La propria casa è fuori di casa - QdS

La propria casa è fuori di casa

Carlo Alberto Tregua

La propria casa è fuori di casa

mercoledì 12 Luglio 2017
Quanta gente tiene la propria casa in ordine, un ordine spesso maniacale perché tutto è pulito e lindo, ogni cosa ha un posto e c’è un posto per ogni cosa.
Ma spesso capita che l’uscio di quella casa non sia tenuto pulito e, peggio, tutto l’esterno del condominio, l’esterno del palazzo, i marciapiedi, le vie si considerano luoghi ove ognuno può commettere qualunque arbitrio, gettando spazzatura e rifiuti di ogni genere.
Insomma, molti abitanti, non considerano propria casa tutto ciò che è al di fuori della propria casa. Il che significa non avere cognizione che prima di tenere in ordine il luogo dove si vive, bisognerebbe pensare a tenere in ordine i luoghi di tutti.
Ma perché ciò accadesse, occorrerebbe un senso civico adeguato, una cultura minima che consentisse di pensare che la casa comune dei cittadini sono i luoghi pubblici.
Chi non capisce quanto precede si comporta da egoista e non partecipa al benessere della collettività di cui fa parte, dimenticando che l’interesse generale è l’interesse di tutti.

La questione dell’ambiente prima descritta riguarda anche il mondo del lavoro. Chi esercita un mestiere o una professione, anche artistica, ha il bisogno di liberarsi dai bisogni, guadagnando quanto gli serva per la vita propria e per quella dei propri familiari.
Ma questo non basta, perché occorre lavorare anche per il futuro, non solo proprio, ma soprattutto per quello delle generazioni a venire.
Certo bisogna essere lungimiranti, guardare avanti e convincersi che l’interesse proprio si può soddisfare una volta che è soddisfatto l’interesse nazionale. Perché il progresso e la crescita fa bene a tutti e apporta benefici indiretti in ogni caso.
Anche questo secondo argomento è inserito nel binario di una collettività che intenda crescere insieme, tentando di diminuire le differenze socio-economiche fra i diversi strati sociali ed operando come fosse una squadra.
Ecco, la collettività dovrebbe essere una squadra, cioè avere schemi di gioco e di operatività mirata a risultati che servano a tutti, sottostanti ai quali si trovano i risultati soggettivi.
 

Ognuno che lavora dovrebbe trovare un minimo di soddisfazione e di divertimento nella sua attività. Quando si lavora con oppressione, oltre che con fatica, alla fine, si è stressati, scontenti, oltre che stanchi. E quando si è in queste condizioni non si può pretendere anche che ci si comporti in modo altruistico.
Sono anche le condizioni di lavoro che determinano il benessere di chi opera, per cui esse debbono costituire la premessa per una sana attività, che oltre a stancare sia anche minimamente soddisfacente.
Nelle grandi e medie aziende vengono creati appositi spazi per l’assistenza sociale dei dipendenti e dei loro figli, nonché per attività anche ludiche che diano il massimo conforto a chi lavora, in modo che i dipendenti siano affezionati alla propria azienda.
Nel settore pubblico non è così perché gli ambienti ove si lavora vengono considerati come le strade: non sono di nessuno e quindi nessuno ne è responsabile.

Vedete, tout se tient, come dicono i francesi. C’è un filo rosso che unisce la propria casa, gli ambiente esterni, i siti di lavoro e ogni altro spazio in cui vive la persona umana. Questo filo rosso è dato dalla capacità di comprendere che tutto ciò all’esterno dei propri interessi deve essere considerato di un livello di interesse superiore perché ciò che unisce i cittadini è l’ambiente.
Deturparlo, infierire contro di esso, danneggiarlo non è un comportamento da cittadini, ma da barbari.
Non è una scusa dire che ognuno di noi può fare poco rispetto ai disastri che colpiscono l’ambiente, a cominciare da quello dell’inquinamento, perché ognuno ha l’obbligo di dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia. E fare in modo da stimolare gli altri a dare questo piccolo contributo.
I social e i media sono diventati un circo dove avviene di tutto e il suo contrario. Vi sono informazioni di ogni genere, ma non sempre esse si trovano nel versante dei #cittadiniperbene, mentre tutti dovremmo comportarci come #cittadiniperbene.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017