Forestali italiani, Forestali siciliani - QdS

Forestali italiani, Forestali siciliani

Carlo Alberto Tregua

Forestali italiani, Forestali siciliani

venerdì 28 Luglio 2017

Incendi a go go senza controlli

L’Autonomia della Regione, che avrebbe dovuto portare un beneficio ai siciliani e consentire il migliore utilizzo delle risorse pubbliche a loro vantaggio, ha invece creato una serie di privilegiati che continuano a percepire compensi di vario genere. 
Cosicché, anziché utilizzare le risorse per investimenti pubblici e privati, per opere pubbliche e per lavori  necessari ai siti dove incombe il rischio idrogeologico, per la manutenzione straordinaria degli 829 borghi e per tutte le altre iniziative più volte elencate su queste colonne, la Regione è diventata un dispensario di stipendi, consulenze, contributi: insomma, ha alimentato un clientelismo che l’ha portata a farle occupare uno degli ultimi posti della graduatoria delle Regioni europee.
Quanto precede, è la fotografia degli eventi di queste ultime settimane, relativamente agli incendi appiccati quasi tutti in modo doloso in varie parti della Sicilia.
In un solo giorno, i vigili del fuoco sono stati impegnati in quasi 400 operazioni di spegnimento.

Da una nostra recente inchiesta risulta che se la Regione avesse dislocato tutti i componenti del Corpo forestale siciliano, nonché gli operai forestali (circa 23 mila), lungo circa 3.800 km2 di boschi, si sarebbero messi sei guardiani per ogni chilometro quadrato. Per conseguenza, nessuno avrebbe potuto appiccare il fuoco, neanche coloro preposti alla sorveglianza, a meno che non avessero formato un’associazione per delinquere.
È inaudito che con questa massa enorme di addetti al settore, nelle varie parti della Sicilia, scoppino incendi devastanti e ripetuti, come il caso della Riserva dello Zingaro, dove già cinque anni fa i danni erano stati enormi ed oggi sono aumentati di gran lunga: la storia non ha insegnato nulla a Crocetta.
La Protezione civile ha mosso rilievi al presidente della Regione, accusandolo di disorganizzazione e di non avere fatto nulla per prevenire gli incendi. Per esempio, avrebbe potuto mettere in campo tutte le risorse umane di cui la Regione dispone e che paga profumatamente, per quanto concerne dirigenti e dipendenti in organico al Corpo forestale, e a perdere per quanto riguarda gli operai stagionali.
 

Con il decreto legislativo 177 del 2016, il Corpo forestale italiano è stato incorporato nell’Arma dei Carabinieri. Un corpo già efficiente, che acquisirà ulteriore efficienza all’interno della Benemerita.
Ma la Regione siciliana non ha ritenuto con proprie leggi di trasferire i rangers siciliani, circa mille, nell’Arma dei Carabinieri. Se l’avesse fatto, avrebbe raggiunto due obiettivi: si sarebbe scaricata di un costo di circa 250 milioni e avrebbe fatto aumentare nettamente l’efficienza dei detti rangers, i quali avrebbero operato con i metodi traslati dall’Arma.
Ovviamente dall’operazione sarebbero stati esclusi gli operai forestali, di cui non si sente alcun bisogno. Infatti, essi non esistono in nessuna delle altre 19 Regioni e nelle due Province autonome.
Nessuna emergenza incendi paragonabile a quella della Sicilia è scoppiata nel bolzanese, in Trentino, in Lombardia e in Piemonte. E neanche in Emilia.

Perché la Regione non ha ritenuto di trasferire il Corpo forestale all’Arma come è avvenuto in Italia? Perché dirigenti e dipendenti regionali, avrebbero dovuto tagliare del 30% i propri compensi. Infatti, i carabinieri con pari grado e pari anzianità percepiscono all’incirca un terzo in meno dei forestali regionali.
Il discorso va esteso a tutti i dipendenti regionali che percepiscono molto di più dei colleghi delle altre Regioni e dei dipendenti statali: un privilegio da noi denunciato in questi ultimi due decenni.
Va sottolineato, inoltre, che ai privilegi, come fattore negativo, si somma l’inefficienza che trasforma le risorse impiegate in sprechi perché ad ogni euro speso non corrisponde una quota di servizio efficace.
La gestione di un’azienda pubblica, qual è la Regione, dovrebbe improntarsi ai principi costituzionali di efficienza, di efficacia, di economicità, di trasparenza, ma Crocetta e compagni non hanno letto la Costituzione e continuano per la strada perversa che ha portato la Sicilia, un’Isola meravigliosa, in queste drammatiche condizioni economiche.

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