È bello quello che si vuole veramente - QdS

È bello quello che si vuole veramente

Carlo Alberto Tregua

È bello quello che si vuole veramente

venerdì 11 Agosto 2017
Chi non capisce che il vivere è fatto di gioie e dolori, di fatica e riposo, non ha letto Qoèlet (libro dell’Antico testamento, composto di 12 capitoli),  il quale, elencando circostanze contrapposte, ci ricorda per esempio come ci sia un tempo per la guerra e uno per la pace, uno per amare e uno per odiare, e così via.
È proprio nell’alternanza di fatti positivi e negativi che si deve capire il nocciolo del vivere bene o male. è inutile struggersi quando le cose vanno male, è inutile esaltarsi quando vanno bene. Insomma, occorre una linea di condotta equilibrata che consenta di recuperare e di rialzarsi quando si cade e di non esaltarsi quando si sale.
Ognuno di noi si pone obiettivi: vicini e lontani. Sia per chi agisce nel versante del bene, che per chi si muove in quello del male. Guai a quelle persone che vivono in perenne letargo, in una perniciosa inazione, senza impulsi e senza la voglia di fare. Molta gente non capisce la profonda differenza che c’è fra il fare e il non fare. Molta gente non capisce come affrontare e risolvere problemi gravi del vivere.
 
È bello quello che si vuole veramente. Ma non basta volerlo. Bisogna mettere in atto ogni energia che possediamo, ogni capacità di elaborazione e ogni atto, per raggiungere quello che si vuole.
Per questo bisogna essere positivi e volitivi, senza mai mancare di rispetto al prossimo, ma utilizzando le proprie risorse con intelligenza, senza sgomitare, e cercando di competere lealmente piuttosto che dare colpi bassi.
E invece molta gente è triste, il che ci ricorda un vecchio detto: non bisogna essere tristi come un taglialegna in una foresta pietrificata. Ciò significa che la tristezza è un sentimento naturale, ma che va elaborata per trasformarla in gioia, secondo la regola che ci impone di essere attivi e non passivi, di costruire e non di distruggere.
Crediamo di esprimere un’opinione abbastanza semplice e di facile comprensione. Non vediamo chi non possa concordare con essa, a meno dei nati stanchi, di cui vi è un simpatico decalogo che chiunque può prendere in internet, a meno che non faccia fatica anche a fare click.
 
Se tutti i cittadini si muovessero secondo le regole etiche, le quali impongono che ognuno dia più di quanto prende, se tutti i cittadini ambissero a costruire il proprio futuro nel lavoro, nella vita privata, nel sociale e soprattutto nell’aiuto ai bisognosi, si metterebbe in moto un processo positivo secondo il quale tutti coloro che danno, ricevono al termine di un circuito virtuoso.
Purtroppo così non è. Infatti, vi sono coloro che offrono solidarietà a parole, altri che tranquillizzano la coscienza mettendo mano al portafogli (in modo moderato), altri ancora che chiudono bocca, occhi e orecchie, e girano la testa dall’altra parte.
Più grave è la responsabilità di coloro che fanno parte di enti del Terzo settore (ora Ets, di cui al Codice introdotto dal Dlgs n.117/2017, di attuazione della Legge 106/2106).
Una responsabilità che grava anche sui cosiddetti Club service, che della solidarietà fanno un vanto in osservanza ai loro scopi. Spesso però li disattendono.

È bello quello che si vuole veramente, a condizione che sia giusto. Non può essere bello, infatti, ciò che si vuole se danneggia il prossimo, che bisogna rispettare di più di se stessi. Sembra un precetto della Bibbia, ma ricordiamo che antecedentemente alla pubblicazione della prima edizione, questo precetto già esisteva.
E poi, aggiungiamo che la Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento) utilizza ricordi di personaggi, qualche scritto in aramaico, poi tradotto in greco, poi tradotto in latino e infine nelle lingue moderne. Quanto c’è di vero in quello che vi leggiamo? Sicuramente i precetti che fanno riferimento ai valori etici di tutti i tempi, ben precedenti all’anno zero.
Quando si rispetta il prossimo, si sta sulla via del Bene. Dunque, è giusto godere con gioia degli obiettivi conseguenti che si raggiungono, anche perché si può godere della propria capacità del fare e della propria capacità del realizzare.
è anche bello vedere una cosa che funziona e che produce risultati utili agli altri e a se stessi.  Così la vita va goduta!

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