L'esperienza dei medici anziani testimone da passare ai giovani - QdS

L’esperienza dei medici anziani testimone da passare ai giovani

Redazione in collaborazione con Cimo

L’esperienza dei medici anziani testimone da passare ai giovani

giovedì 24 Agosto 2017

Legge Fornero da cambiare: indispensabile gestire il ricambio generazionale in corsia

Era il dicembre 2011 e la Professoressa Fornero spiegava alla TV che l’aumento dell’età pensionabile varato dal Governo avrebbe prodotto un circolo virtuoso, creando maggiore occupazione. Tutti capirono subito che sarebbe accaduto l’esatto contrario. Era del tutto evidente che bloccando l’uscita dal lavoro per tre anni, in quel periodo nessun giovane sarebbe stato assunto, e questo la Professoressa Fornero non poteva non saperlo.
La Cimo, espresse subite una posizione fortemente critica sulla riforma e per bocca dei suoi rappresentanti istituzionali parlò della Legge Fornero come di un “trattenimento coatto in servizio”, di “una nuova forma di prigionia” e di “futuri inquietanti scenari della vita in corsia per i nuovi ultrasessantenni”.
La Cimo fece anche presente che il mantenimento obbligato in servizio avrebbe inevitabilmente aggravato gli enormi problemi dei medici ospedalieri, legati all’avanzare dell’età, ai problemi fisici, alla stanchezza mentale, al calo di entusiasmo, all’insoddisfazione per la remunerazione bloccata, alla mancanza di stimoli per la progressione di carriera abolita, al timore di sempre più frequenti contenziosi legali.
Oggi, con l’attuale governo, non si vedono sbocchi per rivedere e modificare la legge Fornero in tempi brevi ed anche la proposta presentata il 30 aprile 2013 alla Camera dei Deputati dagli onorevoli Damiano e Baretta, giace abbandonata dagli stessi che l’avevano presentata. Certamente la lotta della Cimo a livello nazionale per la revisione dell’attuale riforma pensionistica continuerà in tutte le sedi preposte e con tutte le armi che il nostro sindacato potrà porre in campo, ma è chiaro che nessuna risposta si potrà ottenere prima dell’insediamento del nuovo esecutivo dopo le prossime elezioni politiche.
Nel frattempo un altro importante appuntamento elettorale si avvicina, quello delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano. La Cimo è un sindacato di categoria e pertanto, opera in nome e per conto degli iscritti ai quali risponde, e proprio in virtù di tale mandato ritiene di poter avanzare una proposta a chi (chiunque esso sia ed a qualunque formazione politica appartenga) verrà designato come prossimo assessore alla Salute in Sicilia.
La proposta è semplice: chiedere al futuro assessore di emanare una circolare o un decreto o una legge regionale che autorizzi i direttori generali ad esonerare i medici ospedalieri in servizio che hanno compiuto o superato i sessant’anni di età e che ne facciano espressa richiesta, dai turni di guardia e di reperibilità notturni.
Un tale provvedimento, rappresenterebbe una giusta opportunità per tutti quei colleghi che volessero avvalersene, oltre che rappresentare un corretto modo di gestire la grande risorsa delle Aziende sanitarie rappresentata dal Personale Medico.
I “vecchi” medici ancora in servizio vanno considerati una risorsa in termini di esperienza e di conoscenza da trasmettere ai nuovi assunti, ma se utilizzati in maniera impropria rappresentano anche un rischio. A sessant’anni i tempi di recupero dalla privazione del sonno si dilatano, la stanchezza dovuta anche ai primi acciacchi fisici si amplifica, il burn out aumenta esponenzialmente. E così, da preziosa risorsa da sfruttare per gestire al meglio la fase di transizione tra “vecchi e giovani”, questi soggetti diventano fonte di accresciuto rischio clinico, trasmettendo insicurezza ai più giovani colleghi invece che aiutarli nella loro crescita professionale.
Col perdurare dell’attuale situazione, si rischia di saltare una fase fondamentale nel ricambio generazionale, di far venir meno l’indispensabile passaggio del testimone nella staffetta tra vecchi e giovani. Sulle piste in cui si disputano le gare di atletica leggera, la corsia è delimitata da strisce bianche disegnate sul tartan, un confine che il regolamento vieta di oltrepassare, pena la squalifica. È una gara appassionante la staffetta, una corsa da fare tutta d’un fiato, dove l’entusiasmo e le grida di incitamento del pubblico crescono frazione dopo frazione, fino ad arrivare all’ultima, la più importante, quella in cui c’è spesso il veterano di mille gare che consegna il testimone al quarto compagno di gara, il più giovane e il più veloce, fermandosi a guardarne l’agile falcata, incitandolo sommessamente ad andare sempre più forte incontro al filo di lana posizionato sul traguardo, per poter alla fine esplodere in quella gioia incontenibile, liberatoria, per una vittoria che rappresenta il giusto premio ai tanti sacrifici e alle tante ore di allenamento.
Nelle corsie ospedaliere non ci sono strisce bianche dipinte sui pavimenti, ma esistono comunque regole da rispettare e limiti da non oltrepassare, che non ti insegnano nemmeno all’Università ma si apprendono col tempo e finiscono col formare quel basilare bagaglio di conoscenza e di principi etici, indispensabili per l’esercizio della professione medica. Come nelle gare di atletica, anche nella professione medica è importante avere qualcuno in grado di trasmettere la propria esperienza ai più giovani, un mentore che ti conforti nei momenti difficili e che ti sproni a dare il meglio di te stesso. Come nella staffetta che si corre sulle piste degli stadi di atletica, anche in ospedale diventa cruciale il momento del passaggio del testimone, soprattutto nell’ultima frazione, quella dove il vecchio medico ormai stanco e prossimo alla pensione, si ferma a guardare compiaciuto il giovane collega correre incontro alla sua vita e alla sua professione e in cuor suo grida “va’, corri, è il tuo momento, non fermarti, io il mio l’ho già fatto, adesso tocca a te”.
Privare i medici e gli ospedali siciliani di questa rilevante opportunità sarebbe sbagliato e il rischio è quello di compromettere la formazione di giovani medici magari preparatissimi ma privi dell’indispensabile esperienza necessaria a gestire al meglio le enormi potenziali risorse di cui sono portatori. È quindi fondamentale garantire la gradualità del passaggio generazionale senza trasformarlo in salto generazionale creando quindi un vuoto difficile da recuperare e da colmare.
Spetta alla politica recepire le istanze del sindacato e di una categoria che viene sempre più spesso bistrattata e comoda soltanto per fare da capro espiatorio da additare all’opinione pubblica per giustificare le disfunzioni della sanità pubblica.
Invece di cercare di addossare tutte le responsabilità delle inefficienze sui medici, la politica ha il preciso dovere di ascoltare le proposte degli attori del sistema sanitario, di chi lo vive nel quotidiano, di chi ne conosce a menadito limiti e possibilità di miglioramento. La nostra proposta non vuole avere pretesa di panacea, sicuramente ne andranno aggiunte altre, ma è altrettanto certo che il ricambio generazionale dopo anni di blocco delle assunzioni va gestito e non abbandonato al proprio destino. Attendiamo adesso che la politica faccia finalmente la propria parte.

Giuseppe Riccardo Spampinato
Segretario Regionale Cimo

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