In 5 anni solo 14 leggi per lo sviluppo economico - QdS

In 5 anni solo 14 leggi per lo sviluppo economico

Raffaella Pessina

In 5 anni solo 14 leggi per lo sviluppo economico

martedì 22 Agosto 2017

Deludente bilancio della XVI Legislatura: al 30 giugno 109 quelle approvate. Tra le riforme mancate quelle per il commercio e il turismo

PALERMO – Regole chiare e semplici per tutti, dagli orari di apertura a come gestire uno spazio commerciale piccolo e grande. Tutte modalità contenute in un disegno di legge per semplificare le attività produttive e sostenere lo sviluppo economico della Sicilia. Uno dei fiori all’occhiello del governo Crocetta che, annunciato in aula all’Ars nel 2014, dopo tre anni non è ancora legge regionale.
Il “Testo unico in materia di attività produttive, commercio e artigianato in Sicilia” è una mancata riforma che allunga l’elenco delle promesse non mantenute dalla politica.
Al 30 giugno di quest’anno sono 109 le leggi approvate all’Ars nella sedicesima legislatura (2012-2017), ma soltanto 14 di queste hanno come obiettivo regole da dare ai siciliani per la crescita economica della Regione.
Le altre, quando non riguardano l’assistenza, attengono in gran parte alla materia finanziaria e all’ordinamento istituzionale. Il 35,7% delle norme che hanno avuto il disco verde di Sala d’Ercole, (39 leggi su 109), si legge nella documentazione diffusa ad agosto in occasione della Cerimonia del Ventaglio, riguarda la finanza regionale, come leggi di stabilità, di bilancio e provvedimenti collegati.
E se l’ordinamento istituzionale appartiene all’altra categoria più numerosa (28 leggi, 25,6% delle norme), i 14 i testi approvati per lo sviluppo economico e produttivo della regione raggiungono appena il 12,8%, della produzione legislativa.
Tre leggi attengono all’agricoltura, 5 a programmi e servizi, 2 alle professioni, 2 all’industria, una ai settori ‘caccia, pesca e itticoltura’ e una al turismo. Eppure, il Testo unico delle attività produttive, abrogando le precedenti normative, avrebbe regolato interi settori dell’economia regionale secondo le modifiche introdotte dalle norme nazionali ed europee.
Giunta e deputati hanno trascorso quattro anni a Palazzo reale a pensare a questa riforma, tra abbinamenti del testo governativo alle proposte parlamentari (M5s, Pdl), cambi di assessori (Linda Vancheri tecnico della ‘rivoluzione Crocetta’ della prima ora, Mariella Lo Bello, espressione Pd), audizioni con istituzioni e associazioni. Poi il via libera al testo dalla commissione Attività produttive per l’Aula e marcia indietro della bozza, su decisione dell’Aula, per scranni deserti e diversità di vedute. Tempo impiegato senza arrivare a un risultato. Tempo perso per lo sviluppo della Sicilia.
Un’altra mancata riforma è quella del turismo. A gennaio di quest’anno il disegno di legge del governo Crocetta per i “turisti consumatori e per gli operatori siciliani” viene assegnato alla commissione Ambiente e, per i pareri, ad Affari istituzionali ed Attività produttive.
Il fine è introdurre regole chiare in una regione dove “attualmente, ci sono circa 60 norme vigenti dirette o trasversali al comparto turistico” e dove “la maggior parte di queste sono ormai obsolete”, si legge nella relazione del ddl dell’assessore Anthony Barbagallo (Pd). A rilanciare il turismo ci provano anche i parlamentari (Pd nel 2013 e M5s nel 2016), i testi vengono abbinati a quello governativo, ma si fermano in commissione Ambiente tra emendamenti e discussioni. E anche questa riforma resta un sogno di fine legislatura.

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