Ex sportellisti, tempi incerti. Il loro rientro resta un rebus - QdS

Ex sportellisti, tempi incerti. Il loro rientro resta un rebus

Michele Giuliano

Ex sportellisti, tempi incerti. Il loro rientro resta un rebus

mercoledì 19 Luglio 2017

In una delle ultime audizioni in commissione all’Ars nessuna risposta certa sull’avvio dei progetti. Ancora non si parla del loro reintegro nei Centri per l’impiego. Tutto in alto mare

PALERMO – Dopo i proclami di un felice ritorno a lavoro per tanti lavoratori degli sportelli multifunzionali, fermi ormai dal lontano 2015, la realtà rimane quella di un nulla di fatto. E proprio la questione è stata al centro delle discussioni recenti in V commissione all’Ars che si occupa di Cultura, Formazione e Lavoro, durante le quali è stato ascoltato, sull’argomento, l’assessore alla Famiglia, alle Politiche sociali e al Lavoro, Carmencita Mangano.
In risposta all’apertura del presidente della Commissione, Marcello Greco, che chiede quali siano i tempi di attesa per il cronoprogramma delle attività del settore, strumento fondamentale per capire come ci si intende muovere per avviare i lavori, la Mangano inizia la sua esposizione a partire dalla situazione che ha trovato al momento del suo insediamento, pochi mesi fa, “caratterizzata da disorganizzazione, forte tensione e frammentazione”.
In particolare, il numero dei soggetti coinvolti, circa 1.900, di cui alcune centinaia potrebbero essere collocate in fuoriuscita, in rapporto alle cifre stanziate, non permette il rientro al lavoro da subito di tutta la platea. All’audizione è intervenuta anche Maria Antonietta Bullara, dirigente generale del dipartimento del Lavoro, dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività formative, che indica come punto di partenza i destinatari Sia del cui beneficio godono circa 52 mila famiglie, di cui 18 mila già prese in carico dai centri per l’impiego nell’ambito del progetto donna avente natura sperimentale. In tale contesto, dice la Bullara, gli sportellisti realizzeranno la profilazione e l’accompagnamento al lavoro con il coinvolgimento del Ciapi di Priolo. Non mancano però i dubbi sull’operato della giunta regionale.

Il deputato regionale Nino Dina per primo ha evidenziato
in commissione che “teme il rischio che si torni indietro al punto di partenza poiché non si vedono certezze sui tempi”. In particolare ha espresso perplessità nascenti dai continui rinvii, che fanno presagire un posticipo di tutto ad un momento successivo alle elezioni regionali future. Dal punto di vista tecnico, è intervenuto anche Mario Candore, dirigente generale del dipartimento della Famiglia e delle politiche sociali, che rivolge la propria attenzione alle famiglie multiproblematiche, mediante sostegno, formazione, orientamento ed altri servizi per la prima infanzia con attività sportive e culturali, da gestire in parte mediante l’erogazione di voucher.
Tanti discorsi, insomma, ma nessuna risposta vera per i lavoratori in attesa, e le azioni intraprese nei mesi passati in effetti non spingono a nutrire grandi speranze. Già a dicembre scorso si era parlato di una disponibilità di 35 milioni di euro, che si sono rivelati essere i fondi destinati all’Avviso 6. E in discussione, ancora, la mancanza di soldi per colmare il fondo di garanzia.
“Noi riteniamo – ripetono ormai da anni i sindacati – che i lavoratori della formazione professionale che fossero licenziati ingiustamente devono comunque avere un ente di formazione che li riassuma e la Regione Siciliana ha il dovere di rendersi parte attiva nella problematica”.

Già nel 2013 era stato fatto un accordo per il rientro degli ex sportellisti.
A tempo determinato, per 8 mesi, entro i quali, però, l’assessorato si era impegnato a redigere un apposito avviso pubblico destinato alla Agenzie per il lavoro, che avrebbe trovato copertura sia nella programmazione comunitaria 2014/2020 che nel “Youth Guarantee”, il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, ma finora nulla si è mai veramente concretizzato.

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