Rifiuti, altri cinque anni gettati - QdS

Rifiuti, altri cinque anni gettati

Rosario Battiato

Rifiuti, altri cinque anni gettati

giovedì 03 Agosto 2017

Differenziata senza strutture, impianti energetici bloccati e strapotere delle discariche. Galletti: “Deficit strutturale. Nonostante gli impegni di Crocetta, senza riforma la legislatura volge al termine

PALERMO – I rifiuti siciliani sono il sistema immobile. Agli sgoccioli dell’esperienza del governo Crocetta, le principali criticità dell’era Lombardo sono ancora tutte sul tavolo in bella mostra (mancano legge di riforma e impianti di valorizzazione energetica del rifiuto), mentre gli unici timidi passi avanti, realizzati sul fronte della differenziata, hanno evidenziato i nervi scoperti di un sistema inadeguato persino a sostenere un flebile 20% di raccolta (in Italia siamo di fronte a un possente 50%). Insomma, cronaca di uno stallo annunciato che si riflette negli eventi degli ultimi giorni che, con malevole tempistica, hanno riassunto tutti i buchi che hanno costellato la gestione dei rifiuti degli ultimi anni. I nemici sono i soliti: malaffare e zone grigie della Pa, inquinamento, differenziata, assenza di impianti e onnipresenza delle discariche.
Nelle scorse settimane il sistema relativo all’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti nel Comune di Augusta è finito nel mirino della Procura della Repubblica, nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di finanza, e ci sarebbero dieci persone iscritte nel registro degli indagati. Il caso sembrerebbe inserirsi nella lunga sequenza che vede incrociarsi, da anni, malaffare e rifiuti.
Ci spostiamo ad Alcamo, in provincia di Trapani. Nei giorni scorsi un incendio ha coinvolto un deposito di rifiuti che ha sprigionato una densa nube nera. Allarme diossina da parte degli ambientalisti e preoccupazione espressa dal sindaco – due prelievi di aria sono stati effettuati dall’Arpa e si attendono gli esiti delle analisi in questi giorni – in quanto il rogo avrebbe coinvolto anche materie plastiche stoccate nell’impianto per il trattamento dei rifiuti. A rischio ci sarebbero anche i terreni circostanti, ha ricordato l’ecologista Massimo Fundarò, perché “la diossina si deposita sui terreni”. Sul fatto è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Trapani a carico di ignoti per disastro ambientale. Soltanto una decina di giorni prima, si era verificata la distruzione, sempre a causa di un incendio, di gran parte degli impianti di Kalat ambiente nel Calatino.
Fatti che si incrociano col rischio costante della saturazione delle discariche – dieci giorni fa l’allarme nel trapanese e l’accusa del sindaco di Mazara del Vallo, che ha informato anche le Procure di Marsala, Trapani e Palermo –, causato anche dai ritardi di alcuni comuni nell’implementazione della raccolta differenziata. Tuttavia, anche laddove la differenziata è partita con grande vigore, stimato al 21% il dato dall’Ufficio speciale della Regione (12,8% nel 2015, media nazionale pari a circa il 50%), l’urlo di gioia si strozza in gola.
Dalla crescita, infatti, sono emerse nuove problematiche, che, in realtà, da anni erano state sollevate da tecnici del settore. La Sicilia non ha un numero di impianti adeguato a sostenere la differenziazione dei rifiuti, ne sono testimonianza gli appelli di alcuni gestori di impianti di trattamento dell’umido che hanno dichiarato l’impossibilità di ricevere altro materiale dai Comuni. A confermarlo è stato lo stesso Salvo Cocina, direttore dell’Ufficio, che ne ha scritto in una relazione inviata all’assessore Contrafatto. Nel documento sottolineava il buon trend di crescita mensile (1,5%) con vista su quel 40% auspicato per il 2018, ma anche la scarsa qualità del sistema che vede l’immondizia separata in casa dagli abitanti e poi confusa nell’indifferenziata durante la raccolta – episodi del genere hanno riguardato almeno 50 Comuni –, e capacità di trattamento inadeguata.
In questa pioggia di problematiche quotidiane dal sapore antico, si inseriscono quei provvedimenti che da anni tengono in piedi il sistema, mentre gli strumenti di pianificazione sul lungo periodo sono ancora latitanti. L’ordinanza del dirigente generale Pirillo (passato agli Enti locali proprio dal primo di agosto) dello scorso 27 luglio ha diffuso un Piano straordinario dei conferimenti presso gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti indifferenziati prodotti nel territorio siciliano, calibrando nuovamente la quota dei conferimenti da parte dei comuni “al fine di assicurare condizioni minimali di raccolta e conferimento dei rifiuti urbani indifferenziati” e perché “occorre provvedere in merito al fine di evitare l’insorgere o, dove già presente, l’aggravarsi di emergenza igienico-sanitarie”.
Lo scorso giugno Crocetta aveva firmato, in accordo col ministro Galletti, un’intesa per estendere il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti nel territorio isolano nelle more del rientro in ordinario. Tra le richieste ministeriali anche l’atto contenente gli indirizzi per l’aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti urbani, con particolare attenzione anche alle previsioni contenute nel dpcm 10 agosto 2016 relativo alla individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento e del fabbisogno residuo mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani.
Ma di impianti non se ne parla. A maggior ragione di quei due termovalorizzatori previsti per la Sicilia dal governo nazionale, poi passati a sei di dimensioni più ridotte dopo trattativa con la Regione, che avrebbero dovuto smaltire circa 700 mila tonnellate di rifiuti all’anno a fronte di una differenziata al 65%. Sono passati tre anni dallo Sblocca Italia (Decreto Legge, testo coordinato 12/09/2014 n° 133, G.U. 11/11/2014) che all’articolo 35 definiva la politica governativa sul tema del recupero energetico dai rifiuti. Una motivazione per il ritardo l’aveva data l’assessore Contrafatto al QdS all’inizio di giugno: “l’appendice di aggiornamento del piano rifiuti, che prevede la chiusura del ciclo con la valorizzazione, è all’esame dell’assessorato Territorio e ambiente per la valutazione ambientale strategica (Vas)”. Ed è la stessa che fornisce ancora oggi, con l’intervista che ci ha rilasciato in merito. In ogni caso, dopo questo passaggio, l’aggiornamento passerà l’ufficio legislativo e legale, poi per il Cga, in giunta per l’approvazione ed infine vedrà il “decreto del presidente della Regione”. I sindacati hanno chiesto a più riprese un supercommissariamento nazionale, così come già accaduto per la depurazione, ma da Roma, per il momento, nulla si muove.
 

