Anm, il magistrato sia terzo e imparziale - QdS

Anm, il magistrato sia terzo e imparziale

Carlo Alberto Tregua

Anm, il magistrato sia terzo e imparziale

venerdì 21 Luglio 2017

Da Albamonte soluzioni per la Giustizia

Il Forum che potete leggere a pagina 6 con Eugenio Albamonte, attuale presidente dell’Associazione nazionale magistrati, segue quello con il suo predecessore, Rodolfo Sabelli, pubblicato il 2 marzo del 2013. Entrambe le interviste sono state realizzate per avere dalla fonte dell’Anm le potenziali soluzioni per desclerotizzare la Giustizia italiana.
Il Giudice deve essere terzo e imparziale e rendere conto all’opinione pubblica, mediante motivazioni esaurienti, di ogni proprio atto. A maggior ragione, tale linea dovrebbe essere usata dal Giudice per le indagini preliminari che, per quanto non obbligato dalla legge (art. 429 del Codice di procedura penale), dovrebbe spiegare con propria autonoma motivazione le ragioni del proscioglimento o del rinvio a giudizio.
Dice Albamonte che quando un Gip ha ragionevole convincimento di un impianto accusatorio basato su indizi non sufficienti, non deve rinviare a giudizio gli imputati. Questo comportamento avrebbe un effetto positivo, in senso antinflattivo, sull’intasamento del Sistema giustizia.

Si badi, quanto precede è l’opinione del presidente dell’Anm, che è anche Pubblico ministero, il quale, conscio delle proprie responsabilità, deve avere la necessaria prudenza nel formulare le proprie accuse.
Sulle prescrizioni, che vanificano spesso l’azione delle Procure, Albamonte ritiene che esse siano eccessive e, tuttavia, necessarie in questo quadro così lento dei processi. Mancano 1.200 magistrati nell’organico e quelli che lavorano sono oberati di fascicoli.
Sulle toghe in politica, l’Anm ha una posizione precisa: difendere l’immagine dei magistrati, un’immagine di indipendenza e terzietà sulla quale i cittadini devono riporre massima fiducia. Per questo, l’Associazione si dice contraria al ritorno nei ranghi dei magistrati che si sono dedicati all’attività politica, salvo eventuali correttivi dell’attuale legge.
Il precedente presidente, Piercamillo Davigo, è uscito dall’Anm, formando una nuova corrente. Per Albamonte questa operazione è stata contraria all’accordo esistente, forse in vista del rinnovo del Csm previsto per il 2018.
 

L’attività sociale ed economica del Paese ha necessità di una Magistratura che funzioni e di processi che durino un tempo ragionevole, secondo la Costituzione e le norme europee, in modo che le parti sappiano chi ha torto e chi ha ragione, e possano trarne le debite conseguenze. Oggi così non è e lo dimostrano i circa 9 milioni di fascicoli aperti che non vanno a conclusione nei rituali tre anni.
Certo, la digitalizzazione sta aiutando molto la velocizzazione dei processi, ma essa non è messa in campo con la sufficiente rapidità, per cui gli effetti tardano ad arrivare.
L’Anm insiste affinché il Ministero aumenti il ritmo di modernizzazione dell’apparato, non soltanto incrementando il numero di concorsi per magistrati, ma anche quelli per il personale amministrativo, carente di migliaia di addetti.
Il quadro che deriva da questo Forum non è consolante, soprattutto perché le prospettive non sono incoraggianti. Tuttavia, ognuno deve fare la propria parte affinché il Sistema giustizia vada a una normalizzazione di livello europeo.

La Giustizia civile arranca, con rinvii ad anni. Questo fatto danneggia fortemente l’economia e scoraggia gli investitori, soprattutto quelli stranieri, perché essere invischiati in processi di cui non si conosce il termine non consente una buona gestione economica delle imprese.
La Giustizia penale non è da meno, con l’aggravante che vengono coinvolte persone sulla base di accuse indiziarie, che spesso si rivelano flop perché gli imputati vengono prosciolti o assolti. Ed ecco l’indispensabile cautela, richiamata da Albamonte, prima di emettere provvedimenti restrittivi o interdittivi.
La riforma del Codice di procedura penale e del Codice penale, sotto esame del Parlamento, sposta dal processo alla fase dell’indagine preliminare delle prerogative che possono essere pericolose per il sistema delle imprese, con danni all’economia e all’occupazione. Questo anche perché nel processo le parti (accusa e difesa) sono squilibrate, perché il Pm rappresenta l’interesse generale e la difesa l’interesse privato. Così ha spiegato Albamonte. Questione da approfondire.

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