Raccolta differenziata: un bluff senza le necessarie piattaforme - QdS

Raccolta differenziata: un bluff senza le necessarie piattaforme

redazione

Raccolta differenziata: un bluff senza le necessarie piattaforme

mercoledì 19 Luglio 2017

Cresce la quantità di rifiuti destinati al riciclaggio, ma la Regione non ha provveduto agli impianti. L’umido separato in casa finisce in discarica: la dura verità del dirigente Cocina

PALERMO – Si fa una grande fatica a mettere su un buon sistema di raccolta differenziata, si fa una seconda fatica per educare i cittadini a smaltire correttamente i materiali rispettando i giorni di raccolta. Ci vogliono mesi, se non additittura anni, perché le nuove abitudini si consolidino, perché la gestione superi il necessario rodaggio, e poi? E poi si ricomincia da capo, perché a monte mancano gli impianti, le cosiddette ‘piattaforme’ atte a ricevere i singoli materiali da smaltire. Sembra un paradosso ma è la triste realtà siciliana: la plastica separata dal vetro, la carta dall’umido, il secco a sé. Eppure poi, nell’Isola, questa  immondizia separata finisce insieme a quella indifferenziata: altro che riciclo, mancano gli impianti. Dopo anni di tentativi andati a vuoto e investimenti sprecati la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia è aumentata, attestandosi adesso sul 21%. Ma ora mancano gli impianti di compostaggio, quelli per il trattamento della parte umida dei rifiuti. E così in molti Comuni l’immondizia separata dagli abitanti viene ributtata nelle discariche, quindi rimescolata alla indifferenziata.
Gli ultimi dati mostrano il grafico della differenziata per la prima volta con la freccia che punta verso l’alto. Secondo l’ Ufficio Speciale diretto da Salvatore Cocina, in Sicilia è passata dal 12,8% del 2015 al 21%. E il trend di crescita registrato recentemente è pari all’ 1,5% mensile. Dunque si può sperare – segnala Cocina in una relazione inviata all’assessore ai Rifiuti, Vania Contrafatto – di avvicinarsi al 40% auspicato dai piani regionali per fine 2018. Ma dietro questo dato si nasconde un bluff. Lo stesso Cocina nella sua relazione scrive che in almeno 50 Comuni, soprattutto nella Sicilia orientale, l’immondizia separata in casa dagli abitanti viene poi confusa con l’indifferenziata al momento di essere smaltita.
“A fronte della notevole crescita della differenziata, inaspettata per molti operatori ma prevedibile visto le misure messe in campo, non è corrisposta la crescita della capacità di trattamento”, sosteien Cocina. In pratica, la parte umida dei rifiuti, una volta separata dai cittadini e raccolta dagli addetti, andrebbe poi trattata negli impianti di compostaggio. Ma questi impianti in Sicilia sono pochi malgrado gli investimenti pubblici per crearne 47.
“Dunque – scrive ancora Cocina – la frazione organica che non può trovare recapito negli appositi impianti o viene smaltita nelle discariche o viene riunita nell’ indifferenziata e sempre inviata in discarica o non viene neppure raccolta separatamente. Gli sforzi fatti vengono così vanificati”. Cocina rivela che ciò accade per esempio a Ragusa, Belpasso, Misterbianco, Vittoria, in molti centri del Siracusano, Montalbano Elicona, Randazzo.

Un messaggio semplice e drastico, quello di Cocina
, che fa ben comprendere come manchi ancora la metà della mela perché il sistema funzioni, e siamo appena all’inizio visto che solo una parte dei Comuni sono a regime. Senza contare poi il lato economico. Continuare a conferire in discarica, per sopprerire alla mancanza di impianti di compostaggio e piattaforme per la differenziata, fa decollare i costi. Portare i rifiuti in discarica può costare infatti anche il 50 per cento in più. Con buona pace di quel tanto agognato risparmio che molti sindaci avevano già tentato di raggiungere con molti sforzi verso le buone pratiche ambientali.

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