Riforma ex Province, il pasticcio risveglia l'Ars - QdS

Riforma ex Province, il pasticcio risveglia l’Ars

Raffaella Pessina

Riforma ex Province, il pasticcio risveglia l’Ars

venerdì 14 Luglio 2017

In commissione Affari istituzionali rispunta “il gettone di presenza”. AnciSicilia: “Fare chiarezza ed evitare altri passi falsi”

PALERMO – La mancata riforma delle Province in Sicilia è al centro di un dibattito in questi giorni da parte dei rappresentanti politici che, per certi versi, si confrontano su questo argomento e sui danni di una riforma lasciata a metà dall’attuale governo Crocetta. Il là lo ha dato l’approvazione in commissione Affari istituzionali all’Ars con il voto di Forza Italia e Pd a una modifica alla norma Delrio sull’abolizione delle Province. La legge, reintroduce non solo l’elezione diretta del presidente e del consiglio del Libero Consorzio e della Città metropolitana, ma anche il gettone di presenza.
La legge nazionale non prevede né gettoni né l’elezione diretta. La norma è stata votata in commissione (contrari solo i 5 stelle) e adesso andrà in Aula per il voto finale. “Quando tutti parlavano di riforma epocale per le ex Province, sono stato tra i pochi a dire che assecondare il presidente Crocetta sarebbe stato come trascinare al suicidio la democrazia. – ha detto Vincenzo Figuccia, deputato di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana – Privare i cittadini dell’esercizio del voto per eleggere i propri rappresentanti è stato un fatto grave. Così come è stato grave tenere i Liberi Consorzi e le Città metropolitane a lungo commissariati. Oggi questi enti territoriali si trovano disastrati grazie all’opera di Crocetta che definire Attila è un eufemismo. Con il Ddl che reintroduce l’elezione diretta per tutti gli organi torna la democrazia a lungo mortificata dalla prepotenza e dall’incapacità di Rosario Crocetta”.
Per il Movimento cinquestelle la riesumazione delle Province ha il solo scopo di creare nuove poltrone. “Se andremo al governo le aboliremo noi – ha detto Giancarlo Cancelleri – salvaguardando servizi e dipendenti”, sottolineando la necessità della “abolizione  senza se e senza ma, la salvaguardia dei dipendenti e la totale rivitalizzazione dei servizi al cittadino in tutto il territorio siciliano”.
“Questa operazione – commenta il deputato Salvatore Siragusa, componente M5S della commissione Affari Istituzionali dell’Ars – è solo una manovra di bassa clientela elettorale per consentire ai portatori di voti dei deputati regionali di potere continuare a sperare in uno strapuntino politico lautamente retribuito, che poco ha a che vedere con la democrazia”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che avverte: “Non consentirò fughe in avanti a nessuno, a maggior ragione che si tratta di una materia delicata – ha detto Ardizzone – Siamo in scadenza di legislatura e quindi deve prevalere, ancor di più, e in tutti, il senso istituzionale”. E prosegue: “Il mio ruolo di garante delle procedure e delle istituzioni  – continua – mi impone grande prudenza. Su questa materia, inoltre, non può non essere coinvolta, in un percorso condiviso, l’associazione nazionale dei comuni”.
 
Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Anci Sicilia hanno detto che “dopo anni di commissariamenti, non è più tempo per passi falsi e porre il tema del sistema elettorale ha senso solamente se si ha certezza del fatto che città metropolitane e liberi consorzi siano, a differenza di quanto accade oggi, in condizioni di esercitare i compiti istituzionali loro assegnati”. “Ricordiamo che – aggiungono Orlando e Alvano – nelle stesse ore in cui si pensa a ridisegnare, ancora una volta, le norme sulle ex Province, i comuni siciliani, si trovano  nell’incertezza più assoluta su una serie di problematiche relative a quantificazione e riparto dei trasferimenti regionali, contributo ai lavoratori precari, definizione dei criteri relativi alla riserva del 10% per interventi in favore dei disabili e, su tutte, necessità di rivedere in maniera più razionale i criteri che sovrintendono alla distribuzione delle risorse dell’attuale “Fondo Sperequativo”.
L’Anci ribadisce l’urgenza di fare chiarezza su alcune norme della legge di stabilità 2017, anche attraverso una audizione nelle commissioni Affari istituzionali e Bilancio”. E sottolineano che “per queste ragioni, condividiamo l’appello alla prudenza del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e riteniamo che, a questo punto della legislatura, sia necessario procedere con grande sobrietà attraverso un percorso condiviso e in un’ottica in cui si tenga conto dei rilievi già espressi dallo Stato. È anche indispensabile che si affronti il tema del sistema elettorale solamente all’interno di una prospettiva che delinei chiaramente il quadro delle risorse finanziarie, in ragione delle funzioni che dovranno effettivamente svolgere le ex province”.

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