Riforma ex Province, vergognoso reset dell'Ars - QdS

Riforma ex Province, vergognoso reset dell’Ars

Raffaella Pessina

Riforma ex Province, vergognoso reset dell’Ars

sabato 12 Agosto 2017

Riscossione Sicilia: Fiumefreddo presenta esposto alla Procura di Palermo. Cancelleri: “Soluzione era immettere liquidità, non poltrone”

PALERMO – Chiude i battenti l’Assemblea regionale siciliana, i deputati vanno in ferie e i lavori riprenderanno il prossimo 6 settembre. Nel corso dell’ultima seduta il parlamento siciliano ha approvato il collegato alla finanziaria, quel documento che conteneva gli articoli stralciati dalla legge di Stabilità approvata lo scorso aprile. 58 i deputati presenti in Aula, 39 i voti favorevoli , 11 i contrari e 8 gli astenuti.
Approvata anche la riforma elettorale che introduce l’elezione diretta al posto di quella di secondo grado per i sindaci delle città metropolitane, i presidenti di Liberi Consorzi e i loro consigli. La legge elettorale è passata con un quorum appena sufficiente per la votazione. Solo 47 i presenti, 32 i voti favorevoli, 10 i contrari e 4 gli astenuti. Resta al palo invece la legge per la fusione Anas-Consorzio autostrade siciliane.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha convocato per il 5 settembre una Conferenza dei capigruppo nel corso della quale verrà deciso se esaminare la norma entro la fine della legislatura o lasciarla ai parlamentari che occuperanno gli scranni dell’Ars dopo le regionali del 5 novembre.
Tornando alla legge sulle Province, molte sono state le critiche a cominciare dal Movimento Cinquestelle: “I governi regionale e nazionale hanno tagliato i fondi alle Province, gettandole nel caos – ha dichiarato Giancarlo Cancelleri – I mancati pagamenti degli stipendi dei dipendenti, il taglio della manutenzione delle strade, delle scuole e del trasporto pubblico agli alunni disabili hanno generato l’incredibile impasse di questi anni. Un caos targato Partito Democratico. Oggi poi il Partito Democratico insieme a Forza Italia e agli altri partiti politici, invece di dare soldi all’ente, rispondono con le poltrone”.   “La soluzione era immettere liquidità negli enti intermedi non rimetterci poltrone – ha aggiunto Cancelleri – che altro non sono se non prebende della politica”.
Ma anche diversi rappresentanti del Pd non sono contenti di questa approvazione che, invece di realizzare una riforma, come sbandierato all’inizio della legislatura, ha riportato le lancette dell’orologio indietro. Filippo Panarello si è astenuto dal voto perché non ha condiviso “l’impianto della legge, in particolare su due punti che violano la norma Delrio: il voto sui sindaci Metropolitani e la mancata gratuità della carica di presidente. Abbiamo mandato un messaggio sbagliato all’opinione pubblica che chiede trasparenza e sobrietà alla politica ed alle istituzioni”. Pino Apprendi stigmatizza l’atteggiamento della Presidenza dell’Ars che “ha giudicato inammissibile un emendamento, per altro recepimento di una norma nazionale, che sancisce l’incandidabilità ed ineleggibilità dei deputati, consiglieri comunali e provinciali in caso di precedente condanna definitiva da parte della magistratura contabile. Una decisione certamente arbitraria – continua il parlamentare Pd – che, sommata alla bocciatura da parte dell’Aula della proposta di controllo delle spese delle campagne elettorali per movimenti e partiti politici, lascia l’amaro in bocca”.
Di palese violazione della norma nazionale parla l’assessore all’agricoltura Antonello Cracolici, mentre il capogruppo del Pd Alice Anselmo la definisce “uno scivolone dell’Ars”.
 
Intanto non è rimasto con le mani in mano l’ex amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo, a seguito della decisione dell’Ars di mettere in liquidazione la partecipata regionale. Fiumefreddo ha presentato un esposto-denuncia al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, chiedendo l’acquisizione del verbale e della documentazione relativi alla votazione tenutasi all’Ars nella seduta del 9 agosto scorso. “Ho chiesto, in particolare – spiega Fiumefreddo – che si accerti se non si sia consumato il delitto di falso atteso che alla votazione risultino presenti 61 deputati, ma dalla sommatoria dei voti contrari, di quelli favorevoli e degli astenuti, emerge che siano stati espressi 51 voti. Mancano 10 voti all’appello. Com’è possibile che il Presidente Ardizzone, chiamato ad assicurare la regolarità dei lavori d’Aula, non si sia accorto di nulla. La circostanza – secondo Fiumefreddo – inficia gravemente il voto ed inquieta per ciò che potrebbe celare”. “Intendo andare fino in fondo – annuncia – e perciò ho scritto anche al ministro dell’Interno perché, giusti i poteri che la legge gli assegna, vigili se in Sicilia non si sia consumata, nella fretta di consumare una vendetta, una condotta gravemente lesiva dei principi costituzionali che regolano il funzionamento dell’Ente”. Fiumefreddo ha chiesto al governatore Crocetta di impugnare la legge.

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