“Fermo in assessorato  solo una parte del Piano”
 
PALERMO – L’assessore Vania Contrafatto ha risposto alle domande del QdS in relazione ai punti più importanti dell’attuale dibattito sui rifiuti.
 
Come state cercando di risolvere l’annosa questione dei ritardi nell’impiantistica in Sicilia?
“La scorsa settimana alla presenza del Presidente, di Anci Sicilia e delle Srr abbiamo fatto una riunione nella quale si è proceduto a monitorare provincia per provincia quali sono gli impianti esistenti e funzionanti, quali esistenti da fare partire. Ai gestori abbiamo chiesto un quadro definito della situazione, per comprendere cosa manca e cosa serve al loro funzionamento. Oltre a ciò abbiamo chiesto una verifica della capienza in dettaglio nei singoli territori delle province. Dopo ciò andremo a programmare partendo da queste esigenze”.

Nei giorni scorsi la stampa regionale ha riportato il caso del Piano rifiuti fermo da un anno all’assessorato Ambiente. Come uscire da questa impasse?
“Credo sia giusto intanto precisare che all’assessorato è fermo un aggiornamento, quindi una parte, non l’intero piano rifiuti. Questo per evitare semplificazioni che possono mettere la questione sotto un riflesso meno chiaro. Manca un capitolo che riguarda la chiusura del ciclo dei rifiuti con la valorizzazione, in luogo della riconversione degli impianti esistenti che prevedeva il vecchio piano. In ogni caso stiamo predisponendo, d’intesa con il ministero dell’Ambiente, le linee guida di cui piano dovrà dotarsi dal 2018”.

Fermi anche i progetti per i termovalorizzatori, richiesti dal governo nazionale. Cosa ci possiamo aspettare su questo fronte?
“Al momento su questo fronte non ci sono fatti nuovi né novità sostanziali”.

A che punto si trova la riforma dei rifiuti e quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere in vista della chiusura della legislatura?
“La riforma è stata esitata in commissione ed è in attesa di essere esitata dall’aula. Ci aspettiamo dal parlamento una riposta adeguata e un’assunzione di responsabilità in questo scorcio finale di legislatura”.

 

“Deficit ancora strutturale” Galletti boccia la Regione
 
PALERMO – La vera notizia è che non c’è niente di nuovo nelle parole del ministro Galletti che nei giorni scorsi ha risposto a una interrogazione di Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana, sulla situazione dei rifiuti in Sicilia e, in particolare, su alcune discariche. È l’eterno appello che l’esponente del governo ha continuato a lanciare in questi anni di confronto con Crocetta e che ha prodotto gli accordi con la Regione, puntualmente disattesi, che hanno permesso di prorogare lo stato di gestione speciale dei rifiuti in attesa del rientro in ordinario.
Un “rientro in ordinario” che continua a spostarsi e che cinque anni di governo non sono serviti a garantire. Galletti ha infatti sottolineato che “la gestione dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Siciliana è stata caratterizzata, in questi anni, da uno stato emergenziale che presenta ancora oggi un deficit strutturale”. Per Palazzotto “anche sul tema dei rifiuti questi sono stati 5 anni persi” e  “che saranno pagati dai cittadini e dalle cittadine della Sicilia”.
A destare particolare stupore c’è sempre la questione della valorizzazione energetica dei rifiuti, una pretesa avanzata dal governo nazionale ormai tre anni fa e delineata in dettaglio in un decreto dello scorso anno che aveva decretato la quota di 600/700 mila tonnellate di rifiuti da valorizzare in un anno in Sicilia a fronte, però, di una raccolta differenziata pari al 65% (tre volte rispetto a quella attuale).
Questa raccolta avrebbe prodotto un’indifferenziata da 800 mila tonnellate da passare agli impianti di trattamento preliminare, con una produzione finale di 543 mila tonnellate. Altre 155 mila sarebbero arrivate dagli scarti della raccolta.

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