Forti piogge e alte temperature le anomalie del clima impazzito - QdS

Forti piogge e alte temperature le anomalie del clima impazzito

Roberto Pelos

Forti piogge e alte temperature le anomalie del clima impazzito

martedì 18 Luglio 2017

Il monitoraggio dell’Ispra: temporali improvvisi e violenti si alternano a lunghi periodi di siccità. Dall’inizio delle rilevazioni, il 2016 è stato il sesto anno consecutivo più caldo

ROMA – L’Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale) ha pubblicato, per il dodicesimo anno, “Gli indicatori del clima in Italia nel 2016”, che aggiorna anche la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. La pubblicazione si basa in gran parte su statistiche e indicatori climatici elaborati attraverso il sistema Scia (realizzato dall’Ispra) e alimentato grazie alla collaborazione di vari organismi.
Tra i dati riguardanti la Sicilia, spiccano quelli sulle precipitazioni che hanno interessato, il 25 settembre, soprattutto Siracusa, dove sono stati rilevati 98 mm in tre ore e 169 mm in 24 ore causando allagamenti, mentre il 19 novembre un intenso temporale ha scaricato su Licata (Ag) 40 mm di pioggia in 30 minuti, 80 mm in un’ora, 141 mm in tre ore, 157 mm in sei ore, e 168 mm in 24 ore; per tutte le intensità sono stati stimati tempi di ritorno superiori a 100 anni.
Il 24 e il 25 novembre le piogge hanno interessato Agrigento, Messina e Palermo. Le intensità pluviometriche massime sono state rilevate a Ribera, nell’agrigentino (76 mm in un’ora, 159 mm in tre ore, 192 mm in sei ore) e a Francavilla (Me), (120 mm in tre ore, 192 mm in sei e in 12 ore e 320 mm in 24 ore) con tempi di ritorno stimati superiori a 200 anni. Le precipitazioni sono state causa di esondazioni, allagamenti e frane; c’è stata una vittima a Letojanni (Me) e un disperso a Sciacca (Ag).
In Italia, il 2016 è stato il sesto anno più caldo dall’inizio delle osservazioni, con un’anomalia media, rispetto al triennio 1961-1990, di +1.35°C. I primi otto mesi dell’anno sono stati i più caldi delle rispettive serie mensili, mentre gli altri quattro si collocano tra i cinque mesi più caldi delle rispettive serie. Riguardo alle precipitazioni, non sono mancati, nel 2016 eventi di forte intensità, anche prolungati, come quelli che hanno colpito Liguria e Piemonte nella terza decade di novembre.

Comunque, ad aver caratterizzato maggiormente il 2016 è stata la persistenza di condizioni siccitose
, parzialmente alleviate dalle piogge primaverili che hanno agevolato la gestione delle risorse idriche. La seconda parte dello scorso anno ha visto prevalere periodi prolungati di carenza o addirittura assenza di piogge su diverse zone del territorio nazionale che, alla fine del 2016, hanno riportato le risorse idriche su livelli generalmente molto bassi.
Tutti i mesi del 2016 sono stati più caldi della norma ad eccezione di ottobre al Nord. Proprio al Settentrione si è registrato il mese più caldo (+2.76°C) nel mese di dicembre, febbraio al Centro (+3.02°C) e aprile al Sud e sulle Isole (+2.99°C). Come per gli anni precedenti, anche per il 2016 l’anomalia della temperatura media annuale è dovuta leggermente di più alle temperature massime che alle temperature minime. Nonostante le temperature termiche medie siano state intense e positive su molte regioni, nel corso dei mesi più caldi, le onde di calore non sono state particolarmente intense e durature.
Nei mesi invernali, invece, le temperature sono state piuttosto miti e sia all’inizio che alla fine dell’anno, come negli anni precedenti, la quota neve è stata generalmente più alta rispetto alla media di lungo periodo. I valori di umidità relativa media annuale del 2016 sono compresi tra 56% e 89% circa. Nel 2016 l’umidità relativa in Italia è stata ovunque inferiore alla media climatologica 1961-1990; l’anomalia annuale più bassa è stata registrata al Nord (-3.7%); seguono il Centro (-2.7%), il Sud e le Isole (-1.1%).
 

 
Gli effetti del meteo. In Sicilia si spende il triplo per le irrigazioni
 
PALERMO – Salgono a 2 miliardi le perdite a coltivazioni e allevamenti causate dal clima del 2017, tra i più siccitosi da oltre 200 anni ma segnato anche da violenti temporali. A dirlo è il dossier Coldiretti, presentato dal presidente Roberto Moncalvo all’Assemblea nazionale con gli agricoltori da tutte le province, primo focus sull’impatto del meteo regione per regione, vero bollettino di guerra. Nel campi coltivati è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni; l’allarme siccità interessa ormai oltre i 2/3 della superficie agricola, facendo lievitare i costi energetici. Le perdite in Lombardia ammontano a 90 milioni, in Piemonte si registra un taglio del 30% per le rese cerealicola. In sofferenza gli oliveti liguri, mentre in Veneto da aprile l’acqua è contingentata. In Trentino Alto Adige la produzione di fieno è calata del 30%, mentre in Friuli Venezia Giulia è stato sancito lo stato di sofferenza idrica.
Oltre 200 milioni sono i danni da siccità in Toscana, 30 milioni nelle Marche, 60 milioni in Umbria, tra i 90 e i 110 nel Lazio. Provata la Campania dove sono andati persi 200 milion. In Abruzzo, nella sola Marsica, tra olivicoltura e zootecnia, i milioni persi sono 200 e 140 in Molise. Rischia un calo del 30% la produzione di olive in Puglia, mentre in Basilicata verrà chiesto lo stato di calamità. In Calabria in difficoltà gli ulivi con perdite del 35/40% e la viticoltura con il 15%, totalizzando danni per 310 milioni di euro.
In Sicilia si registrano costi triplicati per le irrigazioni, mentre in Sardegna la riduzione per le produzioni agricole è del 40%, pari a 120 milioni.

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