Sicilia, disastro occupazionale. Dal 2007 una "caduta libera" - QdS

Sicilia, disastro occupazionale. Dal 2007 una “caduta libera”

Michele Giuliano

Sicilia, disastro occupazionale. Dal 2007 una “caduta libera”

martedì 04 Luglio 2017

Elaborazione Cgia di Mestre su dati Istat-Eurostat: tasso di occupazione calato del 4,5%, record in Italia. Galoppa anche la disoccupazione: +9,2%, il divario col Nord diventa voragine

PALERMO – Al peggio non c’è mai fine. La dimostrazione arriva direttamente dalla Sicilia quando si parla di occupazione e disoccupazione.
Dal 2007 ad oggi nell’isola oramai è una continua emorragia. E il divario con il Nord continua ad aumentare, con un’Italia sempre più spaccata a metà. Che poi la Sicilia ci metta del suo è anche evidente perchè non si può parlare di crisi congiunturale quando in realtà i dati sono anche abbastanza disomogenei.
Quando le cose vanno così, allora bisognerebbe cominciare a preoccuparsi e soprattutto ad interrogarsi su quello che si deve assolutamente fare. In Sicilia lo stanno già facendo? Staremo a vedere ma intanto per cominciare ci si può chiedere ad esempio perché il tasso di occupazione è il peggiore di tutta Italia dal 2007 al 2016, sulla base di un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Ccgia di Mestre che ha avuto come base statistica i dati Eurostat e Istat. Il drammatico -4,5 per cento la dice tutta sul fatto che in Sicilia ci sia stato un “valore aggiunto” in senso ovviamente negativo. Un motivo ci sarà perché nell’Isola si è fatto peggio che ovunque, persino del già disastrato Sud. Il tasso di occupazione è calato dal 44,6 al 40,1 per cento e rispetto alla media nazionale la Sicilia ha fatto addirittura peggio tre volte di più. Nel disastro comunque generale, con il tasso di occupazione sceso un po’ ovunque anche se non in questi termini tragici, c’è persino chi si è superato, come ad esempio il Trentino Alto Adige e la Toscana rispettivamente con il +1,4 e 0,6 per cento.
Non va meglio purtroppo se si va a guardare invece il tasso di disoccupazione, che in qualche modo è collegato al primo dato già spulciato. In questo caso la Sicilia è penultima (peggio solo la Campania) con un +9,2 per cento quando invece la media nazionale si ferma al 5,6 per cento, dunque siamo quasi sulla metà.
Nell’isola si è arrivati addirittura oggi al 22,1 per cento di disoccupazione quando invece nel 2007 si era comunque arrivati ad un non lusinghiero 12,9 per cento. Sul fronte del mercato del lavoro le cose sono decisamente precipitate e la Cgia di Mestre ha voluto proprio puntare la sua attenzione, in questo studio statistico, sul divario sempre più marcato tra Nord e Sud. Se nel 2007 il divario relativo al tasso di occupazione era di 20,1 punti a vantaggio del Nord, nel 2016 la forbice si è allargata, registrando un differenziale di 22,5 punti percentuali (variazione +2,4 per cento).
Nella graduatoria regionale spicca la distanza tra la prima e l’ultima della classe. Se l’anno scorso la percentuale di occupati nella Provincia autonoma di Bolzano era pari al 72,7 per cento, in Calabria si attestava al 39,6 per cento (gap di oltre 33 punti). La divaricazione più importante, tuttavia, emerge dalla lettura dei dati relativi al tasso di disoccupazione. Se nel 2007 era di 7,5 punti percentuali, nel 2016 è arrivata a 12 (gap pari a +4,5 per cento).

Sebbene tutte le regioni d’Italia abbiano visto aumentare in questi ultimi 9 anni la percentuale dei senza lavoro
, spiccano però i dati della Campania e della Sicilia (entrambe con un +9,2 per cento) e, in particolar modo, della Calabria (+12 per cento). In questo contesto preoccupa per l’appunto la Sicilia perché vive una crisi nella crisi, segno di difficoltà che in realtà sono storiche per questo territorio e al di fuori quindi da ogni contesto momentaneo di crisi o meno. La speranza comunque è che adesso davvero non si possa andare più a fondo e finalmente si riparta.

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