mafia e Amministrazione pubblica a Niscemi, che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’ex sindaco Francesco La Rosa. Quest’ultimo, ripresentatosi anche in occasione delle recenti amministrative (allo stato attuale non interessate dalle indagini degli investigatori), non è riuscito a confermarsi primo cittadino, poiché superato al ballottaggio da Massimiliano Valentino Conti, ma ha comunque ottenuto un posto in Consiglio comunale.
Altre otto le persone destinatarie di provvedimento restrittivo emesso dal Gip: Giancarlo Lucio Maria Giugno, già detenuto nella casa circondariale di Terni; Salvatore Ficarra; Francesco Spatola; Francesco Alesci; Calogero “Carlo” Attardi, ex consigliere comunale eletto nella lista “La Rosa sindaco”; Giuseppe Attardi, padre di Calogero, imprenditore; Salvatore Mangione e Giuseppe Mangione, collaboratori dell’ex sindaco. Giugno, Ficarra, Spatola e Alesci sono accusati di associazione mafiosa, per aver fatto parte di Cosa nostra; La Rosa, i due Attardi e i due Mangione di scambio elettorale.
L’inchiesta della Dda della Procura di Caltanissetta, condotta su indagini della Squadra mobile e dei Commissariati della polizia di Stato di Niscemi e Gela, si lega al passato della città e al precedente scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, avvenuto nel luglio del 1992, dopo la sindacatura di Paolo Rizzo, cognato del boss Giancarlo Giugno. Secondo gli inquirenti, il boss Giugno, tornato in libertà l’11 marzo 2010, si sarebbe interessato alla campagna elettorale per le amministrative e avrebbe coinvolto Cosa nostra per fare eleggere sindaco Francesco La Rosa – già consigliere comunale, consigliere provinciale e assessore al Comune di Niscemi – e Calogero Attardi, della lista civica di La Rosa, come consigliere comunale. Alle elezioni, secondo le ricostruzioni della Dda di Caltanissetta, sarebbe stato interessato anche Alessandro Barberi, all’epoca reggente di Cosa nostra a Gela e rappresentante provinciale, che avrebbe incontrato segretamente Giugno e tenuto i contatti con lui tramite dei suoi cognati, residenti a Niscemi, Salvatore Ficarra e Francesco Spatola.
In cambio dei voti, stando a quanto ricostruito dalla Polizia di Stato, ci sarebbe stato il versamento di soldi, la promessa di assunzioni nelle società del padre di Attardi, la possibilità della acquisizione di lavori in Comune, grazie a turbativa delle relative gare, l’acquisizione di commesse e lavori. Le indagini avrebbero inoltre evidenziato come la lista “La Rosa sindaco” non soltanto si sarebbe avvalsa dell’aiuto dei mafiosi per la raccolta del consenso elettorale, ma avrebbe anche “comprato” il voto degli elettori con somme di denaro in contanti per ogni preferenza (si fa riferimento a 100 euro a voto) e promesse di posti di lavoro.
“Sul territorio di Niscemi – ha aggiunto il procuratore Bertone – c’è una forte presenza mafiosa, anche per il legame con Cosa nostra di Gela. È un mandamento agguerrito e che tenta di infiltrarsi nel tessuto economico, sociale e imprenditoriale, oltre che amministrativo, tentando anche di inquinare il processo di formazione della volontà popolare”.
“I processi – ha commentato il questore di Caltanissetta, Giovanni Signer – si fanno nelle aule dei Tribunali, e non entro nel merito dell’inchiesta, ma voglio sottolineare che nessuna delle Amministrazioni comunali di Niscemi è venuta incontro alla Polizia di Stato per realizzare un’adeguata sede del locale Commissariato. La legalità passa anche da questi segnali”.
“Il nostro personale – ha aggiunto – opera in locali angusti e fatiscenti, ma questo non ha fermato determinazione e professionalità. Bravi a loro. Adesso tocca alla nuova Amministrazione comunale”.

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