Il coraggioso Zuccaro ha scoperto il Vaso - QdS

Il coraggioso Zuccaro ha scoperto il Vaso

Carlo Alberto Tregua

Il coraggioso Zuccaro ha scoperto il Vaso

giovedì 17 Agosto 2017

Renzi ha invertito la rotta

Quando il Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, segnalò lo scorso mese di aprile all’Opinione pubblica che, pur non avendo indizi probanti, aveva capito il losco traffico che c’era dietro il mercimonio dei mercanti di carne, insorsero i soliti buonisti (a parole), tante parti politiche, altri benpensanti, fra cui il celebre romanziere Roberto Saviano, la Chiesa ed altri.
Molti di tali obiettori hanno fatto osservazioni in buona fede, ma tanti altri erano in malafede perché difendevano gli interessi privati che ci sono stati, e ci sono ancora, dietro i salvataggi delle Ong.
Non è un caso che la maggior parte dei traghettati sia stato portato nei porti italiani da tali organizzazioni. Come mai erano sempre puntuali agli appuntamenti dentro e fuori dalle acque territoriali libiche? E, altra domanda: con quali fonti tutte quelle navi circolavano per il Mediterraneo con costi di carburante, personale, sussistenza, manutenzione ed altri, elevatissimi? Chi ha finanziato queste Ong e chi l’ha fatto, quali interessi aveva?

Tutte domande contenute dentro il Vaso di Pandora che il coraggioso Procuratore di Catania, pur sapendo di attirarsi i rai fulminei della cosiddetta Opinione pubblica benpensante, ha tratto il dado. E aveva ragione!
Qualche critico ha detto che i procuratori devono aprire i fascicoli quando hanno indizi o prove seri, ma se si fossero comportati in questo modo, Falcone e Borsellino non avrebbero mai individuato le organizzazioni mafiose. Infatti, all’inizio di un’indagine seria vi sono sempre intuizioni serie.
Ora, il Procuratore capo di Trapani, Alfredo Morvillo, ha aperto una vera e propria inchiesta perché possiede indizi probanti e forse anche prove, di colloqui fra alcune organizzazioni Ong e trafficanti, per cui comincia ad emergere la verità su questo indegno traffico che ha fatto migliaia di morti che giacciono nei fondali del Mediterraneo.
E intanto, per questa operazione che ormai dura da anni, lo Stato ha speso oltre dieci miliardi (basta andare a controllare i Def 2015, 2016 e 2017), favorendo con queste elargizioni cooperative, associazioni private e religiose, enti del Terzo settore che sotto il volontariato nascondono il business, e tanti altri.
 

Il Viminale è stato saggio, approvando il Codice di condotta delle Ong, che consta di 13 articoli. Il dato centrale della riforma è la trasparenza imposta a chi svolge attività di pubblica utilità.
L’invasione degli immigrati senza controllo ha sollevato l’indignazione dell’Opinione pubblica italiana ed europea, a cui ha dato un contributo notevole il M5s. Per conseguenza, Renzi, che è un animale politico, ha fiutato il cambio di direzione del vento, ed è esploso in una frase significativa: “Aiutiamoli a casa loro”.
Da questo cambio di direzione, ne è scaturita la forte e meritoria azione del bravo ministro, Marco Minniti, il quale ha approntato il Codice delle Ong e le ha costrette (quasi tutte) a firmarlo, negando l’accesso ai nostri porti a quelle che ritenevano di poter fare con i soldi dei contribuenti italiani tutto quello che volevano.
Anche la Chiesa ha comunicato che l’azione umanitaria deve essere improntata a regole civili, evitando il caos che c’è stato in questi ultimi anni.

Il fatto è che nel mese di luglio l’invasione è crollata del 51%, anche per l’ottimo accordo fatto dal Governo con quello ufficiale di Tripoli, con l’invio di due mezzi navali italiani nei porti libici in funzione di addestramento della marineria locale e con il compito di riparare e mettere in esercizio i natanti libici.
I comandanti degli stessi natanti hanno avuto disposizioni di impedire le partenze dalla Libia, anche con avvertimenti convincenti.
Resta il fatto di decine di migliaia di poveretti ammassati nei campi libici. è lì che l’Onu deve intervenire con immediatezza, per portare un urgente sollievo e per stabilire un minimo di ordine in collaborazione con le autorità libiche, perché tutti coloro che sono fuggiti dall’Africa per questioni di povertà e non di guerre, ritornino nei loro Paesi.
Proprio in quei Paesi ancora poveri deve intervenire la comunità internazionale con investimenti, formazione nei mestieri,avviando il lungo e faticoso processo di civilizzazione e di crescita che ha sperimentato l’Italia del Dopoguerra sulla pelle dei propri cittadini.

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